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Il baby Martinoni:"Vivo un sogno e ne voglio altri"


Lucaweb

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di Francesco Caielli

Ragazzo di poche parole, Nicolò Martinoni: idee chiare, tanta voglia di far vedere quello che sa fare, e tanta fatica a nascondere l'emozione di chi sta per giocare con la maglia della sua città. Per uno come lui, cresciuto sulle gradinate di Masnago a fare il tifo per Varese, indossare i colori biancorossi significa il coronamento di un sogno, il completamento di un cammino, l'inizio di un'avventura. Martinoni testimonia la validità di un progetto che è insieme un'assicurazione sul futuro e un ritorno al passato: squadre costruite mescolando esperienza e gioventù, talento e attributi, arricchendo il tutto con tanta varesinità.

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Nato a Varese, cresciuto cestisticamente nella Robur et Fides, due anni fa Martinoni scelse di andarsene: alla possibilità di passare subito alla Pallacanestro Varese preferì le offerte della Benetton Treviso. Gianni Chiapparo la definì «una sconfitta personale», e in effetti è singolare stare qui a parlare di un ragazzo nato e cresciuto a casa nostra, per il quale la società di via Sanvito ora deve pagare un prestito biennale. Realtà figlia di un basket che cambia, o forse delle scelte scellerate degli anni passati, incapaci di trattenere i nostri ragazzi migliori.

«Non vedo l'ora di mettermi alla prova, di mostrare a me stesso e agli altri quello che so fare». Morde il freno, il giovane Nicolò: con tutta la voglia di spaccare il mondo che ogni ragazzo di 19 anni dovrebbe avere: «È il mio primo anno da senior - continua - e so che nella prossima stagione mi giocherò molto».

Ecco finalmente la maglia biancorossa. Un sogno che si realizza?

Sicuramente è una cosa alla quale ho pensato a lungo: fin da ragazzino, e poi quando ho iniziato a giocare seriamente, perché la Pallacanestro Varese è sempre stata la mia squadra, quella per cui ho fatto il tifo.

Facciamo un salto all'indietro: due anni fa la scelta di andare a Treviso. Perché?

Ci tengo a dire una cosa: quella di andare alla Benetton è stata una mia scelta precisa, ponderata, presa in totale autonomia e serenità. Non sono affatto pentito, e se dovessi tornare indietro rifarei la stessa cosa. Decisi di andare alla Benetton anziché passare alla Pallacanestro Varese perché a Treviso avrei trovato l'ambiente migliore per la mia crescita tecnica e soprattutto fisica: la Benetton mi offriva possibilità che Varese non era in grado di garantirmi.

maturato

Due anni a Treviso: che esperienza è stata?

Ho detto che non sono affatto pentito della scelta proprio perché alla Benetton sono stato davvero benissimo. Soprattutto l'ultima stagione, nella quale ho avuto la possibilità di lavorare quotidianamente con il gruppo della prima squadra, è stata fondamentale.

Poi, quest'estate, le prime voci di un ritorno a Varese: com'è andata?

Sapevo che a Treviso avrei avuto poco spazio: mentre da tifoso seguivo con la morte nel cuore la stagione della Cimberio che retrocedeva, sotto sotto pensavo che una Varese in LegaDue sarebbe stata la soluzione perfetta per me. Nessuno ancora mi aveva chiamato, ma io già pensavo a tornare a casa, per giocare.

In tanti anni da tifoso al Lino Oldrini, quale è stato il suo giocatore preferito?

So che adesso mi accuserete di essere un ?lecchino?, ma io non ho alcun dubbio: Cecco Vescovi (nella foto piccola). Non ho mai visto un giocatore della sua classe e del suo talento: ho avuto la fortuna di giocare con lui per un anno alla Robur, e ora sono onorato di ritrovarlo come general manager.

Un messaggio ai tifosi?

Non ce n'è bisogno: il pubblico di Varese è il migliore d'Italia, non abbandonerà la squadra, anzi. Credo che saprà apprezzare il nostro progetto, fatto di giovani e di gente legata alla maglia. Non promettiamo nulla, ma è chiaro che il sogno è quello di riportare questa squadra dove merita di stare: in A1.

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