Jump to content

Resistenza azzurra


Lucaweb

Recommended Posts

di GIANCARLO PIGIONATTI

Che gli importa di Aradori e Martinoni, se non è più il cittì della Nazionale?

Carlo Recalcati, nel parterre di Masnago, raccoglie la provocazione e la rilancia, come si fa con la prima pietra, nell'aspettare una seconda che non nasconda, in pubblico, la mano di chi l'ha tirata: «Che io non sia più il cittì, lo hanno scritto i giornali e lo pensano alcuni dirigenti federali. Anzi me l'hanno comunicato ma, ufficialmente, nessuno mi ha licenziato né tantomeno io ho intenzione di andarmene».

- Restano però le figuracce della tua Italia, non puoi negarlo, nemmeno arrampicandoti sugli specchi e, in questi casi, si sa, chi paga è l'allenatore. Caro Carlo, rassegnati e benvenuto nel mondo dei pensionati, puoi sempre fare opinione...

«Pensionato sarai tu. Ancora, e contrattualmente, faccio parte della Nazionale».

- Ma la notizia è nell'aria, qualcuno ha già fatto il nome del possibile sostituto indicando Pino Sacripanti...

«Sarà anche così ma prima mi devono liquidare alla luce del sole».

- Cioè passare sopra il tuo cadavere...

«Qualche cosa di simile. Se non mi dimetto, tocca a Dino Meneghin licenziarmi, mentre egli vorrebbe un'uscita di scena morbida, di comune accordo».

- Una separazione consensuale che non lasci ruggini né, peggio, veleni. E' così?

«Probabilmente sì. Capisco l'opportunità di una soluzione indolore ma Meneghin, che ha la mia relazione tecnica e morale del pessimo esito di quest'estate e la programmazione futura con relativi raduni, dovrà prima spiegarmi alcune cose, quindi convincermi di lasciar perdere. Oppure dovrà mettermi alla porta».

- E la Federazione dovrà pagarti sino all'ultimo centesimo: questione di soldi?

«Non sono un tipo venale, ma se mi fanno arrabbiare, lo divento. Chiamalo, se vuoi, principio, contrattuale».

Stavolta Recalcati non molla, fa il duro e, conoscendolo bene, evidentemente non gli va di passare per l'unico colpevole del fallimento azzurro o, peggio, per il più "fesso della compagnia", avendo lavorato sempre con serietà e scrupolo nonostante i recenti risultati che, in realtà, gli consigliano un'attività più distensiva, come la pesca sul Lario.

Per fare un po' la sua parte, adorando pure l'intoccabile Dino Meneghin, va detto che questa Nazionale non ha uno straccio di leader e nemmeno un grande regista, ben riflettendo il sistema campionato che vede gli italiani, almeno nei club più potenti, come uomini di fatica o comprimari, anche se in realtà non mancano i talenti, basti pensare a quelli emigrati negli Stati Uniti. E se uno, come Andrea Bargnani, stella dei Toronto, spara a zero sul cittì, evidentemente avrà avuto buoni motivi per farlo.

- Non solo ma se vale la regola del "chi tace, acconsente", dove sta la replica di Recalcati?

«Non ho ribattuto a Bargnani semplicemente per una questione di stile e di equilibrio, non mi mancavano gli argomenti per contestare le sue accuse ma non ho ritenuto corretto farlo in piazza, avendo fatto a suo tempo una puntuale relazione degli eventi che riguardano la squadra, quindi anche Bargnani, reprensibile in campo e fuori. La verità è che se un asso della Nba non rende secondo le attese e le previsioni, la colpa - continua Recalcati - finisce tutta sulle spalle di chi lo guida, mentre proprio in quel tipo di campionato si può perdere più volte senza alcun peso né conseguenze. In altri termini, nella Nba si impara più a perdere che a vincere, mentre in un campionato europeo la durezza dei confronti, da stress di risultato, non ammette leggerezze né supponenze. Mancano i leader? Uno è certo e ha testa e carattere ma era fuori: già, l'assenza di Gallinari ha pesato come un macigno. Una scusa? Basta il suo solito e noto rendimento per dar credito a recriminazione e rimpianti».

Su un punto, ricordando l'oro di Parigi, quindi i fallimenti di Sabonis, Kukoc e Divac nelle loro Nazionali, avversarie degli azzurri, bisogna dar ragione all'allenatore della Stella di Varese, anche se, ora come ora, non può restare al suo posto a dispetto di chi ritiene giusto voltare pagina per cominciare una stagione nuova, senza vecchi tarli...

«Devono solo prendersi la responsabilità di un atto nei miei confronti, avendo il sottoscritto un contratto che scade nel 2010, rinnovabile pure a qualificazioni ottenute. Staremo a vedere...».

Recalcati potrebbe finire come Mancini, a spasso ma pagato dall'Inter: tutto è possibile, nel frattempo egli si comporta da cittì osservando partite e giocatori, aspettando forse quella riconoscenza che gli è dovuta per trionfi azzurri, a dir poco magici e sorprendenti, oggi però dimenticati.

Link to comment
Share on other sites

×
×
  • Create New...