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di Massimo Turconi

BASKET - LEGADUE Il sabato grasso, anzi magro di Cremona, con il suo clima a metà tra il festaiolo e il rilassato, è ormai alle spalle, tutto l'ambiente della Pallacanestro Varese d’ora in poi ha massima attenzione proprio per non sbagliare più.

Stefano Pillastrini, coach della Cimberio, è uno sportivo che non ripiega, non rivanga, non rivendica mai sul passato. Bello o brutto che sia.

Gli avvenimenti di ieri gli servono solo per analizzare in termini critici il lavoro svolto e, eventualmente, trovare spunti da utilizzare per il presente. Così, la gara prodotta contro Veroli, nella kermesse cremonese, ha funzionato anche da laboratorio per una squadra che, in vista della volata conclusiva, vuole aggiungere altri “atout” al suo mazzo. In quest'ottica va letto il largo uso di difese a zona, condito da qualche esperimento tattico.

«Partita dall'andamento strano quella giocata contro Veroli, totalmente diversa da quella dura e con poco ritmo disputata a Frosinone. Anzi - dice Pillastrini -, proprio l'alta velocità di esecuzione e la rapidità nel giungere al tiro da parte di entrambe le squadre hanno fortemente caratterizzato il primo tempo. Noi, in questo senso, abbiamo provato un paio di difese schierate che, nella mia idea, dovrebbero permetterci di alzare il ritmo e di aiutarci a costruire situazioni difensive diverse rispetto a quelle classicamente proposte dalla uomo contro uomo. Purtroppo qualche errore di troppo commesso negli spostamenti ha alzato il numero di possessi a favore di Veroli che, peraltro, giocando davvero bene ha sfruttato alla grande le nostre defaillances. Però, nel secondo tempo, grazie al ritorno alla difesa individuale, le cose sono cambiate e la gara ha preso una piega differente che ci ha consentito di riaprire la partita».

Dunque, esperimenti falliti?

«Quando provi a costruire qualcosa di nuovo – continua il tecnico biancorosso -, devi mettere nel conto che, all'inizio, probabilmente, pagherai dazio. Dunque, nessun fallimento ma solo la certezza che dovremo lavorare di più e meglio per cercare di mettere nelle mani del gruppo un'altra carta da giocare. Non so ancora né come, né quando, ma la difesa pressing tutto campo, con i vari accorgimenti nella metà rappresenta un'opportunità da utilizzare nelle prossime gare.

Certo, abbiamo ancora diversi meccanismi da perfezionare ma, personalmente, ritengo che arrivare negli ultimi due mesi di campionato con qualcosa in più nel bagaglio, possa solo risultare utile alla mia squadra».

- A proposito di difesa schierata: arriva l'Edimes, formazione che, all'andata, faceste impazzire di zona.

«Nel novembre scorso scommettemmo tantissimo sul fattore sorpresa, contando sul fatto che Pavia, fresca di cambio di allenatore, non avesse ancora le idee chiare sotto il profilo tecnico-tattico. Adesso però i pavesi sono un'altra squadra, molto più tosta, preparata e pronta rispetto a quattro mesi fa. Pertanto nessun azzardo contro un team che, non solo dispone del primo attacco del campionato per punti segnati ma dalla confidenza nelle soluzioni perimetrali trae tantissimi vantaggi con giocatori come Mobley, Marigney e Colussi che viaggiano su percentuali elevate. Pavia costruisce questo gioco grazie a una difesa che vuole esprimere sempre grande aggressività, sporcare tutte le linee di passaggio e, sfruttando l'intensità espressi da quintetti, spesso piccolissimi, rubare palloni e correre in contropiede ad ogni possesso degli avversari».

- Quindi, sintetizzando: muscoli e centimetri varesini contro dinamismo e iperreattività pavesi.

«Potrebbe essere una delle chiavi di lettura di una partita nella quale dovremo essere duttili e pronti ad adattarci, soprattutto difensivamente, a situazioni inconsuete. Vedi, per esempio, i nostri lunghi che saranno costretti ad uscire a contrastare i loro esterni. Ma, una volta di più, conterà imporre il nostro stile di pallacanestro, le nostre idee ed il ritmo che preferiamo ad una compagine velenosa come Pavia».

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