Lucaweb Posted January 23, 2009 Share Posted January 23, 2009 di Massimo Turconi Il senso è quello solito: non capisco ma mi adeguo. Massimo Bianchi, coach dell’Aget Imola, guardando il suo passato recente vede le buone stagioni disputate a Teramo, cita obiettivi tecnici e societari centrati in pieno, sente grande considerazione nell’ambiente ma vede che su quella panchina, a Teramo, in serie A, siedono altri «Ho un ottimo rapporto col presidente teramano verso il quale ho stima assoluta ma – dice Bianchi -, faccio fatica a capire la logica di certe scelte, visto che da più parti si esalta la continuità di lavoro come momento fondamentale per la crescita di una società. Personalmente, nelle mie stagioni a Teramo, credo d’aver svolto bene i compiti che mi erano stati affidati. Una salvezza tranquilla, il lancio di giocatori, vedi Giuseppe Poeta, che ha vinto il Premio Reverberi, la scelta di Tucker, il cui buy-out ha fruttato alle casse della società ben 600.000 dollari, uno stile di pallacanestro gradevole e spettacolare che ha funzionato da richiamo portando molti più spettatori al palazzetto. Questi sono soltanto alcuni degli aspetti che mi rendono orgoglioso d’aver lavorato a Teramo e che mi hanno fatto lasciare la città a testa alta. Probabilmente, però, nell’immaginario di alcuni dirigenti e degli appassionati sono sempre rimasto l’assistente promosso alla carica di capo allenatore, quindi, per certe persone, coach di minor rango. Pazienza». - Come vive adesso la discesa in LegaDue? «Per uno come me, che si ciba di pallacanestro, prima giocata, poi allenata, da quarant’anni, l’aspetto più importante è continuare a vivere l’atmosfera della palestra e del gioco. Fatta questa premessa, sono contentissimo sia di essere a Imola, sia di allenare in LegaDue. Imola, infatti, rispetto a quello che dicevo prima, rappresenta l’antitesi di Teramo: qui i dirigenti mi hanno fortemente voluto e, per loro, sono sempre stato la prima scelta. Invece, per quanto riguarda le vicende tecniche, devo dire che il campionato di LegaDue è per certi versi sorprendente. E’ duro, molto equilibrato, con diversi risvolti tattici e, per la presenza di tanti italiani, per un allenatore è più facile e stimolante costruire un’identità». - Qual è quella che lei sta tentando di costruire a Imola? «Siamo una squadra dall’età media molto verde e l’obiettivo è quello che solitamente caratterizza compagini come la mia: basket difensivamente molto aggressivo; offensivamente sempre improntato alla ricerca del contropiede o di soluzioni rapide e, in linea generale, una pallacanestro fatta di elevata intensità mentale che, in settimana, ci spinge a lavorare tanto sia di squadra, sia per ciò che riguarda il miglioramento individuale». - Si sente soddisfatto dei risultati ottenuti finora? «Nell’estate eravamo considerati i candidati numero uno per la retrocessione e – commenta Bianchi -, dal mio punto di vista, nonostante la discreta classifica, lo siamo anche adesso perché il campionato è ancora lunghissimo e dovremo lottare con le tutte le nostre forze per mantenere gli attuali livelli di performance. Diciamo che, per ora, sono e siamo soddisfatti per l’essere riusciti a ribaltare pronostici affrettati. Stiamo dimostrando che Imola, con carattere, grinta, voglia di giocare e crescere insieme, riesce a sopperire a carenze strutturali e alla scarsa esperienza». - Domenica sarete a Masnago. Per far che? «Di certo non saremo a Varese per recitare il ruolo della vittima sacrificale. Piuttosto, per il match contro la Cimberio, ho cercato di trasmettere ai miei ragazzi il senso di una sfida che, indipendentemente dal risultato finale, servirà a farci crescere perché quando ti misuri contro le squadre forti, ben allenate, in palazzi suggestivi, come quello di Masnago, devi entrare in campo con l’idea di dare il massimo. Siamo consapevoli che la Cimberio è la capolista e che, a mio modesto avviso, resta una squadra capitata per caso in LegaDue ma questa superiorità dovrà funzionare da stimolo per i miei giocatori. Quindi - conclude il tecnico nato e cresciuto a Milano -, si deve grande rispetto a Varese, come tanta ammirazione ma non dobbiamo avere alcuna paura». Link to comment Share on other sites More sharing options...
Recommended Posts