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"Cara Varese, ci manchi troppo"


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di Francesco Caielli

Pareva diventata una maledizione. La squadra più forte d'Italia, la squadra che lo scorso anno ha sfiorato la finalissima di Eurolega e quest'anno ha tutte le carte in regola per centrarla, la squadra che sta ammazzando il campionato e che finora non ha mai perso. Tra la Montepaschi Siena e la Coppa Italia sembrava ci si fosse messo di mezzo chissà quale alchimista, ad impedire alla corazzata toscana di portarsi a casa il trofeo. La maledizione si è sciolta come neve al sole alle 19 di domenica scorsa, quando dopo una partita tiratissima fino all'ultimo centesimo di secondo i biancoverdi di Pianigiani hanno avuto la meglio su un'indomabile Virus: e quanto mancasse quel trofeo agli uomini del presidente Ferdinando Minucci lo si è capito dai folli festeggiamenti della gente volata sul campo un attimo dopo la sirena. Una bolgia di gioia, e uno dei più incontenibili era lui: Minucci, sempre più orgoglioso nel ruolo di costruttore di quel progetto che, giorno dopo giorno, tutta Europa ci sta invidiando. Seduto sulla panchina del palasport di Mosca, mentre i suoi si riscaldano prima del match di Eurolega contro il Cska di Messina, il numero uno del basket italiano ha voglia di parlare: «Ci siamo tolti un sasso dalla scarpa. Ora di trofeo ce ne manca solo uno, un po' più importante, che si chiama Eurolega: ci proviamo, no?».

Sappiamo che segue con occhio attento Varese: che ci dice?

Domenica ha fatto un bel passetto verso il ritorno al posto che le compete: quattro punti di vantaggio a questo punto del campionato non sono molti, ma sono importanti.

Quanto manca Varese a questa A1?

Tantissimo, credetemi. Manca alla serie A, ma manca anche a me. Varese è una piazza che ho amato subito, appena preso contatto con il mondo del basket. La sua storia, il suo palazzo: è sempre stata la mia trasferta preferita, anche se...

Anche se?

Anche se giocare a Masnago, se non hai addosso la maglia biancorossa, è la cosa più difficile del mondo. Un palazzo così caldo e allo stesso tempo competente non si trova facilmente, in Italia e in Europa. Ci manca, mi manca, e spero che sia ancora per poco.

Come giudica quello che sta facendo Varese in questo campionato?

Credo che i dirigenti biancorossi abbiano compreso in pieno lo spirito e il significato della LegaDue: un laboratorio dove far partire un progetto serio e a lungo termine, un posto dove far giocare e crescere i giovani italiani. A Varese stanno facendo questo, e lo stanno facendo molto bene: quando parleremo dei vari Martinoni, Passera e Gergati protagonisti in A1, ci ricorderemo dell'annata passata in LegaDue, a Varese.

I tifosi biancorossi facciano tutti gli scongiuri del caso: ma a suo avviso Varese sarebbe già pronta per il ritorno al piano di sopra?

Certo. La società ha una stabilità che molti club della attuale A1 non hanno, e con qualche innesto al posto giusto credo che non ci saranno problemi a portare avanti il progetto impostato. Certo, prima bisognerà vincere la LegaDue.

Lei parla di progetti. Ma con la crisi che sta attanagliando tutta l'economia, ha ancora senso parlare di investimenti nello sport?

Non è un discorso facile, lo ammetto. Però, in ambito sportivo, non bisogna commettere l'errore di mollare il colpo e ridurre gli investimenti: sarebbe la fine. Le crisi vanno affrontate facendo di tutto per uscirne più forti: le società sfruttino il momento difficile, che non sarà brevissimo, per strutturarsi e per rafforzarsi al loro interno. Altrimenti la crisi le ucciderà.

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