Lucaweb Posted April 29, 2009 Share Posted April 29, 2009 di Ma.Tu. Massimo Bianchi, allenatore dell’Aget Imola, non ha perso neanche un grammo dell’intensità e della cattiveria agonistica che caratterizzavano il suo modo di stare in campo quando era giocatore: un playmaker piccolo, senza particolari doti atletiche ma dal cuore sconfinato. Le stesse doti morali che Bianchi, in una stagione non facile per gli emiliani, prova a trasferire nei suoi uomini fin dal primo giorno di allenamento. - "Carattere e mentalità sono qualità su cui facciamo costante affidamento anche perché – commenta ironico Bianchi -, ci aiutano in qualche modo a superare la “maledizione” che, sotto forma di infortuni e acciacchi, che si ripetono con cadenza persino sospetta, ci perseguita dalla prima giornata di campionato. Non voglio farla troppo lunga o piangere sulle nostre disgrazie però vi basti sapere che, a Jesi, in una partita apertissima, siamo stati costretti a rinunciare a Matteo Canavesi, Michele Ferri e Joe Bunn. Cioè a tre uomini del quintetto, finiti presto fuori dai giochi. Se non è sfortuna galattica questa, non so proprio come definirla altrimenti ed è un vero peccato perché adesso, che siamo al completo, giochiamo davvero bene». - L’Aget, rispetto al girone d’andata, ha cambiato volto: quali sono le sue peculiarità oggi? «Con gli arrivi di Valters, Riley e Bruttini ho a disposizione una squadra certamente più profonda, che può giocare una pallacanestro di maggior razionalità e di equilibrio tra scelte interne e perimetrali. Nei primi mesi, lontano da canestro, avevamo poche risorse: ai nostri avversari bastava chiudere gli spazi dentro l’area per Jo Bunn e il gioco era fatto. Adesso non è semplice “battezzarci” sotto canestro, possiamo giocare con rapidità la palla fuori e trovare diverse soluzioni, anche con gli esterni. In assoluto siamo meno prevedibili, anche se la sostanza del nostro gioco non è cambiato: l’idea è quella di giocare il pallone con pazienza e concedere poche opportunità a chi ci fronteggia». - Non a caso l’ambiente varesino teme questa trasferta. Forse anche più di quella di sette giorni fa a Sassari. «Le squadre che si devono salvare - spiega il tecnico imolese -, giocano con uno spirito differente da quelle che, invece, navigano in una posizione più tranquilla. Noi, in questo senso, da ultimi della classe, ci sentiamo in testa al gruppo visto che per Imola ogni partita, da qui alla fine, sarà una questione di vita o di morte. Credo che Varese faccia bene a giudicare impegnativa questa partita preparandosi ad affrontarla col giusto rispetto. I miei giocatori, consapevoli che non possono più sbagliare, scenderanno sul parquet animati dalla massima carica possibile, intenzionati a spremere più del “solito” 110%. Anche perché, contro Varese, la squadra più forte del campionato, potrebbe non bastare». - Come conta di creare problemi alla capolista? «Non vorrei apparire scortese ma, in questo momento, devo pensare soltanto a risolvere i miei problemi. Con tre giocatori, che non abbiamo ancora visto in palestra e che potrebbero non essere parte del match, mi sembra inutile porre l’accento sulla Cimberio. Ovviamente la presenza o meno di Bunn, Canavesi e Ferri condizionerà pesantemente le mie scelte tecniche e tattiche le quali, però, non potranno prescindere da un obbligo mentale per me e i miei ragazzi: uscire dal campo solo dopo aver dato tutto. Il pubblico di Imola (si gioca però al PalaCattani di Faenza ndr), lo sa, apprezza il nostro atteggiamento e ci applaude per questo. Contiamo di uscire a testa alta anche domenica sera quindi - conclude Bianchi -, Varese, si regoli di conseguenza». Link to comment Share on other sites More sharing options...
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