Lucaweb Posted January 15, 2009 Share Posted January 15, 2009 "Sulle panchine si contempla lo spettacolo del mondo. Si guarda senza essere visti e ci si dà il tempo di perdere tempo...". Bella frase da applicare, forse, in un parco pubblico. Ma provate a girare questa considerazione a Stefano Pillastrini e saggiatene la reazione. Il coach della Cimberio, uomo di grande educazione, non vi manderà a quel paese, ma il rischio di incrociare uno sguardo assassino è comunque altissimo. Eppure, "Pilla", anche sabato scorso, durante e dopo il match da infarto, vinto contro Jesi, ha cercato, in situazioni oggettivamente difficili, di trasmettere serenità e raziocinio alla sua squadra mantenendo un invidiabile "aplomb". «Non ho mai creduto all'effetto terapeutico delle sfuriate prolungate e ripetute - dice Pillastrini -. Certo, qualche volta, in casi eccezionali, può anche funzionare e mettere in circolo reazioni positive. Ma se l'eccezionalità finisce col diventare la norma, allora anche le mattane in panchina perdono gradatamente d'efficacia e la voce, per i giocatori, diventa un rumore di fondo». - Quindi la filosofia è tanti sussurri e poche grida. «Diciamo, meglio, che potrebbe essere più sussurri e grida solo quando servono davvero. Contro Jesi, dal mio punto di vista, non ce n'è stato gran bisogno». - Nemmeno quando, al 29', la Cimberio era ancora sotto di 16 punti (56-72)? «No, neanche in quei frangenti - risponde tranquillo il tecnico varesino -. Anzi, per dir la verità, non ho mai avuto timori sul fatto che potessimo riaprire la partita. Mi sembrava che la Fileni attaccasse con crescenti difficoltà e, parallelamente, vedevo la mia squadra crescere azione dopo azione. Soprattutto in difesa». - Per girare il match, però, ad inizio di quarto periodo, è stato necessario affidarsi a Marchino Passera che ha fatto passare in secondo piano i trenta minuti poco consistenti di Childress. «Passera è stato bravissimo ancorché decisivo per cambiare i ritmi della gara. In quel momento avevamo necessità di attaccare di più il canestro, mettere maggior pressione nei giochi a due e aiutarci ad aumentare l'intensità difensiva. Marco, in questo senso, ha svolto un lavoro davvero eccellente ma gli elogi vanno distribuiti trasversalmente anche agli altri compagni di reparto come Nikagbatse e Gergati. Per quanto riguarda Childress, diciamo che avendoci abituato fin troppo bene, le sue prestazioni, appena sotto la soglia, fanno rumore, ma basta dare un'occhiata alle cifre - 12 punti, 5/8 al tiro, 6 recuperi, 7 assist, 22 di valutazione -, per capire che Randy ha disputato una signora partita, magari con meno impatto del solito. Ad ogni modo, siamo consapevoli di dover migliorare l'efficacia della nostra coppia di registi, soprattutto quando sono in campo insieme. A volte capita che Childress e Passera si pestino un po' i piedi e di conseguenza la squadra perda fluidità, ma stiamo lavorando per perfezionare anche questi meccanismi». - Ingranaggi che a Pavia saranno messi a dura prova. «Siamo attesi da una gara che, per diverse ragioni, è diventata difficilissima, anche per problemi cronici che affliggono Nikagbatse, che non si è mai allenato, Cotani che ha lavorato poco a causa di problemi muscolari e Dickens che, dolorante alla spalla, si è visto solo a sprazzi. Di fatto, in questa settimana ci siamo allenati sempre a ranghi ridotti e con grandi difficoltà per allestire quintetti credibili. A questi s’aggiungano altri motivi di preoccupazione, che arrivano direttamente da Pavia la quale, negli ultimi giorni, ha cambiato allenatore passando da Salieri a De Raffaele e il playmaker inserendo un uomo esperto come Bencaster. Si tratta di avvicendamenti di non poco conto che scompaginano totalmente il piano-gara che avevamo preparato. De Raffaele, infatti, è un coach che tecnicamente si trova su posizioni opposte rispetto al suo predecessore. Conosco l'ex livornese, come un allenatore tattico, che adotta largamente varie difese a zona, solitamente,peraltro, ama sviluppare una pallacanestro molto controllata sul piano del ritmo. In buona sostanza siamo attesi da una gara al buio, con risvolti, tecnici e psicologici, impossibili da prevedere. Quindi - conclude Pillastrini -, a Pavia, sarà fondamentale pensare solo a noi stessi, sperando, da qui a domenica, di svuotare l'infermeria». Massimo Turconi Link to comment Share on other sites More sharing options...
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