Lucaweb Posted August 26, 2009 Share Posted August 26, 2009 di Giuseppe Sciascia Addio basket giocato, Sandro De Pol, a 37 anni, ha deciso che è arrivata la sua ora, di smettere. Dopo una stagione nelle file dei Crabs Rimini, l’ex campione della stella ha voltato pagina, deciso a dedicarsi alla carriera da allenatore. Si assottiglia decisamente la lista dei Roosters della Stella in attività, già hanno appeso e da tempo le fatidiche "scarpe al chiodo" Mrsic, Vescovi, Meneghin e Pozzecco. Ora è il suo turno, nessun atleta è eterno. La vecchia bandiera della curva spiega così le ragioni del suo addio: «Ragionando un anno alla volta sul mio futuro, pensavo sempre più a fare l’allenatore. L’idea mi frullava da tempo in testa. Alla fine della scorsa stagione avevo ancora voglia di togliermi qualche soddisfazione e l'occasione di Rimini fu ghiotta: all'inizio le cose non andavano benissimo anche perché a una certa età ci vuole più tempo per entrare in forma, poi siamo riusciti a mettere a posto le cose e mi sono divertito parecchio trascorrendo una bella annata. A livello fisico ho retto bene fino alla fine, al di là di un problema al ginocchio che mi ha condizionato all'ultimo mese. Infine mi sono fermato a riflettere e mi sono convinto che fosse arrivato il momento giusto per chiudere come giocatore e senza alcun rimpianto». Nelle prossime settimane De Pol sosterrà l'ultimo anno del corso allenatori per conseguire il "patentino" nazionale che gli consentirà di cominciare la seconda parte della sua "vita cestistica" passando dal classico abbinamento "canottiera e pantaloncini" a quello più "serioso" da giacca e cravatta: «La mia idea è quella di capire come funzioni il sistema visto dall'altra parte della barricata: avendo tutto da scoprire dovrò fare della "gavetta", mi piacerebbe cominciare con un ruolo da assistente per imparare e capire come si lavori in questa nuova visione della pallacanestro. Vorrei trovare un progetto serio e studiare come lavora un bravo allenatore di serie A ma non ho preclusioni di sorta: la cosa importante è capire come si operi sia a livello individuale sia di squadra. Aver giocato per anni in serie A non basta per diventare un grande allenatore: il passato illustre non è sufficiente, ora dovrò trasmettere agli altri le mie conoscenze. Ne parlavo anche con Meneghin, convenendo sul fatto che mettersi ad allenare non è così facile per gli ex giocatori, non potendo dare nulla per scontato magari nello spiegare situazioni che magari per noi sono scontate o automatiche. E poi bisogna saper riconoscere e individuare il talento per sapersi orientare sul mercato, vista anche la sua apertura sempre più ampia. Insomma tutte cose che non conosco e che debbo imparare». De Pol non si scompone di fronte a un mondo nuovo e sconosciuto, potendo "pescare" a piene mani dai ricordi di una carriera nella quale diversi allenatori di alto livello lo hanno avuto alle loro dipendenze: «Di sicuro il lavoro non mi spaventa, la mia carriera da giocatore dimostra che, alla lunga, paga sempre. Le intenzioni sono le migliori possibili: ho tanta voglia di mettermi alla prova in questa nuova avventura, nelle ultime settimane ho seguito diversi eventi come le finali Under 19 a Salsomaggiore, il Reebok Eurocamp di Treviso e la Summer League di Imola per vedere giocatori, partecipando anche a diversi clinic. Quale tipo di allenatore vorrei essere? Credo che mi piacerebbe una giusta via di mezzo tra Recalcati e Tanjevic: è giusto prendere spunto dai tecnici più importanti che ho avuto nella mia carriera visto che tutti "rubano" qualche segreto del mestiere, poi la cosa difficile sarà sviluppare un metodo personale per applicare queste conoscenze». In pratica l'ultima apparizione ufficiale di Sandro De Pol in versione-giocatore è stata in occasione della festa per il decennale della Stella dei Roosters, lo stesso atleta - o meglio ex atleta - rifiuta l'idea di una cerimonia d'addio al basket giocato: «Una partita d'addio? Non è nel mio stile, preferirei piuttosto una bella festa alla Botte con tutto il mondo di persone con cui sono rimasto in contatto a festeggiare con me l'inizio di questa nuova carriera. Lo farei a Varese perché questa è la realtà nella quale mi sono trovato meglio; se poi non trovassi nessuna opportunità per iniziare ad allenare, ho già detto ad Andrea Meneghin che mi presterei più che volentieri a fargli da assistente allenatore con i suoi ragazzini. Logicamente però mi dovrà ripagare in birre». Scherza Sandro con il suo grande amico Andrea, visto che Veroli potrebbe reclutarlo come secondo assistente. Buona fortuna. Link to comment Share on other sites More sharing options...
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