Lucaweb Posted July 1, 2009 Share Posted July 1, 2009 di Massimo Turconi Ci dispiace per i creativi pubblicitari di quella famosa carta di credito, ma non è mica vero che “per tutto il resto” c'è, appunto, il noto pezzo di plastica. Provate a chiedere a Dimitri Lauwers se, nonostante i messaggi lusinghieri e accattivanti, col microchip citato avrebbe potuto comprarsi i travolgenti momenti di gioia provati la sera del 26 aprile scorso. «Già, non c'è prezzo che tu possa pagare per vivere certe emozioni perchè - spiega Lauwers -, dopo la nostra vittoria, per tanti giorni, mi sono sentito dentro un sogno. Oggi, a distanza di tre settimane, mi capita di rivedermi ancora appollaiato sul canestro e, a freddo, non saprei raccontare né come, né perché sono finito là in cima, da solo, a sventolare una bandierina biancorossa. Queste poche sensazioni, che tuttora mi accompagnano, possono bastare per trasmettervi il senso di un festa incredibile anche per un tipo solitamente controllato come il sottoscritto, rapito invece dall'atmosfera creata dai tifosi dentro al PalaWhirlpool». - Lauwers seduto sul “trono” del canestro: una bella immagine per un giocatore che è considerato sostanzialmente un attaccante. Come giudica la sua stagione? «Apprezzabile, mi sembra. Ritengo di aver portato il contributo richiesto da Pillastrini in termini di punti, pericolosità perimetrale e giocate d'esperienza. Anche se in qualche occasione avrei potuto offrire qualcosa di più, sono abbastanza soddisfatto. Tuttavia, al di là delle considerazioni individuali, rimane sul tavolo il risultato più importante: la vittoria colta da tutta la squadra ed io sono stato parte di questo successo. Mi basta». - Il delirio della festa da far combaciare con la razionalità di un campionato fin troppo sofferto: esercizio difficile, no? «E impegnativo - aggiunge Doum -, perché ripensando al nostro cammino vedo una squadra alla prese con diverse difficoltà. Per quattro mesi ho vissuto attanagliato dai dubbi e dall'idea che non ce la potessimo fare. Mi sembrava che ci mancasse sempre qualcosa, che dovessimo giocare meglio, che fossimo in qualche modo obbligati a dare di più e lavorare per migliorare la qualità del nostro gioco. Invece, risultati alla mano, andava bene anche così e, in fondo, nonostante alti e bassi possiamo tranquillamente affermare che se Varese non ha ammazzato il campionato, di sicuro lo ha dominato con passo abbastanza sicuro dall'inizio alla fine. Forse, la mia insicurezza era figlia proprio dell'idea, evidentemente sbagliata, che dovessimo vincere il campionato con 10 punti di vantaggio. Invece, come hanno dimostrato i fatti, quella appena finita è stata davvero una stagione dura e anomala con tante squadre in lizza per il primo posto e un altissimo livello di competizione. Questo aspetto dovrebbe amplificare i nostri meriti e, invece, non viene mai messo sufficientemente in risalto». Quindi, lei s’è macerato fino all'ultimo... «No, fino al penultimo - commenta con una battuta il giocatore belga -. Anche se può sembrare paradossale, il mio tormento interiore s’è polverizzato nel turno numero 29 contro Soresina. Durante e subito dopo il match disputato a Cremona, a dispetto della sconfitta, ho potuto apprezzare le grandissime qualità del nostro gruppo. Intorno a me, nello spogliatoio cremonese, ero circondato da uomini arrabbiati per i torti subiti, ma non frustrati; consapevoli degli errori commessi e determinati a volerli cancellare immediatamente. Sì, la partita contro la Vanoli ha rappresentato il momento di svolta anche se, me ne rendo conto, i tifosi avrebbero voluto festeggiare prima». - Ora come vede il suo domani, insomma come se lo prospetta? «In questo momento mi trovo in mezzo al guado che, devo dire, è un posto scomodo e disagevole pur in una realtà chiara: il mio contratto è nelle mani della Virtus Bologna ed io, da professionista, ho il dovere di rispettarlo. Il club felsineo è impegnato nei play off, mi toccherà aspettare per avere un contatto con i responsabili del team bolognese ai quali, ovviamente, spetta la scelta. Tuttavia, uscendo per un attimo dalle logiche di ciò che sta scritto su un pezzo di carta, è chiaro che mi piacerebbe restare a Varese e continuare a calcare un parquet che mi ha regalato soddisfazioni davanti a un pubblico che mi ha accolto benissimo. Ma – ammonisce Dimitri -, guadare il fiume e approdare sulla sponda varesina, non sarà facile. Speriamo in bene». Link to comment Share on other sites More sharing options...
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