Lucaweb Posted March 2, 2009 Posted March 2, 2009 di Massimo Turconi La vibrante delusione, provata a Frosinone, ha lasciato poi spazio a una moderata soddisfazione. Ore e ore trascorse davanti al video per analizzare, spezzettare, studiare all’infinito il comportamento della sua squadra ci restituiscono uno Stefano Pillastrini più sereno. La sua tranquillità che, se lo conosciamo bene, non è né di maniera, nè usata per “criptare” altri sentimenti. "Io stesso a Veroli, nel dopo partita, avevo espresso un giudizio negativo sulla prestazione della mia squadra ma – dice Pillastrini – dopo aver visto e rivisto al video la gara ho cambiato idea e, anche se può sembrare un paradosso, ora sono convinto che il mio gruppo, sotto il profilo tecnico e tattico, per almeno 35 minuti abbia disputato una buonissima partita. Certamente migliore, tanto per fare un esempio, di quella prodotta a Brindisi». - Quindi, provi a spiegare la ragione di una sconfitta, in ogni caso, evitabile. «Purtroppo, rispetto alle prime gare d’andata, abbiamo invertito la tendenza. Allora – ricorda Pillastrini -, giocavamo abbastanza male per 25-30 minuti, per uscire alla grande nel finale di partita. Adesso mettiamo in mostra una pallacanestro tutto sommato accettabile per i primi tre quarti, con picchi di rendimento notevoli – vedi il parzialone di 15 a 0 che a Veroli ci ha portato in vantaggio -, ma quando la gara entra in dirittura d’arrivo, le squadre avversarie sentono il profumo d’impresa, sostenute da tutto il pubblico che spinge forte in questa direzione. E noi non siamo più capaci di accenderci. O, in altri termini, non siamo pronti a mettere in circolo tutta l’adrenalina che servirebbe per vincere». - Per non parlare di una superiorità tecnica che, da qualche partita, va a carte quarantotto. «Questo è un problema strettamente connesso alla mancanza di energia perché – ammette Pilla -, è vero che, nel momento cruciale del match, noi con Childress, Nikagbatse e Boscagin non siamo stati capaci di mettere alle corde Veroli in campo con Rossi, Plumari e Mian. Ora, pur con tutto il rispetto per i giocatori laziali, mi tocca sottolineare che qualcosa, in casa nostra, non ha funzionato a dovere». - Analoghe considerazioni andrebbero fatte, ci pare, anche per il reparto lunghi. «Più o meno, anche se qui le sottolineature sono rivolte in particolare a Dickens il quale, seguendo alla perfezione l’andamento del gruppo, gioca bene nella prima parte del match, poi scompare. Ora, ammesso e non concesso che Kaniel possa fare pari e patta con Hines, appare decisamente fuori luogo che il duello tra il nostro americano e Gatto finisca nelle mani dell’italiano. Dickens, certe sfide, deve vincerle a mani basse. Tutto ciò per ribadire che noi, soprattutto fuori casa, abbiamo assolutamente bisogno che Dickens sia fino in fondo faccia il suo lavoro di intimidatore». - Il debutto di Lauwers è andato come lei aveva previsto? «Conoscendo bene Dimitri, giocatore che ha sempre dimostrato grande dedizione al lavoro di squadra, sapevo che, all’esordio, non avrebbe fatto i numeri. Non è nelle sue corde tirare 20 volte a partita, né tantomeno giocare da egoista. Con soli due allenamenti, Lauwers ha cercato di inserirsi in punta di piedi. A mio parere, contro la Prima, si è comportato bene e domenica, contro Roseto, con una settimana in più di allenamenti, farà ancora meglio. Non ho dubbi». - Con Roseto, ricomincia un giro, durante il quale, non saranno più ammessi errori. «Nessuno nega le difficoltà che, pure, ci saranno, ma siamo consci che, d’ora in poi, bisognerà cambiare marcia. Adesso toccherà a noi sfruttare il calendario favorevole per allungare il passo. Roseto, squadra pericolosa in trasferta, e velenosa col suo gioco fatto di soluzioni in contropiede e in transizione, dev’essere solo la prima tappa del nostro nuovo “giro”. Fermare il ritmo di De Assis, di Pinnock, di Ruini; stoppare la loro fiducia, costringerli a giocare in metà campo, isolare Lloreda e farli lavorare tanto in difesa: queste sono le richieste che il piano-gara consegna ai miei giocatori. Non resta che aspettare forti risposte».
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