Lucaweb Posted July 20, 2008 Posted July 20, 2008 di Massimo Turconi Un raggio di sole, prima o poi, arriva sempre. Pronto a illuminare una stagione che sembra fatta apposta per essere buttata nella “munnezza”. Il raggio di sole avrà gli occhi, lo sguardo dolce e il sorriso di Martina, la bimba che tra pochi giorni allieterà i giorni, e ci auguriamo anche le notti di Giacomo Galanda. Arriverà, dunque, un momento di felicità giusto, doveroso, meritato per il giocatore più rappresentativo della Cimberio. Uno che, lo sappiamo, ha sofferto per una stagione maledetta, la prima perdente della sua già lunga, inimitabile e ricca carriera. Uno che, oltre a cavalcare con rabbia l’onda dei risultati negativi, si è macerato soprattutto nell’impossibile, frustrante, tentativo di tenere insieme i cocci di un vaso andato presto in frantumi. «Troppo presto – ci corregge Galanda -. Essere tagliati fuori da tutti i giochi e condannati a un triste destino già alla fine di gennaio ha costituito l’aspetto più brutto, triste e insopportabile della nostra annata. Da un certo punto in avanti andare in palestra a lavorare è stato molto pesante ma in tutto ciò ho provato conforto nel vedere alcuni miei compagni che, come me, non hanno mai mollato. Non ci siamo mai lasciati catturare da un atteggiamento negativo o, peggio, disfattista, che pure sarebbe stato giustificabile. Lo “zoccolo duro” ha sempre fatto il suo dovere e, credo, il pubblico di Varese ha visto, “sentito” e apprezzato questo nostro comportamento». - Quando è iniziata l’annata insopportabile? «Direi da subito perché tra infortuni, assenze, giocatori annunciati e arrivati in ritardo, partite perse male e di pochi punti, scivoloni pesanti e clamorosi e una situazione tecnica non proprio facile da gestire, si è capito in fretta che sarebbe stato un anno duro». - Qual è il riferimento alla situazione tecnica? «Mi rifaccio alla presenza di Veljko Mrsic il quale, poveretto, ha pagato fino in fondo, e noi con lui, i noti problemi legati al tesseramento. Mrsic, che in settimana ha sempre lavorato molto bene sotto il profilo dell’intensità, delle idee, dell’atteggiamento, la domenica era costretto a svolgere un compito infinitamente più ridotto. Quasi marginale rispetto alla sua reale importanza. La sua figura di allenatore dimezzato ci è costata parecchio sia in termini di classifica, sia per ciò che riguarda la sua e la nostra credibilità. Con Veljko, costretto a stare seduto in panchina, è mancata sia la comunicazione con i giocatori in campo, sia quella, determinante, con gli arbitri. Un “fondamentale”, quest’ultimo, decisivo nel bagaglio di ogni allenatore e coach Ettore Messina, che anche su quest’aspetto ha costruito la sua carriera, ne è l’esempio più vistoso». - Lei comunque “salva” coach Mrsic dal naufragio stagionale... «Certo che sì perché – continua Giacomo -, con lui ci siamo allenati sempre bene, anche se in condizioni di oggettiva difficoltà perché la squadra era incompleta, con diverse magagne tecniche e anche sfortunata. Basta ripensare all’infortunio di Mate Skelin per comprendere come Mrsic sia stato massacrato dalla dea bendata. Dal mio punto di vista non ho mai identificato la scelta di Veljko come un “errore” e, piuttosto, gli sbagli commessi sono stati altri». - Ad esempio ? «La frenesia nel voler cambiare ripetutamente e a tutti i costi gli assetti di un gruppo che, forse, avrebbe avuto bisogno solo di lavorare di più insieme. La logica della “porta girevole”, oltre a destabilizzare tecnicamente la squadra che, ogni volta, deve ripartire da capo, permette di scaricare le colpe, demotivare gli uomini e spingerli a trovare degli alibi. Ovvero tutto quello che, giorno dopo giorno, è successo a noi». - A proposito di cambi: Tierre Brown arrivò a Varese portandosi appresso il poco simpatico appellativo di “cancro” dello spogliatoio dell’Eldo Napoli. Qual è il suo giudizio al riguardo del play USA? «In una stagione come la nostra non è giusto puntare il dito solo su un giocatore ma di sicuro posso dire che le “metastasi” di Brown si sono purtroppo infiltrate anche nel nostro tessuto, nel momento cruciale della stagione lui si è chiamato fuori, peggiorando costantemente attitudine e comportamento durante la settimana. Forse, ripeto, non è stato l’unico, ma il fatto di essere in buona compagnia non costituisce un’attenuante». - Marcus Melvin, suo “avversario” nel ruolo, ben considerarto dal club e da molti all’inizio, è parso invece un atleta molto scarso. « Marcus merita tutto il mio e il nostro rispetto perché, a differenza di Brown, si è sempre allenato con grande impegno, forte volontà e anche in condizioni fisiche che, invece, avrebbero consigliato il riposo. Credo che Marcus - osserva Galanda - abbia pagato la concorrenza nel ruolo di “4”, i diversi acciacchi che lo hanno martoriato ma soprattutto il salto in una categoria che richiede doti atletiche diverse». - Come archivia, invece, il suo campionato? «Penso che sia stata una stagione positiva sotto il profilo personale, con buone statistiche e, in generale, numeri apprezzabili. Ma nessuna cifra potrà cancellare la “macchia” di una retrocessione e nessuna percentuale, per quanto positiva, sarà mai in grado di farmi dimenticare il disagio provato in tante, troppe serate domenicali e le notti passate insonni a smaltire rabbia e delusione». - Quali sono i suoi programmi e desideri per il futuro? «In questo momento posso solo dirvi che non ci sono movimenti né verso Varese, nè verso altre piazze. C’è un clima decisamente immobile e, immagino, come sempre, il “ballo” si scatenerà dopo la fine dei playoff. Tuttavia il mio pensiero al riguardo è noto: ho un accordo con la Pallacanestro Varese che confermerò se esisteranno le condizioni per farlo. Quindi se, come spero e credo, si darà vita a un progetto serio, allestendo una squadra competitiva, non ho motivo di abbandonare la scena biancorossa, semplicemente non si trova sotto i grandi riflettori. Nella mia carriera ho sempre voluto avere davanti a me tutte le carte, come ogni offerta per poterla valutare con attenzione, quindi - conclude Galanda - per scegliere nel modo equilibrato, serio e migliore per me e la mia famiglia». Vescovi nel frattempo lo conta tra i biancorossi della prossima stagione, Galanda si vuol riservare un piccolo spazio di assenso o dissenso almeno prima di conoscere allenatore e progetto.
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