Lucaweb Posted March 2, 2009 Share Posted March 2, 2009 di Francesco Caielli VARESE Una telefonata qualunque, in un pomeriggio di un giorno uguale a tutti gli altri: «Ciao Aldo, sono Lucky: ma lo sai che il Bob è in ospedale tra la vita e la morte?». L'Aldo in questione è Aldo Ossola, playmaker e direttore d'orchestra della Ignis che fece tremare il mondo, Lucky è Massimo Lucarelli, suo compagno di avventure e vittorie nella squadra più bella che la storia dello sport ricordi. Bob, non c'è nemmeno bisogno di dirlo, è l'immenso Bob Morse: il giocatore più forte che si sia mai visto nel nostro campionato, divenuto stella immortale con la maglia di Varese. Una polmonite fulminante, un'infezione che nessun antibiotico riesce a debellare, una settimana nel letto di un ospedale americano a lottare con la morte, fino all'ennesima vittoria di una vita fantastica. Ora Bob sta bene, è a casa sua e racconta agli amici di sempre della sua disavventura, quasi scusandosi dello spavento che ha fatto prendere a tutti. Non c'è bisogno di aver giocato con Bob, di averlo visto in campo o di averlo conosciuto per volergli bene: l'amore per Morse è nel sangue di tutti quelli che sono nati e cresciuti a Varese, di tutti quelli che hanno messo piede nel palazzetto anche una sola volta, di tutti quelli che si sono emozionati al rumore di un pallone che rimbalza. Morse è papà, fratello e figlio di ogni varesino, e oggi tutti i varesini gli vogliono fare arrivare il loro unico abbraccio: non fare scherzi, Bob, che tra qualche mese ti aspettiamo per festeggiare la promozione. TRA LA VITA E LA MORTE «Sapevo che qualcosa non andava, me lo sentivo: un tarlo continuo che mi ripeteva di chiamare il Bob, perché era successo qualcosa di brutto». Massimo Lucarelli è il miglior amico italiano di Morse: rimasti legatissimi dopo gli anni delle vittorie, sono rimasti in contatto e si sentono per telefono ogni settimana. «Da una quindicina di giorni - racconta Lucky - non lo sentivo: strano, pensavo, avrà da fare con i suoi impegni in università. Poi i giorni passavano e la sua telefonata non arrivava, e allora ho iniziato a preoccuparmi: l'ho cercato a casa sua invano, il cellulare era sempre staccato. Poi, un giorno, il suo telefonino ha squillato e mi ha risposto una voce irriconoscibile: era il mio Bob, ancora in ospedale, che mi ha raccontato di avere rischiato seriamente di morire per una polmonite». Ora come sta? «Da quella volta, era il 5 gennaio, ci siamo sentiti praticamente tutti i giorni: adesso Bob sta abbastanza bene, è a casa sua, ma si è preso uno spavento enorme: lo hanno operato, e gli anno tolto un pezzo di polmone. Sarà bellissimo fargli arrivare l'abbraccio di tutta Varese, so che gli faremo un piacere enorme perché non c'è telefonata in cui lui non mi chieda della nostra città, della squadra». UNO DI FAMIGLIA La notizia è arrivata subito a tutti i suoi ex compagni della Ignis, che si sono stretti attorno all'amico di sempre. «Mi ha chiamato Lucarelli - racconta Aldo Ossola - e per me è stato come se mi avessero detto che stava male uno della mia famiglia. Ma del resto, è sempre stato così: noi della Ignis non eravamo una squadra, ma una famiglia allargata, solida e unitissima. Vincevamo per quello, mica per altro: dovrebbero provare a imitarci quelli del basket professionistico di oggi». Ha sentito Bob? «Certo, l'ho chiamato appena mi hanno detto che era in grado di parlare: mi ha raccontato del suo lavoro, di quello che faceva, e alla fine mi ha detto che ha rischiato seriamente di morire». Cosa altro le ha detto? «Mi ha chiesto degli altri, dei ragazzi, del Dino e di Varese. Domani lo chiamerò, gli manderò il giornale e gli parlerò dell'affetto che la città nutre ancora nei suoi confronti. Sarà felicissimo, ma è giusto così: se non se lo merita il Bob, non se lo merita nessuno». VINCERA' ANCORA LUI «Sono certo che vincerà alla grande anche questa sfida». Max Ferraiuolo è il tramite ideale tra la Pallacanestro Varese del passato e quella di oggi, ed è la persona giusta per fare arrivare a Bob l'abbraccio della società. «Siamo con lui, tutti quanti: giocatori e dirigenti sono vicini all'uomo che è l'icona della pallacanestro a Varese. Gli arrivi un ?cinque alto? da parte di tutti, e sappia che lo aspettiamo qui appena si sarà ristabilito: sarebbe bello avere qualcosa da festeggiare insieme. Forza Bob». Link to comment Share on other sites More sharing options...
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