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Galanda sì, Galanda no? Basta che si decida


Lucaweb

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di GIANCARLO PIGIONATTI

Cadono le vecchie fortezze, non più tali per l’usura del tempo. Inesorabile e

inevitabile l’addio a Sandro De Pol cui, da pezzo grosso qual è, anche per il

suo compenso, è impossibile fare un passo indietro in una piazza che,

giustamente, lo venera come un grande. Meglio un addio sofferto, a giudicare

dallo stato d’animo di Cecco Vescovi che, l’altro giorno, gli ha comunicato la

decisione di Varese, che cento, mille pensieri.Come invece ne frullano nella

testa dei dirigenti e di Pillastrini per Giacomo Galanda che sta tenendo un po’

sulla corda la società, la quale, da un suo pronunciamento netto e chiaro, può

darsi una mossa giusta per chiudere i suoi lavori di ricostruzione. Sennò

potrebbe anche restare incartata, come accadde l’estate scorsa inseguendo

inutilmente Holland. Galanda sì, Galanda no? La Pall. Varese s’interroga o

meglio attende impaziente per capire su quale tipo d’americano puntare, dovendo

spillare bene l’ultimo visto extracomunitario, dopo quello speso per il buon

Childress (già preso), da calare in un determinato ruolo stando a precise

caratteristiche. Crediamo che Pillastrini e Vescovi puntino sull’idea di un

lungo di spessore, quindi più attenti a un atleta esplosivo in avvicinamento a

canestro che a un centrone, almeno di cittadinanza americana, naturalmente con

Galanda in maglia Cimberio. Ogni giorno, si osserva, è buono per trarre il

dado, facendo gli scongiuri affinché non ci scappi una di quelle famose novele

del passato. Ricordate Pozzecco e Meneghin? E potremmo continuare.

Confidiamo allora nella serietà, sin qui ineccepibile, di Galanda per udire a

pieni giri il "motorone" biancorosso su strade maestre. In ogni caso, è nostra

opinione, un pivottone di buon comando ci vuole per non dover rimpiangere, come

spesso è accaduto, la mancanza di un asse classico play-centro, fosse solo per

alcuni periodi d’una gara. Non ci va di insegnare al "gatto" Pillastrini come

arrampicarsi ma, per intenderci, uno come Zanus Fortes, quello ovviamente di

qualche anno fa, sarebbe l’ideale. Un lungo, che già s’aggiunge nel roster, è

il giovane varesino Martinoni, mancando in zona la risposta di Galanda e l’

ingaggio di un americano o comunitario, di classe o d’area, staremo a vedere.

Nell’uno o nell’altro caso, insistiamo, un pivottazzo non può mancare. Resta da

centrare, tra gli esterni, un ometto con punti nelle mani, che sia uno

specialista al tiro o no, chi se ne frega, occorrono canestri, visto che, sino

a nuova prova, i pur apprezzabili Passera e Boscagin sono come quei reduci del

Vietnam, bastonati e sconfitti. Certo, la LegAdue è una realtà diversa,

dovrebbe esaltarli ma non sia mai detto che un cambio di categoria sia così

sintomatico di rendimento, al di là di un potenziale promettente. Così non

sempre si possono ricalcare in nuove e diverse realtà giocatori già preziosi in

passato, cambiano squadre, compagni, piazze e passano gli anni.Le formine

funzionano sulla sabbia, non fa differenza se nella Riviera Adriatica o in

Versilia: la sabbia è sabbia, un cavalluccio marino non tradisce la forma, anzi

la formina. Ma, fortunatamente, ci fidiamo di Vescovi che ha ben scelto

Pillastrini, quindi del tecnico che ha costruito le fortune sue e delle proprie

squadre anche sulla penetrante e totale conoscenza dei giocatori che ha scelto

e che ha guidato. Ma non sia mai da scartare una qualsiasi e possibile

variabile, basta che non sia impazzita, come le miserabili scommesse della

scorsa stagione.

Il progetto di Varese va bene ma, se si vince subito. è meglio.

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