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Soragna teme il pubblico


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di Massimo Turconi

Sulle qualità del giocatore non ci sono mai state discussioni. Su quelle dell’uomo, stiamo parlando di Matteo Soragna, guardia-ala dell’Angelico Biella che domani sarà ospite a Masnago, potremmo davvero parlare per giorni perché lungo i suoi 195 centimetri si sviluppa una bella miscellanea di intelligenza, acume, umiltà, determinazione, chili di senso pratico, carattere, autoironia e “sense of humor”.

Messo alle spalle un quinquennio di alto profilo con la Benetton Treviso, l’estate scorsa Soragna ha ripercorso passi di gioventù tornando nella società che l’aveva lanciato nel grande basket. Chiedergli il motivo è il minimo.

«Ragioni molto semplici - spiega Soragna -. Il contratto era giunto alla scadenza e la Benetton ha preferito scegliere altre strade. Ma Treviso è storia passata, il presente è Biella: una società e un ambiente che conosco bene e ho sempre apprezzato per la forza delle idee e per la serenità con cui sono state portate avanti. Da queste parti, pur procedendo un passettino per volta, non si sono mai fermati alzando gli obiettivi anno dopo anno: salvezza, playoff, entrata nelle Coppe. Una società che mi somiglia: solida, pragmatica, sostenuta da ambizioni sempre calate nelle realtà. Senza inseguire sogni impossibili».

Accennava a Biella che con accortezza e serietà continua la sua scalata. Centrati playoff e accesso alle coppe europee, ora si tratterà di alzare ancora l’asticella...

«Non la vedo in questi termini e sarebbe un grave errore accelerare i tempi di crescita. L’importante per una società come Biella è stabilizzarsi, maturare la necessaria esperienza, anche a livello internazionale, e capire che cosa possa servire per salire ancora la scala. In questo senso l’Eurocup dovrà essere solo un mezzo per crescere».

A proposito di verifiche, che cosa pensa del suo ex compagno Niccolò Martinoni. il quale si sta mettendo alla prova al piano di sopra?

«Non mi stupisce aver ritrovato Nick in serie A. Sono contento che stia avendo una chance a questo livello perché già alla Benetton aveva dimostrato grandissima mentalità, voglia di lavorare e di diventare un giocatore vero. A Treviso ricordo un ragazzino che in palestra si sbatteva come un matto, incassava colpi duri senza mai lamentarsi e per il suo comportamento, sempre serio, aveva guadagnato la stima di tutto lo spogliatoio. Certo, sotto il profilo atletico non è un fulmine di guerra ma ha la testa giusta per superare questo gap e diventare un elemento importante».

E domani a Varese chi la spunterà?

«Difficile rispondere perché noi, dopo aver battuto la Virtus Bologna, vogliamo dare il via alla prima striscia vincente della stagione. Ma Varese, si sa, con un pubblico che dà sempre grande carica, cambia sempre passo e volto».

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