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Nulla di clamoroso in via Sanvito Silvestro. La giornata uggiosa sembra intonata alla chiacchierata con il giovane Castiglioni, di solito vivace nelle osservazioni, anche a costo di provocare sussulti in un piatto panorama. Stavolta caschiamo male ma non troppo, certo un Mourinho nei paraggi sarebbe preferibile per originalità ma parlando, non si sa mai, qualche cosa salterà fuori.

Il presidente della Pall. Varese attacca in bassa frequenza: «Che cosa volete che dica? Che Varese è prima in classifica e che è in linea con le sue aspirazioni, senza doverle strombazzare ai quattro venti? E’ così ma il campionato è lungo e infido, non c’è dichiarazione oggi che possa diventare una "sacra scrittura" domani. E’ come scrivere "ti amo" sulla sabbia, si rischia una delusione. Certo, il nostro amore per Varese è innegabile ma ci vogliono i fatti, avendo un debito con i tifosi da onorare».

Una dichiarazione, però, Claudio Maria Castiglioni, la fa e con un certo compiacimento sulla Pall. Varese: «E’ una bella società».

A Shel Shapiro il presidente sostituisce il futuro con l’indicativo per far risaltare una realtà già in atto, cui tiene.

Già, oggi il club ha una sua dirigenza chiara, fatta da gente che ha un alto concetto dell’amor proprio e dell’attaccamento al lavoro, avendo in cima ai propri pensieri il bene della squadra, come se fosse quello della propria famiglia. Cecco Vescovi, Massimo Ferraiuolo, Mario Oioli, Marco Zamberletti e Raffaella Dematté, tutte persone serie, stanno facendo, ciascuno il suo, la propria parte. I risultati, almeno sin qui, sono sotto gli occhi: gerarchie chiare e rapporti con tecnici e giocatori pure. Ed è razionale l’intervento finanziario. Che significa? Il contrario della scorsa stagione, quando in panchina, per scelte tecniche, c’era quasi un milione di euro, per effetto di contratti lordi, spuntati da Hafnar, Fernandez e De Pol il quale, adesso, a Rimini, guadagna meno della metà. Vedettes per il club, riserve per l’allenatore. Il giovane Castiglioni ammette quegli errori: «Li ho commessi, anche se in buona fede, non essendo un esperto di basket, come chi invece avrebbe dovuto praticare altre strade. Ma non mi va di rievocare una stagione così triste, abbiamo voltato pagina, anzi cambiato libro ed ora guardo avanti speranzoso, affinché i tifosi ritrovino ciò che meritano»

Che, poi, è il grande basket, da riconquistare... E questa Cimberio sembra attrezzata, al di là di certe partitacce, come ne accadono in LegAdue, ogni domenica, usando un po’ tutti clava e accetta.

«Salire sarebbe bello ma - spiega Claudio Maria Castiglioni - da qui alla fine, chissà quante cose succederanno, per ora la fortuna, indebitata sino al collo con noi, ci ha dato una mano ma credo che la squadra sia fatta al caso nostro. C’è un quintetto base, c’è una panchina, ci sono i leader e i comprimari, ci sono giocatori esperti e i giovani, ognuno dà i frutti che ha, nell’interesse comune. E il gruppo, senza equivoci al suo interno, per leadership reali e non pretese, come accadeva in passato, viaggia d’amore e d’accordo. E’ chiaro che un allenatore, come Stefano Pillastrini, è la persona giusta per essere il buon vinaio in una buona vigna. Qui sta la nostra soddisfazione nell’averlo convinto a scegliere la ... nostra scelta, dopo il no di Ramagli. Evidentemente nella vita certe storie sono segnate dal destino».

Nulla di clamoroso, si diceva, tuttavia non manca l’analisi di ciò che è accaduto in un’estate da "vuoto allo stomaco". I Castiglioni stanno compiendo nuovi sforzi per la tifoseria ma sembrano far di tutto per non apparire, nemmeno con un'immagine vincente...

«Che siamo noi o altri, poco interessa, anzi qualcuno, al nostro posto, vedrebbe volentieri personaggi diversi ma, come s’è dimostrato, non c’è un successore in circolazione, lo si può solo... inventare».

Il giovane Castiglioni, si diceva, ha solo un desiderio: ripagare la piazza.

«Serie A? Difficile conquistarla, tante sono le battaglie che ci attendono, basta un’inezia per gettare al vento la grande occasione».

L’assenza di Boscagin sembra mettere a dura prova questa Cimberio formato famiglia, soprattutto nel prossimo ciclo di gare, abbastanza delicato, con trasferte a Scafati e Venezia, quindi contro Jesi a Masnago. Varese si giocherà una sua parte nelle gerarchie di campionato.

«Mi ripeto: può ancora succedere tutto e il contrario di tutto».

Un’ultima cosa... Presidente e dirigenti inneggiano a una squadra futuribile, intendendo la panchina coi suoi giovani o cos’altro?

«Se conquistassimo la serie A, basterebbe aggiungere a questa squadra un centrone e un tiratore americani, giusti di spirito, per non guastare quell’armonia che oggi è un nostro patrimonio e, probabilmente, avremmo una Varese abbastanza competitiva».

Ci risiamo, mancano un pivot e un tiratore, così sia. Varese, con un paio di scelte azzeccate, sarebbe una squadra da play off in serie A ma lassù bisogna ancora arrivarci.

Giancarlo Pigionatti

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