Lucaweb Posted December 17, 2009 Share Posted December 17, 2009 di GIANCARLO PIGIONATTI Già gli avevano segato la panchina, eppure era rimasto al suo posto. Dispetto per l’esonerante o mancanza di amor proprio? Nulla di simile per Carlo Recalcati, disposto a lasciare la Nazionale uscendo dalla porta principale e non da una finestrella di servizio. Così è accaduto giorni fa, pure con una buona uscita. Almeno abbiamo ragione di credere per dire d’una bella sommetta come contentino. Questione di principio per l’allenatore della Stella di Varese il quale, però, non conferma il particolare, se non addirittura lo nega, probabilmente costretto da una scrittura che ha fissato le condizioni del suo addio e che deve rispettare, se non si vuol beccare una penale. Recalcati, tempo fa, su queste colonne, in confidenza con chi scrive, manifestava resistenza, anche a costo di sembrare venale per effetto di un contratto garantito sino alla fine del 2010. Ripreso dalla Federazione per queste sue considerazioni da "braccio di ferro", egli ha continuato a comportarsi come prima rispettando quei programmi azzurri che s’era dato, a tal punto da sembrare irrispettoso dei suoi datori di lavoro (i federali) che non sapevano come levarselo dai piedi. Il momento, però, è arrivato giorni fa attraverso il solito comunicato, da copia e incolla, come usano tutti i club nell’annunciare un siluramento illustre, ringraziando sentitamente il "trombato" e augurandogli buona fortuna. Una fine pilotata, non c’è dubbio, ma inevitabile per una panchina arrugginita, rovinata da clamorosi insuccessi, dopo stagioni di trionfi storici, pure stupefacenti, come il secondo posto da medaglia d’argento alle Olimpiadi di Atene. D’ora in poi Recalcati verrà a Masnago da semplice tifoso, in fondo lo era già prima, pur dovendo visionare tutti gli azzurrabili in campo. Già, Varese. Dove, magari un giorno, potrebbe tornare da allenatore, riaccarezzando quella Stella che sta sulle maglie e che è anche sua. Prima, però, aspetta e spera. Oggi come oggi Pillastrini, eccepibile ma indiscutibile, è l’allenatore ideale per un club e una squadra che dà spazio anche ai giovani, auspice e artefice il tecnico. Lo stesso Recalcati stima il collega, "abile nel costruire un gioco per gli atleti che ha a disposizione e capace di ottenere nel tempo il massimo da ciascuno, anche se giovane e inesperto, quindi dal gruppo". Ma nella vita non si sa mai. «Certo, se un giorno Varese mi proponesse d’allenarla, sicuramente - spiega l’ex cittì - sarei lusingato per una serie di ragioni, innanzitutto per il valore che hanno nella mia carriera e nella mia vita i miei trascorsi biancorossi. Non è certo un caso se un canturino, come me, è tifoso di Varese». A Carlo, peraltro, piacerebbe un’avventura all’estero sulle orme di Messina e Scariolo, possibilmente in Spagna, almeno così confidava anni fa: «Ma anche in Russia mi andrebbe bene, non ho preferenze geografiche». Nel frattempo è a spasso. In attesa di panchine che saltano? «Questa per me sarebbe un’avventura nuova. L’accetterò, se mi capiterà? Dipenderà da una serie di condizioni, a nessuno dico no prima». Una cosa è certa, seppur in un’età al limite della pensione, Recalcati non farà il nonno di professione: non si sente "rinco" potendo ancora mettersi in discussione e in gioco come persona e come tecnico, vieppiù arricchito da grandi esperienze azzurre. Un’ultima curiosità, anche se non è più un cittì ma lo è stato sino a pochi giorni fa: se fosse nei panni di Lippi, come si comporterebbe con Cassano? «Calcio e basket sono due mondi diversi, non conosco questa storia nelle sue spigolature ma, sommariamente, potrei essere d’accordo con Marcello il quale, tenendo all’interesse della Nazionale, non si sta certo divertendo nell’ignorare il sampdoriano la cui esclusione scaturisce da una "summa" di motivi. Certo è che Lippi ha avuto tempo e modo di riflettere, mettendo pure nel conto, suo e in negativo, il rischio di un’impopolarità, persino da linciaggio, qualora dovesse mancare certi risultati nel prossimo Mondiale. E se così ha deciso, più di un motivo sta dietro a questa sua scelta così forte. Ad altre storielle non credo». Vuol dire che Lippi ha messo nel conto tutti i "pro" e tutti i "contro"? «Nel caso di un valore aggiunto, qual è Cassano, s’usano sempre soppesare pregi e difetti (perché anche un fuoriclasse ne ha) per valutarli nell’insieme al fine di capire se il giocatore in questione sia compatibile o no con il gruppo. Io, per esempio, avevo Pozzecco che portai alle Olimpiadi ma che lasciai a casa prima degli Europei. Due decisioni diverse per squadre diverse nelle quali calare l'uguale Gianmarco». Resta da capire la differenza tra il prode Cassano, delizioso suggeritore ma scarso goleador, e il magico e crepitante Pozzecco. Già, ma calcio e basket sono troppo diversi. Link to comment Share on other sites More sharing options...
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