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«Varese ha bisogno di amici coi soldi» - I Castiglioni vanno sostenuti


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di Giuseppe Sciascia

Ha ritrovato aplomb e "compostezza" dirigenziale legate a filo doppio al suo ruolo di general manager un Cecco Vescovi quasi "trasfigurato" dalla gioia della promozione nei momenti più intensi della festa di domenica. A mente fredda il dirigente varesino (nella foto con Pozzecco a Masnago da speciale tifoso) puntualizza così il ritorno in serie A1 della Cimberio: «E’ un risultato bellissimo al culmine di una stagione lunga e sofferta. Rompere il lungo tabù della squadra retrocessa che non era mai salita al primo colpo è una grande soddisfazione. A posteriori sia benedetta la sconfitta di Cremona perché ci ha fatto vivere un'emozione grandissima come quella di domenica: giocarsi la serie A in una partita secca poteva nascondere qualche rischio ma, vedendo le facce dei giocatori prima della gara, ero più tranquillo del solito avendo capito che la solidità del gruppo sarebbe emersa ancora una volta nel momento decisivo».

- La vittoria era prevedibile ma non scontata per una squadra costretta a convivere per tutta la stagione con una forte pressione della piazza e il peso del blasone...

«Sapevamo fin dall'inizio che tutti i pronostici sarebbero stati a nostro favore nonostante la realtà fosse un po' diversa, ogni domenica ci siamo trovati di fronte un'avversaria disposta a dare il 110 per cento per battere Varese e il suo nome. Siamo stati bravi a gestire le situazioni tenendo un giusto equilibrio tra positività e negatività attraverso l’opportuna scelta di vivere alla giornata. Smorzare i facili entusiasmi dopo le 9 vittorie nelle prime 10 gare e superare i periodi difficili di gennaio e febbraio facendo quadrato attorno alla squadra hanno creato il giusto clima nell'ambiente. La serietà di tutte le persone in società, staff e squadra, lavorando per l'obiettivo finale, è stata di grande aiuto per non mancare il traguardo finale».

- E’ stato così vincente l'idea di fondo di Vescovi di affidarsi ad un allenatore "navigato" come Pillastrini cui "cucire addosso" un progetto legato alle sue qualità più spiccate in merito alla crescita dei giovani e alla costruzione di un solido gruppo italiano: scelte di "filosofia societaria" che il Cecco vuole portare avanti nel tempo.

«Mettere al centro del progetto un allenatore capace di aiutarci nella programmazione e affidarci a una linea di giovani e di italiani come priorità assoluta era l'unica via da seguire per ripartire daccapo dopo una retrocessione amarissima e pesante anche sotto l'aspetto economico. Siamo stati bravi e fortunati, aiutati da un gruppo perfetto fin dal primo giorno. Adesso tante situazioni andranno valutate e ponderate in base alle disponibilità e più che quel che si dovrà fare, dovremo capire che cosa si potrà fare ma sull'identità giovane e italiana di quest'anno continueremo. Questa filosofia legata ovviamente a filo doppio alla figura di Pillastrini deve diventare il nostro marchio di fabbrica nei prossimi anni, auspicando che Martinoni possa restare con noi e che altre società o altri giovani possano pensare a Varese come possibile palestra di crescita».

- Già si può buttare lo sguardo al futuro con il dirigente biancorosso il quale intende fare subito chiarezza riguardo ai programmi societari del prossimo campionato in A1.

«In A1 cambiano i regolamenti e i costi, da quelli dei giocatori ai 250mila euro da versare per far nuovamente parte della Lega Basket. Di sicuro - spiega Vescovi - non stravolgeremo la filosofia vincente di questa stagione, serviranno degli aggiustamenti, viste le possibilità di avere un americano in più, però bisogna essere realisti, certe epoche anche recenti sono finite. Quest'anno le cose sono state portate avanti con chiarezza e serietà: su queste basi si può lavorare per garantire una continuità, anche in serie A».

In tal senso Vescovi - il cui contratto scadrà il prossimo 30 giugno - lancia un appello "forte e chiaro" alla città - tra istituzioni e aziende - affinchè la famiglia Castiglioni possa trovare supporti e "forze fresche" nella gestione di quel patrimonio sportivo qual è Pallacanestro Varese...

«Stavolta la Pall. Varese ha dimostrato d’avere una sua identità dopo aver riguadagnato credibilità nel sistema del basket italiano, la nostra parte l'abbiamo fatta, adesso tocca alla città dare una mano. Ho parlato con molta franchezza a Claudio Castiglioni, anche sulla base di quanto ho riscontrato conoscendo in occasione delle assemblee della LegAdue le realtà di altre società il cui fardello economico è sorretto da più soci, tra proprietà frazionate o "public company", mi chiedo perché questo non possa accadere anche qui, visti il periodo difficile a livello economico e i costi elevati di questo "giocattolo". Solo così potremo avere un certo futuro. Mi auguro ovviamente che la famiglia Castiglioni prosegua la sua avventura nel mondo del basket, avendo fatto sempre la sua parte meritandosi il ritorno in A1 dopo aver lavorato tanto per ottenerlo. Ma auspico anche che al suo fianco possano dare una mano anche le istituzioni, oppure altri imprenditori, quale parte attiva di un progetto attraverso persone che, quest'anno, hanno dimostrato le loro capacità. La realizzazione del progetto sta nella solidità delle sue basi e nella loro chiarezza, senza le quali mancherebbero i presupposti per continuare. Ed io proseguirò questa avventura se questi presupposti non mancheranno».

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