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di Massimo Turconi

I muscoli di Kaniel Dickens, già setosi e reattivi per loro conto, sotto gli impulsi costanti del Compex, “magiche” scatoline elettrostimolatrici, reagiscono ancora di più facendo capire che oggi ci si allena anche così. Coach Stefano Pillastrini, dopo aver visto Ricky Antonelli impegnato sulla cyclette neanche fosse Lance Armstrong e Dickens in allenamento a secco, abbozza e fa di necessità virtù: un lungo tre contro tre e, con l’aiuto degli Under, un cinque contro cinque, fatto di situazioni.

Dickens, attento, osserva, applaude qualche prodezza dei compagni e, pur da spettatore, si dichiara contento dell’atteggiamento messo in mostra dalla squadra: «Anche se a ranghi ridotti - dice Dickens -, ci stiamo allenando bene ed il clima mi sembra che sia proprio quello giusto per affrontare i due mesi più importanti dell’anno».

- Un’atmosfera che, dopo il successo ottenuto a Jesi, pare quella ideale...

«Stiamo bene, è sicuro, i due punti conquistati contro la Fileni ci hanno dato un’ulteriore spinta in termini di sicurezza e di fiducia in noi stessi. Adesso, sappiamo che il futuro è sempre più nelle nostre mani e che - commenta tranquillo Kaniel -, a questo punto della stagione, saremo solo noi a perdere il campionato. Non gli altri a vincerlo».

- Idee chiarissime, dunque, per l’uomo di Denver che a Varese si sente rinato.

«Le inquietudini e le perplessità vissute a Napoli l’estate scorsa sono davvero lontanissime perché, qui da voi, ho trovato quelle certezze tecniche che mi fanno sentire un giocatore un po’ più concreto. Ed è stato un processo di evoluzione mica semplice per uno come me che, per anni, ha fatto parte del basket spettacolo, quello dei numeri fini a se stessi. In Italia invece i numeri, che contano, sono ben altri, non solo ma ogni partita è una questione di vita o di morte, da affrontare sempre con la massima concentrazione. Quest’aspetto, lo si sa, rappresenta il mio attuale limite ma anche qualcosa intorno a cui sto lavorando e, credo che, dall’inizio dell’anno, d’essermi migliorato in maniera abbastanza sensibile».

- Dunque, si può dire che Varese sia a misura di Dickens come uomo e atleta...

«In una città così appassionata ma tranquilla ho trovato la serenità personale per costruirmi una famiglia e l’arrivo, tra qualche mese, del mio primo figlio, un maschietto, spero che questi begli eventi rappresentino il coronamento di un’esperienza che, finora, ha solo note positive».

- Secondo alcuni suoi compagni l’altro coronamento, quello che, per scaramanzia è innominabile, dipenderà in gran parte dal suo rendimento.

«Li ringrazio per la fiducia ma forse dicono così per togliere pressione dalle loro spalle e - commenta con una battuta Kaniel -, per buttarla tutta sulle mie che, tanto, sono abbastanza larghe. Ad ogni modo, se siamo arrivati fino a questo punto al comando della classifica, il merito è stato solo della squadra, di un gruppo che ha saputo reagire nel miglior modo possibile a acciacchi, assenze e infortuni. Tuttavia io sono contento se, in questo momento particolare dell’annata, posso offrire qualcosa in più e dare una mano anche per quei compagni che hanno tirato la carretta senza mai fermarsi, anche perché, dopo essere stato fermo a lungo, ho proprio voglia di giocare».

- Occasioni non le mancheranno. Per esempio Pavia, squadra che arriverà al PalaWhirlpool in spolvero, sarà... pane per i suoi denti.

«In effetti quella pavese è una buona formazione che noi all’andata riuscimmo a piegare giocando bene e con grande concentrazione per tutti i quaranta minuti. Pavia però, rispetto allo scorso novembre, è cresciuta tantissimo ed ora promette di essere un avversario ancora più duro: da temere, da rispettare ma - conclude Kaniel -, da battere senza esitazioni».

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