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UFO sul lago di Varese


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:rolleyes:

La Provincia di Varese

Misteriose sfere di luce sul lago

A Gavirate è subito ufo-mania

GAVIRATE Strane luci in movimento nei cieli sopra il lago di Varese. Delle sfere luminose che hanno fluttuato nell’aria per circa dieci minuti. Sono quelle che hanno visto decine di persone nell’ultimo fine settimana. Per ben due sere: venerdì e sabato. «Di sicuro c’è una spiegazione scientifica. Ma per il momento non riusciamo a trovare un senso in quello che abbiamo visto». Di sicuro F. F., 49 e M. A., 47 anni, entrambi di Varese, non si sono inventati quello che raccontano. Loro hanno contattato “La Provincia di Varese” e della loro identità ci hanno chiesto di pubblicare sole le iniziali per ragioni professionali. Rimanendo comunque a disposizione di chiunque volesse dei chiarimenti. E poi, confermano, «quello che abbiamo osservato noi lo hanno visto altre persone».

Venerdì sera, poco dopo le undici, e sabato qualche decina di minuti prima della mezzanotte. Questi gli orari degli avvistamenti riferiti dalle due persone. Racconti simili vissuti in prima persona ad un giorno di distanza uno dall’altro. «Venerdì sera – conferma M. A. – ho notato queste sfere in movimento proprio sopra il lago di Varese. Ero sulla Provinciale che lo costeggia, quando per caso ho guardato fuori dal finestrino. E ho visto queste luci. Ho subito pensato ai classici fari delle discoteche, ma poi le ho viste muoversi compiendo traiettorie che mi sono sembrate impossibili da riprodurre. Fino a sparire». Ancor più dettagliato il racconto di F. F. Lui, questa volta sabato sera, le ha intercettate fin da Gavirate. «Arrivavo da Laveno Mombello – chiarisce – poi all’altezza di Gavirate, alle 23.45 ho visto queste palle di luce. Tre: una più grande e le altre di dimensioni analoghe. Non ci ho dato peso fino a quando all’altezza del campo volo di Calcinate del Pesce l’immagine si è fatta più nitida. Allora mi sono accodato ad una decina di auto in sosta sulla provinciale. E anche quelle persone, circa una ventina, stavano guardando la stessa cosa».

Così F. F., superata la diffidenza iniziale verso quello che i propri occhi stavano osservando, ha continuato a scrutare il cielo. «E il movimento delle sfere luminose - ricorda - si è fatto più rapido. Finché sono sparite». Così dopo aver scambiato qualche opinione con gli altri osservatori ognuno è ripartito. «Se fossi stato da solo - ripete F. F. - avrei avuto più di un dubbio perché sono scettico per natura. Ma anche altra gente guardava quello che guardavo io. Ora cerco una spiegazione razionale».

Perché quello che è successo potrebbe avere benissimo una spiegazione naturale. Ma ciò non toglie che ha catturato l’attenzione di diversi occhi. «Sabato sera - sottolineano dal Centro Geofisico Prealpino - anche noi abbiamo osservato il cielo ma senza notare nulla di anomalo. Certo potrebbe essersi trattato benissimo di alcune sorgenti luminose riflesse dalle nuvole. Un fenomeno normale che appare curioso ma che non nasconde segreti». L'ipotesi dei riflessi, magari dei fari delle auto in lontananza, è sostenuta anche dagli esperti dell'osservatorio astronomico di Tradate.

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Probabilmente hanno dimenticato qualcosa qui nel 1933 ... :rolleyes: :rolleyes:

Vi posto un un mio articolo scritto per il Fondo di Miro Renzaglia:

http://www.mirorenzaglia.org/?p=9128

L’UFO di Mussolini e il Gabinetto RS33

7th set 2009

Alessandro Cappelletti

Premessa

Nel 1996 fu recapitato in forma anonima alla sede del Centro Ufologico Nazionale un dossier risalente agli anni 30 e 40, riguardante un fatto misterioso accaduto in provincia di Varese nel 1933. Da quei documenti è stato tratto il materiale che il professor Roberto Pinotti, presidente del Centro Ufologico Nazionale, ha raccolto in alcuni libri. Questo articolo non ha la pretesa di avere carattere storico-scientifico ma, ripercorrendo quegli avvenimenti attraverso le fonti che Pinotti e il suo collaboratore Alfredo Lissoni hanno portato alla luce, vuole semplicemente raccontare ai lettori de il Fondo una storia curiosa, misteriosa e per certi versi inquietante, di cui ancora poco si sa proprio per la scarsità di materiale consultabile. A fine articolo, per un maggior approfondimento, ho redatto una bibliografia della documentazione disponibile in libreria e su internet.

Cascina Malpensa e i pionieri del volo

Cascina Malpensa era un antico terreno paludoso della brughiera varesina, acquistato e bonificato per utilizzo agricolo nel XVIII secolo dalla famiglia Tosi di Busto Arsizio. Nel 1832 fu parzialmente espropriata dagli austriaci che ne trasformarono parte in campo militare, ospitando il quartier generale di Radetzky all’epoca della battaglia di Novara. Successivamente all’Unità d’Italia, la Cascina fu requisita dal Ministero della Guerra e divenne sede per le esercitazioni di un reggimento della Regia Cavalleria. Nel 1909, Giovanni Agùsta e Gian Battista Caproni trovarono in questo terreno, vicino alle città di Gallarate, Busto Arsizio e Legnano, distante solo una cinquantina di chilometri da Milano, il luogo ideale per condurre le prime pionieristiche sperimentazioni aeronautiche italiane. Il volo era allora considerato una follia di cui non si capiva il reale potenziale. Solo con l’esplosione della Prima Guerra Mondiale, fu dato impulso potente alla costruzione di aeroplani sia da perlustrazione che da bombardamento. Nel 1915 anche le neonate SIAI-Marchetti e Aermacchi stabilirono le proprie sedi e fabbriche nei dintorni del nuovo Aeroporto ed in breve tempo l’area di Malpensa divenne il centro di ricerca, sviluppo e produzione aeronautica più evoluto d’Italia e tra i più avanzati d’Europa e del Mondo intero: i trimotori biplani e triplani della Caproni furono infatti utilizzati nella Grande Guerra dalle Forze Armate di Italia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti d’America. Questo predominio continuò anche nell’immediato dopoguerra, con la progettazione e costruzione di velivoli di utilizzo civile oltre che bellico. Volendo fare un paragone che renda l’idea, Malpensa, con le sue industrie, era una sorta di NASA ante-litteram. Sarà per questo che gli Ufo scelsero la brughiera varesina per fare la loro prima comparsa nel Mondo degli umani?

Oggetti volanti non identificati

Il Centro Italiano Studi Ufologici, definisce “UFO” un oggetto volante che “all’osservazione dei fenomeni nel cielo (o nello spazio) né l’osservatore, né le autorità e neppure eventuali analisi competenti approfondite siano riusciti a ricondurre con certezza all’identificazione con oggetti noti di tipo artificiale (come velivoli, satelliti artificiali e palloni aerostatici) o fenomeni naturali (pianeti, stelle cadenti, meteore, fulmini globulari o altri fenomeni atmosferici).”

In pratica, qualsiasi fenomeno appaia nei nostri cieli che non possa essere ricondotto a qualcosa di conosciuto è classificato come UFO. Considerando la vastità dello spazio da analizzare, è facile supporre che eventi di questo genere non possano che essere numerosi. Negli archivi militari di tutto il mondo, si trovano infatti avvistamenti di oggetti volanti non identificati di ogni genere. E’ solo dagli anni 50, però, che agli UFO è legata una vasta letteratura di fantasia, a cui si associano visite di vite aliene. La prima apparizione ufficiale è del 1947, quando un ricco uomo d’affari statunitense avvistò dal proprio velivolo una formazione di dischi volanti. Le autorità dissero che poteva trattarsi di aeroplani ad “ala volante” in esercitazione sperimentale e quindi soggetti al silenzio radar. Considerando che l’avvenimento capitò nei cieli dello stato di Washington, non distante dagli stabilimenti della Boeing, la giustificazione ufficiale è da considerarsi plausibile. Solo sei mesi dopo, a Madisonville, ci fu però un altro avvistamento strano, questa volta di massa, di un oggetto volante a forma circolare che, emanando una luce rossa, ruotava sulla città, e costrinse addirittura un’intera squadra di caccia militari a un volo di ricognizione. Si suppone fosse un pallone aerostatico, ma nessuno riuscì mai a stabilire con certezza cosa fosse.

Così racconta la storiografia ufficiale riguardo ai primi casi documentati di UFO.

Eppure, pochi sanno che in Italia, nel 1933, nell’area di Malpensa, capitò un fatto straordinario, che può essere a ragione veduta considerato il primo vero reale caso ufologico del mondo in assoluto, che mise in subbuglio la comunità locale ed anche la stampa nazionale, a tal punto da costringere il Regime Fascista ad intervenire direttamente per mettere sotto silenzio una vicenda così scomoda ed eclatante, istituendo addirittura un Gabinetto, nell’ambito del neonato CNR, dedicato appositamente allo studio specifico del caso, la cui importanza fu tale che di questo ufficio fecero parte alcuni dei più importanti luminari dell’epoca, tra cui Marconi, e alcuni dei gerarchi fascisti di maggior peso, come Italo Balbo e Galeazzo Ciano.

L’Ufo di Vergiate

Nelle settimane precedenti al ritrovamento dell’UFO, alcune comunicazioni ufficiali inviate alla Prefettura di Milano, segnalavano delle stranezze nei cieli del Nord Ovest d’Italia:

* 16-4-33 ore 10.10 (fon). Apparecchio “non possibile identificare” fa scattare l’allarme aereo su Milano. Il fenomeno si ripete alle 16.20, facendo nuovamente alzare la pattuglia aerea d’allarme.

* 13-5-33 ore 18.20 (tel). Ordigno dallo Spluga verso Milano e Como. Il fenomeno si ripete esattamente alla stessa ora, cinque giorni dopo. Probabile aereo.

* 19-5-33 ore 10.20 (tel). “Aeroplano sospetto” dalla Svizzera a Brescia. Allertati Sondrio, Milano, Brescia e Bresso.

* 3-6-33. Raffica di telegrammi per un “velivolo sconosciuto” che sfreccia a grande velocità a quota altissima, attraversando in pochi minuti lo spazio aereo che dalla Svizzera porta a Como e Milano, descrivendo una rotta alquanto anomala; viene intercettato da terra alle 10.00 (da Sondrio), alle 10.10 (da Montespluga), alle 10.22 (da Milano Termine), alle 10.30 (Portoceresio). Alle 11.50 lo stesso ordigno (o uno analogo) punta verso la Svizzera (tornando dunque indietro). Lo spiegamento di forze notevole. Alle “ore 5″ un fonogramma della camicia nera Agosti avvisa che è stato decretato l’allarme aereo dalla postazione milanese di via Solferino.

Il 13 giugno del 1933 a Vergiate, in provincia di Varese, paesino non molto distante dall’aeroporto di Malpensa, atterrò o forse precipitò una misteriosa “aeronave”. Nei documenti inviati al CUN sono presenti dei disegni fatti a mano, che descrivono un velivolo cilindrico, con una strozzatura poco prima del fondo, sulla cui fiancata erano presenti degli oblò da cui uscivano alternatamente delle luci bianche e rosse. I resti e gli occupanti di quel velivolo, furono trasferiti nei capannoni della SIAI-Marchetti a S.Anna di Vergiate. Lo stesso giorno, alle 17.07, un dispaccio proveniente dalla Agenzia Stefani, di carattere “riservatissimo” informava che:

«D’ordine personale del Duce disponesi immediato - dicesi immediato - arresto diffusione notiza relativa at aeromobile natura et provenienza sconosciute di cui at dispaccio Stefani data odiernna hore 7.30 (…) Dir Gen Affari Generali. Fine stop».

Nonostante ciò, il fatto non passò inosservato: sul quotidiano varesino “La Cronaca Prealpina” del 20/06/1933 e su altri periodici nazionali, uscirono alcuni articoli che parlavano di UFO e marziani, argomenti quasi del tutto inediti al grande pubblico dell’epoca. Che cosa scatenò le fantasie popolari? Ma soprattutto: perché il Regime, nelle sue più alte sfere, era così preoccupato? Nei giorni seguenti, infatti, ebbero luogo imprevisti spostamenti di dirigenti industriali dalle locali industrie aeronautiche, di questori, dirigenti politici e addirittura del Federale Brusa che fu rimosso dall’incarico e sostituito da un altro fedelissimo del regime. Intervenne la OVRA per assicurarsi che i testimoni diretti di questo avvenimento tacessero o venissero messi nelle condizioni di non divulgare alcuna notizia. Scomparvero numerosi documenti ed iniziò un’opera di occultamento e depistaggio, coordinata dall’Agenzia Stefani, per smontare il caso. Furono stabilite condanne e pene severissime per chiunque avesse parlato e, infine, per tenere sotto controllo ogni fuga di notizie, su proposta pare addirittura di Giovanni Gentile fu creato un apposito ufficio nell’ambito del CNR, il Gabinetto RS/33, cui fu affidato lo studio e l’analisi del caso.

Un altro telegramma dell’epoca, sempre partito dall’Agenzia Stefani chiarisce inequivocabilmente la gravità del fatto:

«Caro Alfredo,

del caso Moretti non si può parlare che a quattr’occhi data la delicatezza e la particolarità della vicenda. Il Gabinetto RS/33 è ormai un ente autonomo e nessuno può scriverne senza le indicazioni opportune. Per quanto ne so e posso confidarti, l’ente è formato da soli scienziati italiani, ma la presenza di elementi germanici è quasi certa, soprattutto per le concessioni dello stesso Duce che aspira alla reciprocità. Se mi chiedi consiglio eccolo: non dire a nessuno - ripeto nessuno e ciò comprende anche i parenti più stretti - quanto hai visto. (…) Posso assicurarti che un caso analogo precedente si è concluso con il ricovero in manicomio. Dunque, occuparti di certe cose può essere pericoloso. Distruggi questo foglio dopo la lettura».

Nessuno doveva parlare e nessuno doveva sapere!!

Gabinetto RS/33

L’ufficio “Ricerche Speciali 33″ (dall’anno di fondazione) era composto, tra gli altri, da Galeazzo Ciano, delfino di Mussolini, da Italo Balbo, pioniere del volo, dal suo braccio destro Filippo Eredia, da Guglielmo Marconi, illustre scienziato e convinto sostenitore della vita extraterrestre, cui fu affidata la presidenza, dall’ingegnere aeronautico Crocco, che nel 1934/35 studiava la fattibilità di un viaggio sulla Luna, da Giancarlo Vallauri professore di elettrotecnica e ferromagnetismo ed accademico dei Lincei, ma anche da Dante De Blasi medico igienista delle università di Napoli e Roma, Filippo Bottazzi chirurgo e biologo sperimentale dell’Università di Napoli. Curioso, indubbiamente, il coinvolgimento di luminari della medicina per un semplice velivolo precipitato. Ancora più strano è che l’elenco dei partecipanti non sia mai stato ufficializzato, ma resta a tutt’oggi nel campo delle supposizioni, perché molte delle fonti dirette si sono perse e i partecipanti medesimi furono occultati da pseudonimi, abbreviazioni, alias, storpiature dei cognomi. Gli stessi documenti riguardanti le riunioni dell’RS/33, restarono nell’oblio per decenni ed inviati al Centro Ufologico Nazionale in forma anonima solo nel 1996. Da quel materiale, il Professor Pinotti, presidente del CUN, scrisse nel 2001 un libro che ad oggi è l’unica fonte cui possiamo attingere. Come direbbe Lubrano, la domanda sorge spontanea: perché, nonostante il Fascismo sia l’evento storico più studiato al mondo degli ultimi 60 anni, poco o nulla si sa di questo argomento? Cerchiamo di capirlo insieme.

Si trattava veramente di un velivolo alieno giunto dallo spazio? Parliamo di una leggenda metropolitana alimentatasi a dismisura negli anni? O forse l’UFO era un’arma sperimentale caduta accidentalmente in mano al regime in un tempo che era ancora di pace e quindi, per motivi strategico-diplomatici, non si doveva assolutamente sapere nulla? Nel dubbio, qualsiasi ipotesi è lecita, in ogni caso gli studi e le ricerche condotte dall’RS/33 continuarono fino al 1940, anno in cui il Gabinetto fu ufficialmente chiuso e il materiale raccolto, tra cui i resti della misteriosa aeronave”, requisito dalla Gestapo. Nel 1943 gli stabilimenti della SIAI-Marchetti di S.Anna, nei pressi dei quali l’anno seguente si stabilì una Divisione della X-Mas, furono gravemente danneggiati da un incendio doloso del quale fu accusato un dirigente dell’azienda, quel tal Moretti di cui si parlava nel telegramma citato sopra, caduto in disgrazia proprio nel 1940. Pochi mesi dopo furono bombardati per ben nove volte. Niente di strano per quello che era un obiettivo militare strategico noto e indicato sulle mappe americane, se non che la sede centrale di Vergiate, i capannoni di Sesto Calende e il Ponte di Ferro sul Ticino che collega Lombardia e Piemonte, furono risparmiati, nonostante fossero (e siano a tutt’oggi) a pochi chilometri di distanza in linea d’aria e, trovandosi in una pianura allo sbocco del Ticino dal Lago Maggiore, perfettamente visibili quindi dal cielo. Quegli stessi stabilimenti furono poi occupati negli anni 50 da personale dell’US Air Force, ufficialmente per gestire la manutenzione di aerei militari americani.

Quale era il motivo di tale interesse?

(Curiosamente, se così si può dire, in quel periodo avvenne a Tradate, circa trenta km ad est, un altro avvistamento ufologico, un cosiddetto” incontro ravvicinato del terzo tipo” tra un operaio e dei misteriosi omini di blu vestito che stavano riparando un velivolo di forma ovale. Il testimone di quell’episodio, sostenne sempre che si trovò di fronte ad un prototipo americano, forse proprio addirittura, secondo le credenze popolari, quel misterioso oggetto che si diceva nascosto a Vergiate. Ma questa è un’altra storia. Forse… La forma descritta dal testimone, per intenderci, è piuttosto simile a quella ricostruita da Spielberg in “E.T.”).

Le armi segrete di Mussolini

Come detto, i tedeschi partecipavano regolarmente alle riunioni del Gabinetto RS/33. La reciprocità cui aspirava Mussolini, in realtà, era legata allo scambio di informazioni per ferro e carbone. La Germania, a seguito dei trattati di Versailles, non poteva costruire velivoli militari, nonostante ciò stava portando avanti ricerche particolarmente evolute e futuristiche, come testimoniano fonti del 1930, in cui si progettavano dischi volanti e decolli verticali. I Fleigende Scheiben erano però solo studi teorici che mancavano della conoscenza pratica necessaria e che probabilmente furono completamente realizzati proprio grazie alla collaborazione e alle scoperte degli scienziati italiani nell’ambito delle riunioni dell’RS/33. Nel 1941, per esempio fu trovato, dopo anni di tentativi inconcludenti, un propulsore a reazione, basato sugli studi di Giovanni Belluzzo, capace di far volare il Messerschmitt Me 262, un jet ultra-veloce ad “Ala a freccia” che però la Luftwaffe utilizzò per missioni di bombardamento e non di caccia, diminuendone sensibilmente il potenziale bellico. L’Ala Volante di Giovanni Pegna fu invece utilizzata sugli Horten Ho 229, il cui progetto finale (Ho 229 - V3) fu rubato dalle spie americane nel 1945 ed è all’origine della progettazione degli Stealth, gli aerei “invisibili” che l’US Air Force ha fatto debuttare nel 1999 nella Guerra alla Jugoslavia. Un’altra applicazione delle conoscenze probabilmente ottenute sempre dagli studi dell’RS/33, riguarda lo sviluppo delle famigerate V7, le famigerate armi teleradio-comandate di forma discoidale, i cui spostamenti in cielo ricordavano il volo delle libellule e che potevano alzarsi in volo verticale, curvare ad angolo retto e raggiungere velocità elevatissime, ovvero azioni che nel nostro immaginario, ancora oggi, appartengono al mondo della fantascienza. L’Haunebu invece era un altro disco volante, la cui forma ricordava quella del cappello da prete, capace di spostarsi come un elicottero ma anche a zig-zag velocissimi, molto simile al Discomet di progettazione italiana. Infine c’era il “Verti-jet”, in realtà uno scheletro di disco volante, ma la cui forma è del tutto simile a quella del lander “eagle” costruito per lo sbarco sulla Luna.

Se non per vere realizzazioni pratiche, c’è da dire che quegli studi furono di sicuro fondamentali per la cinematografia americana…

La scoperta più inquietante e discussa, a tutt’oggi, proveniente dagli studi dell’RS/33, di cui non si hanno prove certe della reale esistenza, era comunque il Raggio della Morte di Guglielmo Marconi.

Il Raggio della Morte

I primi tentativi di utilizzo dell’energia elettromagnetica a scopo militare, risalgono ai primi anni 20, ma solo negli anni 30, a seguito delle scoperte di Nikola Tesla, fu progettata un’arma, chiamata “Teleforce”, in grado di diffondere attraverso la repulsione elettrostatica, fasci di particelle cariche. Il risultato era potenzialmente devastante, ma nessun governo ebbe il coraggio di finanziare la costruzione di quella super-arma, che nei sogni di Tesla, avrebbe dovuto porre fine a qualsiasi guerra. Di questa arma, in realtà, non esiste altro che supposizioni e pochi manoscritti conservati al Museo di Belgrado. Si narra comunque che Guglielmo Marconi avesse raggiunto risultati simili, ma che avesse poi distrutto tutta la documentazione in seguito ad un colloquio avuto con Pio XI. Per questo molti ritengono che questa notizia fosse solo frutto della propaganda fascista, anche se ad Essen, Acilia, Anzio ed Orbetello, furono condotti degli esperimenti raccontati dallo stesso Mussolini al giornalista Ivanoe Fossati:

«Sulla strada di Ostia, ad Acilia, [Marconi] ha fermato i motori delle automobili, delle motociclette e dei camion. Nessuno sapeva rendersi conto dell’improvviso guasto. L’esperimento venne ripetuto sulla strada di Anzio con i medesimi risultati. Ad Orbetello, due apparecchi radio-comandati vennero incendiati a duemila metri di distanza!»(Benito Mussolini, 20/03/1945, Lago di Garda).

Nell’estate del 1939, ad Essen, in Germania, si racconta che improvvisamente tutto ciò che era elettrico si fermò: tram, orologi, automobili che addirittura non potevano suonare il clacson!

Di quell’arma, in ogni caso, non esiste alcuna prova documentale.

Sempre dalle note di Mussolini, ci è dato sapere che Pio XI: «lo sconsigliò[Marconi] di rivelare una scoperta così micidiale. Io rimasi esterrefatto. Gli dissi che la scoperta poteva essere fatta da altri e usata contro di noi, contro il suo Popolo. Avevo fiducia di poterlo convincere. Invece Marconi moriva improvvisamente» (B. Mussolini).

E così, del Raggio della Morte, non possiamo dire nient’altro di ciò che è stato raccontato da voci.

Ci domandiamo, però, per quale motivo Mussolini, a guerra ampiamente persa, consapevole che non ci fossero più alternative al tragico, prevedibile epilogo, avrebbe dovuto divulgare un’informazione simile, sapendo per altro che il progetto non era più recuperabile. Il dubbio resta irrisolto.

Considerazioni finali

Guglielmo Marconi, insigne scienziato, premio Nobel per la Fisica, negli anni 20 sosteneva l’esistenza di forme di vita extra-terrestre: «Noi riceviamo occasionalmente dei segnali che potrebbero provenire da un punto situato fuori dal Globo Terrestre. Abbiamo osservato che questi segnali formano delle lettere, di cui alcune, e particolarmente tre punti della lettera S, vengono ripetuti con maggiore frequenza delle altre».

Alfredo Lissoni, nell’articolo indicato nella bibliografia, scrive:

«Nel 1973 nella sala della Caxton Hall di Londra l’astronomo scozzese Duncan Lunan presentava ai colleghi un diagramma di echi radio (LDE) captati nel 1928 dal professor C. Stoermer in Norvegia. Gli echi erano, secondo Lunan (e secondo l’astronomo Bracewell, che li aveva studiati nel 1960) delle radiofrequenze terrestri che erano state captate dagli alieni e reinviate sulla Terra con una serie precisa di pause (”ritardi”) a mo’ di messaggio intelligente, un po’ come nel film “Contact. Secondo Lunan gli echi erano stati rispediti ritardati sulla Terra da una sonda extraterrestre partita tredicimila anni fa da Epsilon di Boote. Al di là della bonta di queste conclusioni, ciò che mi ha molto meravigliato è stato scoprire che Marconi - capo del Gabinetto RS/33 e convinto assertore dell’esistenza di comunicazioni aliene - fosse assolutamente al corrente dell’esistenza di questi radiomessaggi!».

Che cosa fosse quell’oggetto rinvenuto nei boschi del varesotto, allo stato attuale delle cose è impossibile da stabilire. L’interesse per quel ritrovamento era comunque alto nelle cancellerie di tutte le nazioni in guerra, visto e considerato che spie russe e americane, al termine della guerra, dedicarono molta attenzione alla ricerca di eventuale materiale residuo e ciò che fu effettivamente recuperato, fu poi usato per la realizzazione dei prototipi Galonska (URSS) e Omega (USA). Molto probabilmente si trattava di un prototipo d’arma appartenente ai francesi, o agli inglesi, come molti suppongono, sfuggita al controllo durante un’esercitazione e precipitata accidentalmente in territorio italiano.

La suggestione però di queste sere d’estate, trascorse a guardare il Cielo dalle località di mare o di montagna, fa invece immaginare che l’Ufo di Vergiate fosse veramente un oggetto volante di provenienza aliena, da cui furono tratte scoperte che rivoluzionarono l’aeronautica mondiale. In fin dei conti, la misurazione dell’universo è una dimensione che le nostre capacità umane non riescono a quantificare neanche con la fantasia. Perché, quindi, l’arroganza di credere che non esistano altre forme di vita, in questo spazio infinito, di cui quasi nulla conosciamo, se non ciò che vediamo appena fuori dal nostro piccolo balconcino?

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Bibliografia:

* Stefano Calcaterra, “La Malpensa - Bonifica Tosi e diretto dominio di Alessandro Manzoni”, in Rassegna Storica del Seprio, Gallarate, vol. III, 1940

* www.cun-italia.net

* Pinotti Roberto, Lissoni Alfredo - Mussolini e gli U.F.O., Idea Libri, Bologna, 2001.

* Pinotti Roberto, Lissoni Alfredo - Gli X-Files del Nazifascismo, Idea Libri, Bologna.

* Pinotti Roberto - UFO scacchiere Italia, Mondadori Milano 1992.

* “Trovato l’hangar del disco” tratto da: UFO - Notiziario di Novembre 2000 - Articolo di Alfredo Lissoni (si può trovare facilmente su internet con una ricerca su Google: ricostruisce con tecnica investigativa basata su fonti e testimonianze dirette, lo scenario che portò alla creazione del Gabinetto RS/33 analizzando inoltre compiti, funzioni, personalità coinvolte e studi effettuati).

* Supplementi num. 23/24/25 del quotidiano La Provincia di Varese: “I Misteri di Varese”. A cura di Michele Gazo.

* “Enimmi della scienza moderna” - E. Roggieri - Hoepli, 1930. (alcuni capitoli sono dedicati ai progetti dei Fleigende Scheiben)

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