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Alphonso Ford


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"Se ne è andato il Principe Sorridente".

(dal sito del Peristeri, 4 settembre 2004)

Quando le parole non sono abbastanza per esprimere il dolore, quando il sorriso si congela, quando le parole perdono il loro significato. Chi credeva che Alphonso Ford, l'americano con il temperamento mediterraneo e la serieta' ellenica, il giocatore con il sorriso piu' splendente, il Nostro Principe, non e' piu' con noi. A 33 anni se ne e' andato tanto violentemente, tanto velocemente, nello stesso modo con cui superava i suoi avversari.

La vita non gli ha mai sorriso. Lui sorrideva sempre. All'eta di 26 anni sono iniziati i suoi problemi ematici. Da allora non ha mai smesso per un momento di combatterli. Controlli continui, ma sembrava fosse iniziato il conto alla rovescia. Anch'egli, come se lo sapesse, ha compiuto tutto a una velocita' incredibile.

Portava in alto le squadre per cui giocava, le conduceva in maniera personale e solitaria. Prendeva l'avversario come se fosse invincibile. "Quando fa il primo passo, quando si eleva, e' cosi' potente che sembra poter distruggere la palla" diceva di lui Argyris Pedoulakis. "Andava a canestro in qualunque modo". "Quando gli guardi le mani e gli occhi, lui ha gia' fatto canestro" diceva il suo agente Nikos Lotsos. Quando si lamentava con gli arbitri si dice che vedeva in loro l'ingiustizia a cui l'aveva messo di fronte la vita...

Alphonso, "Al", era amato da tutti. Lo meritava. Era una persona che ovunque si trovasse, qualunque cosa facesse, non passava inosservata. Aveva la sua maniera per rendere felici i suoi amici e sostenitori e rendere... tristi i suoi avversari. Ora piangono tutti i suoi amici, perche' nella vita - fuori dal parquet - di avversari non ne aveva.

Non lo dimenticheremo mai. Abbiamo vissuto insieme due anni, ma sono stati cosi' intensi, cosi' significativi, da apparire come una vita intera...

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Le parole di Kostas Sotiriou...

La morte è un mistero, che un giorno tutti risolveremo. Il punto e’ “quanto saremo pronti al momento del grande incontro?”. Alphonso Ford era pronto ad affrontare questa dura prova e quando due anni fa minacciava di lasciare il basket, forse aveva intuito la fine. Noi lo ricorderemo per sempre…

Dieci giorni fa ho trovato il coraggio di chiamare a casa sua. Alzò il telefono una signora (probabilmente una parente, la moglie trascorreva le notti in ospedale) e con voce tremante mi disse che le cose non stavano andando bene. In quel momento mi sono sentito rabbrividire.

Avevo già avuto una brutta esperienza con la leucemia e con quanto spietata sia questa malattia. La mia ragazza, Konstantina, aveva 20 anni, avevamo appena finito la scuola. Allora mi sono detto tra me e me… Al se ne va. Un cancro bastardo uccideva la fiera. Così semplicemente, senza spiegazioni.

E’ un peccato, amico, fuggire così da noi, senza avere il tempo di salutarti. La mia tastiera è ora inondata di lacrime, perché abbiamo pianto molto sia io, sia Papamakarios, sia Kritikos, sia gli altri ragazzi. Anche i tuoi avversari, che hai trattato come marionette sul parquet, hanno pianto per te. Alcuni che talvolta avevano osato asserire che tu giocassi dopato, con i farmaci di cui facevi uso necessariamente.

Che sapessero che sette anni fa, all’età di 26, avevi iniziato a perdere la battaglia? Che sapessero che il tuo problema con il tuo sangue era molto più grave di una quarantina di punti o di un risultato amaro? Una vittoria o una sconfitta. Ora lo hanno scoperto e chiedono perdono a Dio. Lo hanno imparato e lo abbiamo imparato tutti. Il problema era grave, e anche se la voce circolava sembra impensabile fosse la verità.

Tu sapevi però, avevi percepito la fine e alcune precise cose che avevi rabbiosamente detto ora si sono rivelate come profezia, Diavolo! Sapevi che ti attendeva il destino e semplicemente aspettavi il momento in cui la Morte ti avrebbe chiamato a sé, per guadare insieme il fiume.

”Non giocherò più a basket. Via, fine, questo è tutto. Mi ritiro!” mi avevi confessato nell’inverno 2002, prima di una partita tra Panathinaikos e Siena all’Holiday Inn. “Assolutamente no”, dissi io, ma continuavi ripetendo che alla fine della stagione avresti appeso le scarpe al chiodo, per dedicarti alla pesca nel Mississippi, la tua terra. Lontano dall’angoscia delle partite, lontano dalla pressione che condizionava gli altri, ma mai te. Volevi staccarti da tutto, “to stay away from shit”, come dicesti allora, ma solo tu potevi conoscere il tuo destino.

La tua follia per il basket era più forte e successivamente due mesi dopo firmasti per la Scavolini, nonostante allora tu volessi fortemente giocare nel Panathinaikos ed essere allenato da Obradovic, mi dicesti al telefono. Una verità che non è mai divenuta realtà. Per la metà dei soldi saresti rientrato ad Atene e io so cosa significava per te il denaro:

NIENTE! A lettere maiuscole. Come lo leggete! NIENTE! Ricevette 1.200.000 euro da Siena, più o meno lo stesso dalla Scavolini, forse un po’ meno. “E quindi? Sappi che nel Mississippi non so che fare di questi soldi. La casa più costosa costa 200mila dollari, e non parliamo di una casa semplice, ma di una villa. Per quello che riguarda la macchina? Ho preferito una Escalade e non la Mercedes 600 che sognavo. Perché se fossi andato per strada con una simile macchina mi avrebbero per un pappone o un mafioso. Qui dove mi trovo, tutti questi soldi non servono” mi aveva confessato, e mi fece pensare.

Ma la vita é ingiusta. E’ caduto il ragazzo migliore. I punti, le statistiche e i record personali non sono sufficienti a descrivere il carisma del suo carattere. Non possono descriverlo come persona. Perché pochi conoscevano Al. Non lasciava nessuno fuori dalla porta di casa. Non è un caso che molti suoi compagni adorassero prima la persona e poi il giocatore Ford.

Il suo grande amore era il Peristeri. Anche in altre squadre aveva avuto amicizie, ma al Peristeri avrebbe giocato anche gratis. Al Papagou e allo Sporting divenne semplicemente conosciuto, onorando il contratto fino all’ultimo centesimo del contratto. All’Olympiakos sognava di giocare, ma se ne è se è andato ferito dalla nota storia con Subotic. In Italia ha trascorso due stagioni serene, adorato sia a Siena sia a Pesaro. Dall’alto, dove ora si trova ora, si ricorderà con più cuore del Peristeri, di Papamakarios, Pelekanos, Tsartsaris, Kritikos, di coach Pedoulakis: il suo secondo padre, come lo chiamava.

Dicevamo che i 1.200.000 euro della Montepaschi non significavano niente. Semplicemente, deve essere ammirato anche da altri tifosi. E lo ricordino come uno degli scorer più carismatici, quello che se voleva segnarti un canestro, te lo segnava, senza innervosirsi e sempre con il sorriso del killer. Solo con Radja arrivò alle mani, perché il croato colpì Pelekanos in una partita tra Olympiakos e Peristeri, e Pelekanos era il suo pulcino. Molto difficilmente poteva succedere qualcosa o qualcuno poteva farlo uscire di testa. O lo mettesse KO, almeno senza combattere.

Solo un avversario ce l’ha fatta. La morte non fa eccezioni. Punisce persone sbagliate, quelle che non hanno colpa di niente. Quelli che non hanno mai fatto niente di male, anzi, combattono perché la loro famiglia possa condurre una vita serena. Lavorando duramente, avendo sempre la parola giusta sulle labbra.

Amico, te ne sei andato da noi a 33 anni. Lo dicevi e lo hai fatto. Hai lasciato i parquet, ma non lascerai mai i nostri cuori. Sarai sempre il solo e unico Al. L’amico, il “campione”, anche se non hai mai vinto un campionato. I titoli che hai vinto, però, sono dentro di noi e valgono di più. Buon Viaggio, e al prossimo incontro. “Later”, come dicevi sempre. Stai bene amico, e abbi cura di te, ovunque tu sia. Ti ringraziamo di tutto…

Questo disse Federico Buffa non più tardi di un anno fa.

Alphonso parlava poco, e quando lo faceva la sua voce era profonda e sommessa come quella degli antichi Bluesmen nati attorno al delta del Missisipi come lui.

Se mai siete stati da quelle parti difficilmente non avrete provato la netta sensazione che tutto inizi e tutto finisca col grande fiume.

In campo per lui parlava il segno incisivo ed elegante della sua straordinaria pallacanestro.

Sasha Djordjevic, il più slavo tra gli slavi, e come tale non particolarmente propenso verso gli afroamericani, lo rispettava come se Alphonso fosse nato sulle rive del Danubio, e non su quelle del grande padre Missisipi...

Alphonso sapeva, per questo giocava ogni partita come fosse l'ultima. Una sera, a cena, dopo aver letteralmente vivisezionato una buona squadra europea, prendendo tra l'altro, negli ultimi 10 minuti, una serie di linee di fondo impressionanti per un uomo della sua stazza, si stava lamentando - sommessamente come al solito - di quanto fosse più grande il diamtero del pallone di Eurolega rispetto a quello del campionato, troncò improvvisamente la frase "man, I am tired", sono stanco...

Di fianco al bicchiere d'acqua le solite pastiglie, quelle che dovevano lenire il dolore e mantenere la speranza.

Infatti aveva deciso di smettere, d'estate non toccava palla, andava a stanare il pesce nei rivoli del grande fiume che conosceva solo lui e faceva beneficenza, e Dio solo sa di quanta ce ne sia bisogno da quelle parti.

Non sie era lasciato particolarmente bene con Siena, la sua ultima squadra italiana, quando tramite il suo agente greco gli arrivò l'offerta della Scavolini era già in corso una delle tremende, interminabili, umidissime estati del Missisipi.

Tentennò... Poi disse sì.

Alphonso sapeva che quella sarebbe stata la sua ultima squadra e una delle sue ultime stagione visto che prima o poi, più prima che poi, avrebbe dovuto farsi regalare dal grande fiume l'ultimo abbraccio.

Proprio per questo fu la sua stagione più bella di sempre.

ovunque tu sia, graziePuma.

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Ricordo un Andrea Meneghin con le braccia alzate al cielo e la testa ciondolante dopo un'ennesimo canestro preso in faccia da Ford.

Ricordo anche che in quei periodi se il Menego non voleva farti passare, non passavi.

Quel giorno apparecchio' la tavola a casa Meneghin.

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Ricordo un Andrea Meneghin con le braccia alzate al cielo e la testa ciondolante dopo un'ennesimo canestro preso in faccia da Ford.

Ricordo anche che in quei periodi se il Menego non voleva farti passare, non passavi.

Quel giorno apparecchio' la tavola a casa Meneghin.

A memoria mia, correggetemi se sbaglio, ho visto solo Manu Ginobili riservare un "trattamento simile" al Menego.

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A memoria mia, correggetemi se sbaglio, ho visto solo Manu Ginobili riservare un "trattamento simile" al Menego.

con la maglia di reggio calabria.

andrea meneghin* (allenato da bianchini, asterisco d'obbligo...) infilzato a dx e sx nei playoff del 2000

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con la maglia di reggio calabria.

andrea meneghin* (allenato da bianchini, asterisco d'obbligo...) infilzato a dx e sx nei playoff del 2000

E anche su "allenato" ci andrebbero 2-3 asterischi. :hyper:

Cmq, seriamente, non lo ricordo in simile difficoltà contro altri giocatori, nemmeno davanti a Henry Williams, il Myers dei tempi migliori o le squadre incontrate nelle coppe europee.

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A memoria mia, correggetemi se sbaglio, ho visto solo Manu Ginobili riservare un "trattamento simile" al Menego.

anche perchè quando incontrò Phonso, il Menego era già in mezzo ai suoi guai con l'anca.

Cmq, seriamente, non lo ricordo in simile difficoltà contro altri giocatori, nemmeno davanti a Henry Williams, il Myers dei tempi migliori o le squadre incontrate nelle coppe europee.

caratura diversa degli avversari: al netto della caviglia, Manu è (o è stato) uno dei dieci attaccanti più immarcabili del mondo.

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E anche su "allenato" ci andrebbero 2-3 asterischi. :hyper:

Cmq, seriamente, non lo ricordo in simile difficoltà contro altri giocatori, nemmeno davanti a Henry Williams, il Myers dei tempi migliori o le squadre incontrate nelle coppe europee.

bisogna vedere il momento storico.

in questo preciso momento (2.15 del 4 settembre 2008) meneghin batterebbe manu ginobili 1c1

e forse anche io gli darei del filo da torcere...

fra qualche giorno, quando manu ritornerà a camminare e a correre, ci saranno nuovi equilibri :hyper:

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A memoria mia, correggetemi se sbaglio, ho visto solo Manu Ginobili riservare un "trattamento simile" al Menego.

Aggiungerei Oded Katash, in quel Roosters-Maccabi che resta una delle partite più belle mai viste dal vivo nella mia carriera di spettatore. E, quella sera, il Menego era VERAMENTE IL MENEGO. Quando Manu lo strapazzò, era già ampiamente un altro giocatore.

P.S.: Per rispetto per Ford, Ginobili e Katash, gradirei evitaste di fare paragoni con Myers. Transeat quanto a Henry Williams, ma il portabandiera di Sidney proprio....

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(...)

P.S.: Per rispetto per Ford, Ginobili e Katash, gradirei evitaste di fare paragoni con Myers. Transeat quanto a Henry Williams, ma il portabandiera di Sidney proprio....

Per rispetto per Ford evita per favore tu di dire simili cose...

Bye,

Mau

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Sapendo a posteriori della leucemia che ha bersagliato gli ultimi anni di Ford giocatore, mi viene la pelle d'oca a pensare cosa

poteva essere un Ford perfettamente sano.

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Oggi Vi voglio emotivi.

L'annuncio shock

Durante l'estate a Ford viene proposto un rinnovo del contratto con Pesaro al quale il giocatore non risponde immediatamente lasciando sospettare contatti con altre squadre.

Il 26 agosto 2004, invece, Ford, che aveva appena siglato il contratto, sciocca la pallacanestro italiana con una commovente lettera alla società ed ai tifosi:

« Cari amici, sono nella sfortunata posizione di dover annunciare che non sarò in grado di disputare la stagione 2004-2005 con la Scavolini. Purtroppo le mie condizioni di salute non mi consentono più, a questo punto, di competere come un atleta professionista. In questo momento sono veramente grato a tutti voi e a tutti gli allenatori, compagni di squadra, tifosi, arbitri e dirigenti che, nel corso di tutti questi anni, mi hanno dato l'opportunità di competere nello sport che ho amato di più. Per quanto riguarda il mio club, la Scavolini Pesaro voglio di cuore ringraziare ogni persona dell'organizzazione, i miei compagni di squadra, i miei allenatori e i nostri grandi tifosi. Voglio che ognuno di voi continui ad avere fede. Siate forti e combattete duro. Il mio cuore sarà sempre con tutti voi. »

(Alphonso Ford)

Nel 1997 gli era stata diagnosticata la leucemia, che non gli ha impedito di giocare per ben sette anni ai massimi livelli europei, diventando un idolo per molte tifoserie diverse. Alphonso Ford muore solo 9 giorni dopo quella lettera.

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Per rispetto per Ford evita per favore tu di dire simili cose...

Bye,

Mau

Non ho capito. Il mio appello dipendeva da quanto di seguito trascrivo:

Cmq, seriamente, non lo ricordo in simile difficoltà contro altri giocatori, nemmeno davanti a Henry Williams, il Myers dei tempi migliori o le squadre incontrate nelle coppe europee.
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silver ti odio.

sono abbastanza emotivo?

Ok, così Vi voglio.

Meglio così che troppo buonisti oppure troppo avvezzi alle porcherie che ci investono giornalmente causando poche reazioni causa abitudine allo schifo.

Ford è stato un grandissimo giocatore ed Uomo.

Lo avevo soprannominato Pantera, senza sapere che gli avevano già affibbiato il nick di Puma: movimenti felpati, mano fatata, poesia in movimento di un atleta di 98Kg che si esprimeva con la grazia di un ginnasta che si dedica all'artistica.

Mi premeva ricordare il Grande Fonzie, senza che cadesse nel dimenticatoio, senza scordarci della sofferenza nel Suo caso spesso associata all'amore per il Basket ed alla gioia, seppur effimera.

Addio, Fonzie.

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Oggi Vi voglio emotivi.

L'annuncio shock

Durante l'estate a Ford viene proposto un rinnovo del contratto con Pesaro al quale il giocatore non risponde immediatamente lasciando sospettare contatti con altre squadre.

Il 26 agosto 2004, invece, Ford, che aveva appena siglato il contratto, sciocca la pallacanestro italiana con una commovente lettera alla società ed ai tifosi:

« Cari amici, sono nella sfortunata posizione di dover annunciare che non sarò in grado di disputare la stagione 2004-2005 con la Scavolini. Purtroppo le mie condizioni di salute non mi consentono più, a questo punto, di competere come un atleta professionista. In questo momento sono veramente grato a tutti voi e a tutti gli allenatori, compagni di squadra, tifosi, arbitri e dirigenti che, nel corso di tutti questi anni, mi hanno dato l'opportunità di competere nello sport che ho amato di più. Per quanto riguarda il mio club, la Scavolini Pesaro voglio di cuore ringraziare ogni persona dell'organizzazione, i miei compagni di squadra, i miei allenatori e i nostri grandi tifosi. Voglio che ognuno di voi continui ad avere fede. Siate forti e combattete duro. Il mio cuore sarà sempre con tutti voi. »

(Alphonso Ford)

Nel 1997 gli era stata diagnosticata la leucemia, che non gli ha impedito di giocare per ben sette anni ai massimi livelli europei, diventando un idolo per molte tifoserie diverse. Alphonso Ford muore solo 9 giorni dopo quella lettera.

basta!!! :rolleyes: :rolleyes: :lol:

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Non ho capito. Il mio appello dipendeva da quanto di seguito trascrivo:

E io parlavo di questo:

(...)

P.S.: Per rispetto per Ford, Ginobili e Katash, gradirei evitaste di fare paragoni con Myers. Transeat quanto a Henry Williams, ma il portabandiera di Sidney proprio....

Le tue personali antipatie stanno meglio fuori da questo 3AD; per quanto ne puoi sapere tu Ford poteva essere il migliore amico di Myers. E Myers il suo migliore amico..

E nessuno si permetta di dirmi di chi parlare o non parlare,

Bye,

mau

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E io parlavo di questo:

Le tue personali antipatie stanno meglio fuori da questo 3AD; per quanto ne puoi sapere tu Ford poteva essere il migliore amico di Myers. E Myers il suo migliore amico..

E nessuno si permetta di dirmi di chi parlare o non parlare,

Bye,

mau

Mutande strette?

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