Lucaweb Posted March 25, 2009 Share Posted March 25, 2009 di Giancarlo Pigionatti A far paura sono nemici oscuri e perfidi come vittimismo e disfattismo. L’uno si "consuma" nelle file degli sconfitti quando si cercano colpevoli tra i compagni o nel tecnico per darsi pace, da uomini giusti a tutti i costi, l’altro invece serpeggia nell’ambiente allorquando si vuol dare una sbrigativa ma solenne spiegazione a una crisi di risultati. Si tratta di nemici non manifesti, quindi potenzialmente più pericolosi di quelli dichiarati, come lo saranno gli avversari dei biancorossi da qui alla fine della stagione. Due successi in sette partite, nonostante un primato in classifica che regge per effetto delle occasioni buttate dagli antagonisti di Varese, campionessa di quelle perse, stanno facendo raddrizzare le antenne al club biancorosso, intento a sterilizzare possibili e laceranti turbative. Basta essere vecchi del mestiere, come se non bastasse una stagione sciagurata alle spalle, per mettervi una pezza preventiva, tanto per fare chiarezza all’interno del gruppo e fuori, nella piazza: Cecco Vescovi ha incontrato prima Giacomo Galanda come capitano e leader, nonché biancorosso in subbuglio nella scorsa stagione, quindi la squadra cui, ieri pomeriggio, ha parlato per richiamarla a un profondo senso di responsabilità, ben oltre all’orticello d’ognuno, per alibi propri che, nella sconfitta d’un gruppo, diventano miseri torti. Evidentemente Vescovi, nel muoversi così, ha colto segnali d’una irrequietudine, di chi magari è tentato dal chiamarsi fuori di fronte una serie di rovinose incompiute ("che ci hanno fatto perdere almeno 6 punti di vantaggio"): da qui il suo energico intervento affinché ogni cattivo pensiero non si trasformi in un tarlo corrosivo d’un sistema, ancora premiante e premiato. Nelle prossime cinque giornate la Cimberio si giocherà gare decisive che non potrà fallire, volendo la promozione. Ovviamente i primi destinatari d’un richiamo di questo tenore sono i leader dai quali il club pretende un esempio di forza, innanzitutto mentale, per convinzione, al di là degli errori umani d’un Childress affaticato nel portare palla, d’un Dickens che non sfrutta i propri spaventosi mezzi e d’un Galanda, non sempre impeccabile quando t’aspetti un capolavoro da maestro nonché di tutti quei biancorossi che non sono nati ieri, sui campi di pallacanestro. Per dire anche di Stefano Pillastrini, magari tradito da strategie che, in quel dato momento, parevano logiche e adeguate. Mica tutti sono come Recalcati nell’anno dello scudetto quando egli faceva scelte che nessuno capiva ma che, stranamente, erano giuste. Childress, cui va riconosciuto il merito d’aver fatto lievitare bei valori dall’inizio della preparazione e per un pezzo di campionato, aggregando anziani e giovani in un sano gruppo, già l’anno scorso, a Caserta, visse un momentaccio del genere rischiando persino il posto. Ma l’americano, con una scheggia, come Diaz, al suo fianco, fu poi il regista vincente d’una Caserta promossa. Varese non possiede il portoricano, in compenso ha Passera in canna e un grande Lauwers da far esplodere, sicchè Childress, uomo dell’allenatore, quindi sua lunga mano, può condurre Varese in porto, a patto che tutti credano nel potenziale e nelle chances di questa Cimberio. L’anno scorso gli italiani "segarono" gli americani (messicano compreso), pure a furor di popolo: può anche darsi che gli stranieri meritassero un isolamento ma la squadra, già balorda nel suo assemblamento, non solo non riuscì a salvare il salvabile ma finì per far peggio, affossata nella sua morte da tutti i dottori al suo capezzale. Quella di oggi è però tutt’altra storia, possibilmente anche bella ma ancora da completare attraverso giornate campali, vivibili con un’anima sola. Si diceva d’un disfattismo da calunnia, qual è il venticello di quell’opera lirica, per bocca di coloro che, credendosi bene informati, spiegano le sconfitte parlando di stipendi non pagati, quindi di arretrati che gravano sulla professionalità dei giocatori e, soprattutto, degli americani, disimpegnati poi in campo. Una scempiaggine colossale è proprio questa, di giocatori che tirano contro la società con pessime figure in pubblico. Chi va in campo, quindi in vetrina, cerca sempre d’essere migliore dei suoi avversari, proprio per meritarsi nuove considerazione sul mercato e, a maggior ragione, se si vuol cambiare aria. Di esempi sono piene le fosse: a Napoli, l’anno scorso, pure con cinque minuti di sciopero contro il club, che non pagava da mesi, Rocca & C, batterono sul campo una grande squadra. Per la stessa stolta diceria la Cimberio ingaggiò Tierre Brown, già penoso nelle file partenopee ma qui si giustificò l’ingaggio dell’americano che "sospirando lo stipendio, non era riuscito a mostrare il suo valore". Un’eresia. Come lo è l’accusa (ma basta anche un sospetto), davvero iniqua e infingarda, alla società la quale, invece, onora i suoi impegni, quindi a posto con gli stipendi, pagati puntualmente e, nonostante i 180.000 euro (con scadenza a ottobre) non ancora incassati da alcuni sponsor. Parola di Vescovi, credibile come chi è pronto a giurare su cento Bibbie non senza un’annotazione, a dir poco stizzita, del giovane Castiglioni per voci di popolo, ingiuste e cattive. «In difficoltà semmai - si fa notare in via Sanvito - si trovano altre società, come magari la stessa Livorno che ha battuto, e con ardore, Varese». Voltiamo pagina. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Recommended Posts