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Salviato tra passato e futuro


Lucaweb

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di Massimo Turconi

Ezio Salviato, il nostro personalissimo "eroe dei due mondi", torna a casa. Il grande appassionato di pallacanestro che Varese ha "prestato" per qualche anno al grande mondo, quello di Milano, ripercorre i suoi passi e riabbraccia la sua città. Il suo piccolo mondo antico. Quello in cui è cresciuto respirando pallacanestro, mangiando retine, bevendo time-out.

Vi torna in tante vesti. In qualità di sponsor, sostenitore e amico sia della Pallacanestro Varese, sia della famiglia Castiglioni.

La nostra chiacchierata con Salviato parte proprio da questo viaggio a ritroso e dalle motivazioni che, di nuovo, lo hanno spinto in direzione Sacro Monte.

«A rimettere in circolo tutto è stato, come al solito, la passione per il basket. La stessa passione che qualche stagione fa, per motivi assolutamente casuali, mi avvicinò a Milano. Lo stesso entusiasmo, anzi, pure di più, che adesso, seguendo fortissime ragioni di cuore, mi ha richiamato a Varese».

- Com’è stato lavorare a Milano?

«Il mio ciclo all’Olimpia Milano, concluso qualche tempo fa, è stato bello e, a tratti, davvero entusiasmante per la sensazione, certamente appagante, di aver contribuito a salvare una società che ha fatto la storia del nostro basket e per i risultati ottenuti. Il ricordo della finale scudetto disputata contro la Fortitudo, che poi la vinse con quell’incredibile tiro da 3 punti di Douglas, è indelebile e riempì di gioia non solo il sottoscritto, ma anche tutti coloro - Galliani, Moratti e tanti i altri nomi prestigiosi - che parteciparono a quell’annata esaltante. Tuttavia quel periodo rappresenta il passato recente perchè, permettemi di sottolineare con forza quest’ultimo concetto temporale, il mio passato remoto si è sempre coniugato con Varese. Con la Pallacanestro Varese, nei primi anni ’60, ho partecipato ai campionati giovanili e a questa società sono rimasto legatissimo. Passato e presente si intrecciano strettamente con la consapevolezza che, talvolta, nei percorsi della vita, si possono aprire e chiudere parentesi. Anche gradevoli. Esattamente quello che è successo al sottoscritto con Milano».

- Dunque, cosa si attende da questa nuova avventura varesina?

«Prima di tutto vorrei mettere in luce la positività dell’ambiente.

Ho trovato persone che sono mosse dall’entusiasmo e, come me, hanno dentro il sacro fuoco della pallacanestro. Mi riferisco alla splendida partecipazione della famiglia Cimberio, all’ingresso di uno sponsor di prestigio come la Sisal e di tante altre aziende che hanno deciso di sostenere il gruppo con aiuti concreti. Penso si siano creati i presupposti ideali per lavorare bene e in tranquillità. Tutto ciò senza parlare del pubblico del PalaWhirlpool».

- Parliamone, invece...

«Beh, è cosa nota che tutto il mondo del basket invidia una piazza calorosa come quella di Masnago per la quale il basket è una religione. A Milano, nel corso delle riunioni del consiglio di amministrazione, si guardava con ammirazione al pubblico varesino, partecipe e sempre presente, e con un pizzico di delusione a quello milanese che si muove in massa solo per i grandi eventi o se attratto da nomi altisonanti. Di fatto, lavorare e smuovere Milano è davvero difficile perchè la città, abituata al calcio, vuole vedere solo vittorie e superstar, mentre a Varese, fortunatamente, si respira a pieni polmoni l’amore per il gioco e il profondo affetto per società e giocatori».

- Quali le sue previsioni per la stagione che va ad iniziare?

«Da neopromossa è giusto tenere un profilo basso, ma io vedo una Cimberio possibile rivelazione della stagione. Ha i mezzi per farlo e poi – conclude Salviato - certe vibrazioni positive le sento nell’aria…».

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