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Cimberio: «Lotto per me e per Varese»


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di Samuele Giardina

Il cavaliere è tornato e non ha alcuna intenzione di arrendersi. Ne alla sfìga che l'ha costretto a lottare contro i peggiori fantasmi, ne a una Pallacanestro Varese ancora alla ricerca della prima firma ufficiale, sia esso Childress o chi volete voi. Renzo Cimberio c'è e vuole esserci, magari già dal mese di ottobre per la prima in casa del ritomo in A1. Cavaliere, in palio la vita e lei ha vinto: basta e avanza. Ho vinto non da solo.

Me l'hanno detto anche i medici quando ho firmato le dimissioni: «Cimberio, prima di uscire passi dalla cappella dell'ospedale, dovrebbe ringraziare qualcuno... ». L'ho fatto, perché il Signore mi ha dato una gran mano e venti giorni di coma non si dimenticano.

Alleggeriamo?

Volentieri, anche perché ora che sono finalmente a casa ho dentro una forza e una voglia di sperare pazzesche: io credo che tornerò presto a camminare in piena autonomia, come voglio credere che sarò ancora a fianco della Pallacanestro Varese.

Come sponsor principale?

Certo, ma non solo: dovesse arrivare qualcuno che offre di più resterei volentieri anche come secondo marchio, in società lo sanno. L'importante è riuscire a recuperare le risorse necessario a fare un campionato serio, non chi ha la scritta più grossa. Vecchia storia, purtroppo. Sono felice perché ho finalmente potuto incontrare Vescovi e Ferraiuolo, oltre che parlare al telefono con Pillastrini: ho la sicurezza che i progetti sono ottimi. Li ho anche visti e sentiti ottimisti e abbastanza tranquilli. La squadra che hanno in mente, se riusciranno a farla, potrà non essere da semplice salvezza.

E si chiamerà ancora Cimberio.

Questa è la speranza di tutti, ma devo essere noioso: non possiamo permetterci di restare in un progetto votato al rischio retrocessione. Vanno bene l'amore per la pallacanestro come il rispetto e l'amicizia con le persone di Varese, ma restiamo imprenditori in un momento complicato: ci serve la visibilità positiva del nostro nome con la cassa di risonanza garantita dalla massima serie.

Scadenze?

No, assolutamente. Il discorso è chiaro: non appena arriveranno gli accordi con i giocatori, nuovi investitori e quindi la garanzia di potere dire la nostra, firmiamo felicissimi di farlo. Ma tutto questo non dipende da noi.

Altro aspetto, abbiamo sottoposto alla società la nostra idea per un contratto economicamente molto interessante, soprattutto per loro: vorremmo che il contributo Cimberio diventi a crescere a seconda degli obiettivi raggiunti.

Una specie di contratto a incentivo di produzione?

Perché no. Salvezza risicata uguale questi soldi, tranquillità questi più altri, playoff questi più altri e altri ancora: potrebbe funzionare e portare vantaggi generali. Avvertiamo parecchio entusiasmo. Ma devono restare anche le riserve, almeno finché non arriveranno le firme giuste: Galanda, Childress, Cotani, magari Martinoni e gli americani giusti vorrebbero dire squadra soddisfacente. Dal nostro punto di vista non è una questione di soli soldi, ma d'immagine commerciale sul mercato italiano. Ripeto, tutto dipende da loro. Io, invece, non posso non pensare a quando venni a Varese per la prima volta: al De Filippi cinquant'anni fa per fare ragioneria. Arrivai e una cosa c'era già, la grande pallacanestro.

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