Lucaweb Posted April 1, 2009 Share Posted April 1, 2009 di Giancarlo Pigionatti E’ il caso di dire che Pillastrini e i suoi uomini si sono fatti mettere nel Sacco. Lo temevamo ed è accaduto a questa Cimberio, accidentata e tormentata, in più senza carburante nella sua motrice, per dire di un Childress spuntato e poco da corsa. L’altra sera a Rimini sarebbe bastato scambiare i due registi, come si faceva all’oratorio, nella conta dei capitani, con Scarone di qui e Childress di là, per avere probabilmente un risultato diverso, cioè opposto. In verità Childress non ha avuto neppure il conforto d’una controprova, messo fuori, e inesorabilmente, nel finale di gara da noie muscolari. Che lo appiedano o quasi nella delicata gara di domani, contro Scafati, a Masnago, a discapito di un reparto, cosiddetto dei piccoli, che sta già assieme con l’attaccatutto. Da tempo, in verità, ci eravamo posti il cruccio d’un Childress che, in sfide "da lama del rasoio", non solo non fa paura agli avversari ma perde palloni vitali come i respiri. Se fossimo stati nei panni dei dirigenti, che cosa avremmo fatto? Una qualsiasi risposta sarebbe stata ardua, soprattutto quella d’un taglio, dovendo riconoscere al vecchio play americano un valore d’avviamento innegabile per la sua presenza carismatica, dal primo giorno di raduno, in una squadra nuova e tutta da assemblare. Ad azzerare una scelta così strategica ai primi danni, che ci si augura passeggeri, il club biancorosso non ci pensa proprio, nemmeno di fronte al rischio di perderlo per altri giorni e altre gare. Se proprio dovesse accadere l’estremo dei mali, d’una assenza lunga, Childress verrebbe rimpiazzato (quindi non sostituito) da un elemento di battaglia. Un tappabuchi. Si può chiosare su questa linea, non costando le opinioni in termini di responsabilità, salvo poi confrontarle con la realtà, sicuramente nessuno ha certezze per eventuali mosse, che potrebbero diventare disastrose a questo punto della stagione. Ogni decisione a riguardo di Childress dipende anche dalla stima, più o meno cieca, nel giocatore, al di là di esibizioni, talvolta, poco rassicuranti. Varese crede in lui, portando pazienza, come ne sta avendo per Dickens (altro inconveniente che ci si trascina da giorni) e per Nikagbatse che aspetta un po’ più "aggiustato" di quello temuto "rotto" e per lungo tempo. Il reparto degli esterni s’è assottigliato pericolosamente con la cessione di Giorgio Boscagin, capitata in un momento che più sbagliato non si poteva nell’intera stagione. A questo punto il tifoso potrebbe lambiccarsi il cervello con interrogativi di fronte a un’operazione che assomiglia a una martellata su proprie parti vitali ma c’è una spiegazione ragionevole, di un’occasionissima. La decisione di Cecco Vescovi e del club è da condividere, per quanto possa valere la nostra modesta opinione, al di là del momento galeotto in cui è maturato l’assenso all’offerta di Reggio Emilia. Tempo fa ci permettemmo osservare che a Boscagin manchi una lira per fare un milione, pure con un certo sconforto per averlo immaginato padrone sicuro (e non un inquilino sfrattabile) ai piani bassi del basket. Il veronese ha però deluso, come trascinatore biancorosso, tra acciacchi e infortuni. Anche, e soprattutto, per quel rapporto tra qualità e prezzo, tra rendimento e stipendio che non può diventare, in una gestione corretta e sana, spropositato e squilibrato. L’operazione Boscagin rientra in uno di quei tanti affari, si fa per dire, di questo club, viste le passate e scellerate gestioni che lo stesso Claudio Maria Castiglioni e Cecco Vescovi intendono sterilizzare, almeno sin dove possono, e con risolutezza. Su questo argomento, personalmente e fors’anche impopolarmente, abbiamo avuto spesso da ridire, non essendo d’accordo con sacre investiture, per intoccabili, che fossero bandiere, vecchie glorie o che avessero santi in cielo (come agenti preferenziali) oppure che godessero dei favori della tifoseria. L’unica a non rimetterci dev’essere soltanto Varese: il resto le deve scivolare di dosso nel tempo, come i suoi giocatori che passano attraverso i cicli e gli anni.Un club non può permettersi gente in panchina o, comunque, comprimaria, pagata a peso d’oro, dovendo anche a far quadrare i conti del suo bilancio. Chiamalo, se vuoi, virtuoso realismo. Ebbene l’operazione Boscagin, proposta improvvisamente dalla nostalgica Reggio Emilia ("prendere o lasciare") vale, in soldoni, suppergiù 400.000 euro, cioè quanto costa a Varese il suo contratto (relativo anche alla prossima stagione) cui s’aggiungono 30.000 euro a titolo liberatorio. Un affarone, per introiti.Certo, non compri Trajan Langdon ma, con una somma del genere, fatti i debiti paragoni, puoi attrezzarti bene in serie A1. E’ vero, lassù bisogna ancora arrivarci ma tutti insieme, soffrendo, è possibile. Calma e gesso. Link to comment Share on other sites More sharing options...
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