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Antonelli ogni giorno... a lezione


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di Massimo Turconi

In fondo, è stato giusto così. Giusto, intendiamo, che a Pavia, città universitaria, quindi culla di giovani per eccellenza, a salire qualche gradino sulla scalinata che spetta ai protagonisti siano stati Niccolò Martinoni - già ampiamente celebrato - e anche Riccardo Antonelli.

Il giovane lungo di Sesto Calende sul parquet del PalaRavizza non solo ha rivisto il campo dopo qualche giornata di n.e., ma è riuscito a spalmare di contenuti sostanziosi la sua prestazione: 4 minuti, 2 punti, 1/1 dal campo, 1 recupero.

Numeri che, forse, ad occhi poco attenti potranno sembrare trascurabili, ma sono invece importantissimi sia per il "tedesco" della Pallacanestro Varese, sia per coach Pillastrini che, dai suoi panchinari, gradisce (pretende?) sempre un buon impatto.

«E’ stato bello assaggiare di nuovo il campo e - dice Antonelli - è stato certamente più interessante poter offrire un contributo, seppur piccolo, per la vittoria. Certo, i minuti di gioco non abbondano, ma rispetto alla prospettive con le quali avevo iniziato la stagione c’è già stato un significativo passo in avanti. Adesso, a fronte di situazioni tattiche particolari, trovo più spazio, mi sento più coinvolto: coach Pillastrini mi butta sul parquet un po’ più spesso e godo di maggior considerazione. Non è poco per un esordiente».

- Anche perché, detto fra noi, in un reparto affollato come quello dei lunghi Cimberio trovare minuti di gioco non dev’essere proprio semplicissimo...

«Quando hai davanti giocatori di altissimo livello come Galanda, Dickens, Cotani e anche un giovane di valore come Martinoni ti tocca veramente sputare sangue per farti largo. In allenamento lavoro tantissimo, cercando di applicare alla lettera le indicazioni di tutto lo staff tecnico ma, confesso, è dura lo stesso e si devono allineare mille combinazioni astrali per riuscire a calcare il campo. Così, come è accaduto a Pavia - falli precoci dei nostri lunghi, terzo e quarto fallo a distanza ravvicinata per Dickens - le "stelle" si sono congiunte e ho cercato di approfittarne. Per fortuna è andata bene...».

- In condizioni tecniche che tra l’altro, per lei, sono piuttosto complicate...

«E’ vero, coach Pillastrini ormai mi impiega solo nello spot di centro e, come potete immaginare, l’adeguamento al ruolo non è dei più facili anche perché, sotto il profilo fisico, contro giocatori tanto più grossi di me volo via, mentre dal punto di vista tecnico devo far mia una batteria di fondamentali fino a ieri praticamente sconosciuti. Così, durante la settimana, mi sciroppo ore e ore di partenze dalle tacche, lavori col piede perno, scivolate sulla linea di fondo, uso della mano sinistra. Senza parlare delle innumerevoli situazioni difensive in cui mi tocca marcare giocatori come Galanda e Dickens. Contro cui, fisicamente e tecnicamente, raccolgo spesso figuracce...».

- Si consoli: contro assi del genere avrà solo da imparare...

«Imparare mi sembra un termine adeguato visto che, soprattutto nel gioco spalle a canestro, Galanda mi mette il grembiulino e mi porta a scuola quando vuole. Ma non importa. Per me, si tratta di clinic di perfezionamento gratuiti, oltre che di continue occasioni per migliorare la mia esperienza e il modo di stare in campo. Poi, farei di tutto pur di essere utile alla squadra».

- Quali, infine, le sue valutazioni sull’andamento del gruppo?

«La Cimberio vince anche a dispetto di qualche alto e basso: un chiaro segnale della forza di questa squadra alla quale, per vincere, talvolta basta mettere in ritmo alcuni dei suoi giocatori migliori. Noi però siamo i primi ad essere consapevoli di poter giocare meglio, ma è vero che per centrare questo obbiettivo, bisognerebbe allenarsi di più insieme. Cosa che finora ci è stata impedita dai tanti infortuni e acciacchi. Ma il nostro futuro, appena rientreranno Giorgio e Nika, può essere meglio e molto più divertente del presente».

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