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Tusek: «Altro che salvezza...»


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di Massimo Turconi

125, 185, 360. Chili fa. Numeri che, per Marko Tusek, ala-pivot della Cimberio, identificano il passato. Uno ieri che noi ricordiamo piuttosto bene. Un salto all’indietro riferito a quando Tusek, giovane, clamorosamente aitante e grosso da far paura, vestiva la maglia della Pepsi Rimini. Oggi Tusek, che non è certamente diventato una Silfide e non si sognerà mai di ballare nel "Lago dei Cigni", è un giocatore diverso che tutto il popolo di Masnago sta imparando ad apprezzare e, visto domenica scorsa contro la Carife Ferrara, ad applaudire.

«A 24 anni - ricorda Tusek - appena arrivato in Italia, pesavo 125 chili, tutti di muscoli garantiti al 100%, ed ero letteralmente catturato dal lavoro con i pesi. Col bilanciere sollevavo 185 chili alla panca e alla poliercolina ero arrivato, come massimale, a 360 chili di squat. Altri tempi, altro fisico ma soprattutto altra età. Oggi, pur lavorando ancora tanto in sala pesi, scelgo esercizi che privilegiano la forza esplosiva e la reattività perché è importante essere grossi, ma ancor più decisivo è essere forti e rapidi».

- Harold Jamison, centrone di Ferrara, alla lunga ha sofferto la sua marcatura...

«E’ giusto rimarcare come, prima delle mie "cure", il lungo americano abbia avuto un duro impatto anche contro Galanda il quale, inizialmente, su Jamison ha fatto un lavoro straordinario. Gek è stato davvero molto bravo perché, contrastandolo fisicamente, gli ha negato i primi quattro tiri, togliendolo praticamente dal gioco e quindi dal ritmo-partita. Poi è doveroso elogiare tutto il lavoro di squadra che, puntualmente, ci ha dato una mano a contenere i movimenti del lungo bianconero».

- Lei, intanto, dopo il 7/7 al tiro realizzato contro gli estensi, si è guadagnato i primi applausi a scena aperta di Masnago e i complimenti di Pillastrini.

«Da quando sono a Varese ho perso sei chili, sono in costante miglioramento e, allenamento dopo allenamento, sento crescere la condizione fisica e tecnica. Per ora, coach Pillastrini mi ha affidato essenzialmente compiti da centro puro, chiedendomi di giocare di più spalle a canestro, ma una delle mie caratteristiche è quella di poter aprire la difesa anche con i tiri dall’arco e, appena sarò più in palla, nel sistema del nostro allenatore potrò giocarmi le mie carte anche dal perimetro.Vivo a Podgorica, in Montenegro, insieme a mia moglie Elena e in questo periodo mi sono allenato con una buona squadra come il Buducnost. Allenarsi e basta però non è sufficiente poiché il clima partita è completamente diverso e mi servirà ancora un pizzico di tempo per arrivare al top della forma dal quale, a sensazione, non solo poi così distante».

- Così come, dopo la convincente prova offerta contro Ferrara, non dovrebbe essere distante dalla riconferma...

«Di queste cose non voglio parlare, ma sapete benissimo che, fin dal mio arrivo a Varese, ho dichiarato pubblicamente che non consideravo la Cimberio una tappa di passaggio. Vorrei fermarmi qui e combinara qualcosa di buono per questa squadra consapevole che i primi passi sono nella direzione giusta».

- Una strada che domenica vi porterà dritto nella tana del lupo, ovvero dell’imbattibile Siena...

«E’ una squadra incredibile per come sta triturando tutti gli avversari ed è chiaro che sarà la grande favorita. Ad ogni modo, anche se è banale dirlo, si partirà da zero a zero e per una squadra come Varese accettare la sfida sarà il minimo».

- Anche lei, in fondo, dopo una lunga carriera in top-team da Eurolega, scegliendo Varese ha accettato la sfida con una squadra che punta alla salvezza...

«E qui mi sa che vi sbagliate: se questa Cimberio continua a lavorare così, senza altri infortuni e mantenendo questo bel clima in campo e fuori, può pensare a qualcosa che vada oltre la salvezza».

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