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La giustizia è... una Varese ci spera


Lucaweb

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di GIANCARLO PIGIONATTI

Serie A più vicina o più lontana? O meglio Varese potrà tornare a giro di valzer nel grande basket o dovrà adeguarsi a una scomoda realtà, come quella di LegAdue? Sono interrogativi oggettivi, al di là di scongiuri e speranze di giustizia da parte del club biancorosso e della sua piazza, più appassionata e calorosa di quella di Napoli. Già, il club partenopeo, accusato di frode sportiva e giudicato da molti, e con troppa fretta, indifendibile, ha vinto - com’è noto - il suo primo round giudiziario attraverso una penalizzazione di 15 punti (da scontare nel prossimo campionato), come puntava l’avvocato Mattia Grassani, legale della società, la quale, ora, si gioca la sua sopravvivenza nella massima serie su più tavoli, anzi in più aule di giustizia, ricorrendo alla Corte Federale (convocata a giorni) e alla Camera di Conciliazione e Arbitrato del Coni, vale a dire, per rendere l’idea, in Appello e in Cassazione. Settimana scorsa, su queste colonne, anche attraverso riferimenti dei colleghi del Mattino di Napoli, abbiamo consigliato prudenza nell’attesa della prima sentenza, proprio per evitare illusori trionfalismi, non avendo Varese, tra le mani, servita a tavolino, la pelle dell’orso, almeno prima che lo abbiano "ammazzato" e "scuoiato". Volevamo solo evitare di dare per scontati la radiazione di Napoli e il ripescaggio di Varese senza aver fatto i conti con i giudici. I quali, in primo grado, hanno anche passato la palla al Consiglio Federale cui la Comtec chiederà altri 10 punti di penalizzazione e che dovrebbe precedere il secondo grado di giudizio. L’avvocato Grassani è deciso a contestare con energia questo "passaggio", non essendo il Consiglio federale un organo di giustizia ma, evidentemente, ignora o non ricorda quell’illustre precedente che riguardò la Virtus Bologna e, più precisamente, il caso Becirovic con conseguenze devastanti per il club felsineo. Dunque, Varese può legittimamente sperare nel Consiglio federale il cui giudizio diventerebbe più politico che tecnico-giuridico, immaginando condizionamenti e influenze che peserebbero sui membri per una serie di ragioni, riconducibili a una piazza come Napoli. Sicuramente Varese possiede più titoli da rivendicare, come parte in causa, anche se non in giudizio. Nel frattempo, oggettivamente, le responsabilità del club partenopeo, di fronte a un’irregolare iscrizione al campionato (questione di contributi mai pagati), restano gravi, sottolinea peraltro Dario Galli, presidente dell’Amministrazione provinciale, a sostegno di una piazza che pretende giustizia. Su questo tema si soffermerà, si diceva, il Consiglio federale il quale, se si ispirasse a un principio di solo rigore, Napoli potrebbe essere esclusa dalla serie A, magari relegata in serie B1. Il condizionale è d’obbligo, non conoscendo l’aria che tirerà tra i membri del Consiglio federale e perché il mondo va alla rovescia, dovendo pure pronunciarsi sul giudizio di quest’organo l’Arbitrato del Coni. Se Napoli crede vieppiù in una "salvezza", grandi aspettative le ha Varese (che, come ha spiegato, su queste colonne, nei giorni scorsi, Claudio Maria Castiglioni, potrebbe anche rivolgersi al Tar pur di farsi valere), augurandole un lieto fine, di merito e diritto, sempre che l’ultimo e decisivo verdetto arrivi a bocce ferme e non a campionati cominciati. Ci auguriamo, col cuore ma, soprattutto, con alto senso dell’etica cui deve ispirarsi ogni azione dell’uomo responsabile, che tutti i salmi (biancorossi) finiscano in gloria.

E, per insistere su un nostro concetto, vista la squadra oggi, è meglio una serie A da pericolanti che una LegAdue da fatiche sprecate, improbabile com’è, da vincere.

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