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Hall of Fame


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Dino Meneghin, presidente Fip: "Oggi per me è una giornata speciale sia per i premi che consegniamo, sia per le persone premiate. Alcuni, tra questi, mi hanno insegnato a crescere. Siamo bravissimi a dimenticare in fretta chi ha dato tanto per il basket. L'Italia Basket Hall of Fame ci permette, in parte, di rimediare".

Bologna, Palazzo di Città, cappella Farnese. Terza edizione del premio Italia Basket Hall of Fame. Introduce e conduce Dan Peterson.

Meneghin aggiunge: "E' più importante di coppe e scudetti vinti". E poi fa uno scatto, guardando in avanti, approfittando della presenza di Patrick Baumann, membro Cio e segretario generale della Fiba: "La nostra pallacanestro in generale, è pronta per ospitare il Campionato del Mondo del 2014. Abbiamo presentato una ottima candidatura, la parola adesso passa alla Fiba".

Patrick Baumann, Boris Stankovic, Nar Zanolin, Lubo Kotleba, i vertici di Fiba e di Fiba Europa sono a Bologna per celebrare l'ingresso nella Italia Basket Hall of Fame di Ottorino Flaborea, Aldo Ossola, Nidia Pausich, (categoria giocatori) Aldo Vitale (una vita per il basket), Ettore Messina (allenatori), Giancarlo Vitolo (arbitri), ma anche due premi alla memoria, a due allenatori della Nazionale che non ci sono più: Nello Paratore e Giancarlo Primo.

Il denominatore comune è l’emozione. Ottorino Flaborea, centro dell’Ignis Varese, non ha problemi ad ammettere “che si sente in paradiso”. L’emozione è vera, le lacrime lì, lì pronte: “Sono tra i grandi… non me lo sarei aspettato. Ho avuto meravigliosi compagni di squadra. Asa Nikolic? Quando ci allenò lui passammo dai tre allenamenti a settimane alle doppie sedute giornaliere. Eravamo un gran gruppo”. Meneghin, che iniziò nella grande Ignis, lo ringrazia: “Flaborea per me è stato come un fratello maggiore. Gli sarò riconoscente per tutta la vita”.

Aldo Ossola, play dell’Ignis Varese di quegli anni Settanta, gioca ancora oggi in prima divisione. Per lui la Fip ha aumentato i limiti di età per la pratica agonistica. Era famoso per i suoi assist e per i pochi tiri. Che, però, andavano dentro. Sandro Gamba, già coach azzurro e suo allenatore a Varese: “Ossola era il cervello della squadra. Forse non eravamo la squadra più forte in Europa, ma con lui, abbiamo vinto anche quando non avremmo dovuto”.

Semplicemente, tutti in piedi.

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