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«A Varese capii molte cose sulla mia pelle»


Lucaweb

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di Massimo Turconi

A Varese, di Francesco “Charly” Foiera, ricordiamo i siparietti esilaranti in compagnia di Gianmarco Pozzecco il quale soleva dire: "Piuttosto che giocare come Foiera, apro un banchetto del pesce a Trieste". A distanza di 10 anni Pozzecco magia pesce fresco nella sua Formentera mentre Foiera è sempre lì, sul parquet, a sbattersi contro i corpaccioni degli americani, garantendo alle sue squadre un onorato servizio.

«Ricordo bene quel periodo in cui - osserva Foiera -, Pozzecco ed io assomigliavamo al duo “Scemo + Scemo”. Poz ed io non ci vediamo ma continuiamo a scriverci i soliti messaggini deliranti».

- Delirante come la sua stagione trascorsa a Varese.

«Delirante mi sembra un aggettivo eccessivo anche se, adesso che ci penso, qualche momento di delirio lo passammo pure. In realtà, al di là dei risultati poco confortanti, figli di un gruppo in piena estasi post-scudetto, ricordo l’annata varesina in modo positivo. Imparai tanto e con coach Bianchini mi tolsi anche qualche soddisfazione per minuti giocati e contributo alla squadra. Niente di eccezionale ma allenarsi con grandi giocatori e vivere l’atmosfera di Eurolega mi fece solo bene».

- Lasciata Varese, comincia la costante ascesa che la porta, qualche anno più tardi, ad essere considerato un panchinaro di lusso...

«In effetti le buone annate di Messina e Roseto sono state importanti per migliorare il mio modo di stare in campo fino all’approdo a Ferrara. Le mie cinque stagioni disputate con la maglia estense sono state una più bella dell’altra, pure con il ruolo di capitano e la promozione nella massima serie. Cosa puoi volere di più?».

- Giocare di nuovo in serie A, invece no..,.

«Non è stato possibile. Un giorno l’allenatore mi convoca per comunicarmi che al piano di sopra avrei giocato poco e con un ruolo marginale. Così, nonostante un contratto in corso, chiesi d’essere lasciato libero: a 33 anni voglio giocare e sentirmi protagonista, quindi non rubare lo stipendio o passare gli asciugamani. Ecco spiegato il mio passaggio a Livorno».

- Chioccia di una squadra giovane e ambiziosa...

«Orgogliosamente rivendico il ruolo e vado fiero quando mi si etichetta come specialista di LegaDue. A Livorno i dirigenti e Dell’Agnello, dopo le vicissitudini sofferte negli anni scorsi, hanno creato una bella miscela tra gioventù, esperienza, talento tecnico e fisico. La nostra squadra funziona bene ma deve crescere ancora tanto».

Quale accoglienza s’aspetterebbe a Masnago, se dovesse scendere in campo, visti i molti dubbi dovuto a un problema fisico che la tormenta?

«Non so cosa rispondere perché, trascorsi dieci anni, credo che saranno davvero in pochi quelli che si ricordano di me. Piuttosto prevedo un match equilibrato perché Varese, pur se nettamente favorita, non è ancora al 100% e noi, sotto il profilo agonistico, possiamo giocarcela alla pari con tutti».

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