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Integro, perche' seguendo per forza di cose la CNN non posso fare a meno di interessarmi di due cose che vengono bombardate ad ogni ora: Tiger Woods ed il suo pisello irrefrenabile e la Toyota.

Tralasciando il piccolo satiro abbronzato (patetico e in malafede, comunque), veniamo a Toyota.

Siamo in presenza veramente di una autentica operazione di deicidio. Toyota, per anni modello di qualsiasi cosa vogliate adesso e' totalmente carne di porco. Presa per il culo in ogni show possibile e immaginabile (Letterman, che mi piace seguire, la sputtana ogni sera), sottoposta ad un linciaggio a colpi di interviste strappalacrime a ex clienti spatasciatisi sui platani degli States (non tutti per la verita'), oramai e' sinonimo di incompetenza e soprattutto di pericolosita'.

Toyota ed il suo presidente sono ad un passo dalla distruzione mediatica.

Ora due considerazioni

a. Gli USA sono in PESSIMA FEDE. Loro ovviamente non hanno MAI amato le case giapponesi, se le sono sempre e solo fatte andare bene perche' incontrovertibilmente meglio delle americane. Ora siamo al redde rationem e pestano come fabbri, non essendo un popolo che ha "uso di mondi" o capacita' di discriminare le sfumature di grigio . Questo "Daje ar giapponese" infatti non fara' di GM, Chrysler o Ford aziende migliori o piu' competitive....ma questo non e' per loro cosi' chiaro.

b. Vedremo tutto questo tentativo, anche del guerrafondaio uomo immagine che siede alla casa bianca, di far secca Toyota quanto filtrera' nei numeri di vendita. Perche' se e' vero che hanno fatto molteplici cazzate, ogni giorno ne esce una nuova, non e' mica detto che non rimangano una delle piu' serie ed affidabili aziende da cui comprare un'auto. Soprattutto in un contesto competitivo non esattamente di eccellenza come quello automotive.

Quoto.

Gli americani nel denigrare gli "altri" sono sempre stati dei maestri.

Toyota rimane una delle piu' serie ed affidabili aziende da cui comprare un'auto. General Motors, Chrysler e Ford sono già fallite da un pezzo.....

  • 4 weeks later...
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Lutto nazionale in Svezia. Comunque, male quando un marchio storico e forte finisce in mano cinesi.

Guest Paul The Rock
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Il passaggio della Volvo ai cinesi mi mette addosso una tristezza assoluta... :D-_-

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In realtà sulla pelle degli svedesi possiamo osservare con attenzione un fenomeno che sarà determinante per capire il nostro futuro, ovvero: quando un cinese compra un brand occidentale, cosa succede alla immagine del brand? E alle capacità produttive?

Se le risposte sono "Nulla" e "Niente" siamo fatti. Ma io confido nel fatto che qualcosa succederà.

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In realtà sulla pelle degli svedesi possiamo osservare con attenzione un fenomeno che sarà determinante per capire il nostro futuro, ovvero: quando un cinese compra un brand occidentale, cosa succede alla immagine del brand? E alle capacità produttive?

Se le risposte sono "Nulla" e "Niente" siamo fatti. Ma io confido nel fatto che qualcosa succederà.

Speriamo. Se no siamo fottuti veramente.

  • 2 weeks later...
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Fiat-Chrysler

INDISCREZIONI SUI PIANI STRATEGICI

Pubblicata il 14/04/2010-Quattroruote

La nostra ricostruzione della futura monovolume compatta di Fiat.

Mancano solo sette giorni alla presentazione del piano strategico quinquennale della nuova Fiat. Il 21 aprile, al Lingotto, Sergio Marchionne illustrerà le sue strategie per riuscire a raggiungere l'ambizioso obiettivo di produrre, insieme al Gruppo Chrysler, fra i 5,5 e i 6 milioni di veicoli nel 2014. Nel 2009, Fiat Group ne ha venduti 2,3, Chrysler 1,3. Via via che la data fatidica si avvicina si moltiplicano le indiscrezioni. "Automotive News" ha provato a mettere insieme quel che si sa fino a oggi e noi lo integriamo con le nostre informazioni.

Obiettivo mondo. Un'espansione di questa portata non può certo passare solo per l'Europa e gli Usa. Negli ultimi tempi, Marchionne ha stretto alleanze in tutto il mondo: oltre che con Chrysler, con Sollers in Russia, Guangzhou in Cina e Zastava in Serbia. Inoltre il Gruppo Fiat punta a incrementare ulteriormente la sua quota di mercato in Brasile - dal 2009 primo mercato per il Lingotto - e pensa anche a un'utilitaria low cost per l'India.

La 500ona. Per quanto riguarda i modelli, sono in arrivo novità succose anche per l'Italia, quasi tutte frutto dell'allenza con Chrysler. Innanzitutto arriverà quella che noi abbiamo svelato in anteprima sul numero di "Quattroruote" in edicola, chiamandola 500ona, vale a dire una piccola monovolume con le sembianze della 500: nella versione a cinque posti sostituirà l'Idea e in quella a sette prenderà il posto della Multipla. Quella a cinque posti sarà probabilmente venduta anche in America, con il marchio Fiat.

Gamma Alfa. Per l'Alfa Romeo, Marchionne ha in serbo un piano di rilancio piuttosto ampio, che dovrebbe portare alla costituzione di una gamma quasi completa, la cui componente medio alta sarà basata sui modelli Chrysler. Infatti, ad eccezione di una crossover compatta, che dovrebbe nascere su base Giulietta, le altre Alfa - l'erede della 159, sia in versione berlina sia station wagon, una crossover grande, nonché la sostituta della 169 - nasceranno in cooperazione con Chrysler in America e da lì saranno importate in Europa e in altri mercati.

Piccole Lancia, grandi Chrysler. Cambiamenti, invece, sui piani Lancia. Stando ad "Automotive News", il 21 aprile Olivier François, responsabile di Lancia e Chrysler, annuncerà una nuova distrubuzione dei due marchi sui vari mercati. Sembrava che il logo Lancia dovesse sopravvivere praticamente soltanto in Italia, mentre nel resto dell'Europa sui modelli congiunti Lancia-Chrysler lo scudetto italiano avrebbe lasciato il passo allo stemma alato americano. Invece, pare che ora il badge Lancia apparirà ovunque sui modelli più piccoli - Ypsilon, Musa, Delta - mentre quello Chrysler sarà riservato alle vetture derivate dalla Sebring e dalla grande 300C, nonché alla monovolume Voyager. L'Italia e il Regno Unito costituiranno le eccezioni alla regola: da noi saranno tutte Lancia, Oltremanica tutte Chrysler.

MultiAir diesel. All'assemblea del 21 aprile, il Gruppo Fiat farà anche un altro annuncio, probabilmente il più importante a livello tecnico da parte di un'azienda che ha scritto diverse pagine della storia dei motori diesel: la tecnologia MultiAir sarà applicata anche ai motori a gasolio. Grazie al sistema di attuazione elettroidraulica delle valvole, Fiat dovrebbe riuscire ad abbassare le emissioni di NOx e dunque a raggiungere l'omologazione Euro 6 senza fare ricorso ad additivi, come fanno alcune Case tedesche, per esempio la Mercedes con il BlueTec.

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Fiat Group Automobiles

LE FIAT (E NON SOLO) DEL FUTURO

Pubblicata il 21/04/2010

I nuovi modelli del Gruppo Fiat saranno ben 34, dei quali 13 prodotti nell'area Stati Uniti, Messico e Canada; diciassette i restyling previsti da qui al 2014. Ecco, anno per anno, che cosa ci prospetta il piano di Sergio Marchionne per il prossimo quinquennio.

2010. Quest'anno, oltre al lancio della Giulietta e della Doblò, vedrà il debutto della nuova Jeep Grand Cherokee. Usciranno di scena la Fiat Seicento, la Punto, la Croma, la Multipla, l'Ulysse, la Lancia Phedra, l'Alfa Romeo 147 e la GT. Escono di scena anche Albea e Siena (non commercializzate in Italia).

2011. Il prossimo anno arriverà la nuova Fiat Panda (ed è previsto il restyling della Linea, commercializzata nel Sud America). In questo periodo è previsto anche il lancio della nuova Lancia Ypsilon. Dagli States, arriverà una Suv inedita su base Dodge Journey commercializzata con il marchio Fiat, più le Chrysler 300 C e Grand Voyager completamente rinnovate, vendute da noi con lo scudetto Lancia; saranno rinfrescate le Jeep Wrangler, Patriot e Compass. In Italia, termina la produzione delle Alfa Romeo Brera e Spider.

2012. È l'anno del primo restyling delle Fiat 500 berlina e cabriolet (e delle corrispondenti sorelle Abarth) e della Qubo. La Fiat andrà negli Stati Uniti con una compatta della stessa categoria della Grande Punto, una entry level del segmento B - cioè la nuova Palio, costruita in Serbia e destinata al mercato sudamericano - e con la Cinquecentona a cinque posti. La versione a sette posti, che debutterà sempre nel corso del 2012, invece, sarà solo per gli automobilisti europei. Sulla piattaforma Compact nascerà una berlina con il marchio Fiat che sarà distribuita anche sui mercati nordamericano, messicano e canadese. Nel 2012 esce di scena la Lancia Musa e debuttano due modelli inediti con i marchi Lancia e Chrysler: una berlina a due volumi, declinata anche in versione station wagon, e una berlina a tre volumi. Previste sempre nel corso di quest'anno le Alfa Romeo Giulia berlina e Sportwagon (destinate anche agli automobilisti americani), insieme a un'inedita sport utility compatta. La MiTo beneficerà di un aggiornamento.

2013. Nei piani di Marchionne, il 2013 dovrebbe essere l'anno buono per il lancio di una citycar compatta completamente nuova. Esce di scena la Grande Punto e arriva la nuova Punto Evo (anche col marchio Abarth) insieme alla nuova Fiat Bravo, che prende il posto dell'attuale berlina media torinese. La Lancia-Chrysler arriva con una berlina a tre volumi del segmento D e una crossover di analoghe dimensioni. In Casa Alfa Romeo, è la volta della MiTo a cinque porte e della nuova Spider. Le novità del marchio Jeep, infine, comprendono una sport utility compatta e la nuova Cherokee.

2014. La nuova Fiat Panda, quella del 2011, sarà sottoposta al primo restyling, insieme alla sport utility e alla Doblò Panorama. Aggiornamento pure per la nuova Ypsilon e per la Grand Voyager/Phedra. Durante il 2014 sono previste una rinfrescata alle linee dell'Alfa Romeo Giulietta (e a quel punto sarà pronta per debuttare negli Usa) e la presentazione di una grande Suv "americana" con il marchio del Biscione. C.D.G.

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Beijing C-71

LA SAAB CINESE

Pubblicata il 20/04/2010

Hanno modificato leggermente la calandra e il taglio dei fari, ma dalla linea laterale e dal tetto si riconosce immediatamente che la vettura nella foto a lato è una Saab. O meglio era una Saab, perché adesso sarà prodotta in Cina dalla Beijing Automotive che ha acquistato dagli svedesi i diritti di produzione di alcuni modelli. La C-71 sarà una delle novità più importanti (per i cinesi) del Salone di Pechino che aprirà i battenti il 23 aprile.

Da Trollhättan a Pechino. Per chi si fosse perso qualche passaggio in questa intricata vicenda va ricordato che la Saab è da poco stata ceduta dalla General Motors agli olandesi della Spyker, che producono supercar artigianali. I cinesi della Baic, invece, si sono inseriti nella trattativa alcuni mesi prima portandosi a casa solo quello che gli serviva, ovvero pianali, motori e tecnologie delle precedenti generazioni della 9-3 e della 9-5. E ci hanno messo davvero poco a utilizzarli. D.S.

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Fiat Group Automobiles

LE FIAT (E NON SOLO) DEL FUTURO

Pubblicata il 21/04/2010

I nuovi modelli del Gruppo Fiat saranno ben 34, dei quali 13 prodotti nell'area Stati Uniti, Messico e Canada; diciassette i restyling previsti da qui al 2014. Ecco, anno per anno, che cosa ci prospetta il piano di Sergio Marchionne per il prossimo quinquennio.

2010. Quest'anno, oltre al lancio della Giulietta e della Doblò, vedrà il debutto della nuova Jeep Grand Cherokee. Usciranno di scena la Fiat Seicento, la Punto, la Croma, la Multipla, l'Ulysse, la Lancia Phedra, l'Alfa Romeo 147 e la GT. Escono di scena anche Albea e Siena (non commercializzate in Italia).

2011. Il prossimo anno arriverà la nuova Fiat Panda (ed è previsto il restyling della Linea, commercializzata nel Sud America). In questo periodo è previsto anche il lancio della nuova Lancia Ypsilon. Dagli States, arriverà una Suv inedita su base Dodge Journey commercializzata con il marchio Fiat, più le Chrysler 300 C e Grand Voyager completamente rinnovate, vendute da noi con lo scudetto Lancia; saranno rinfrescate le Jeep Wrangler, Patriot e Compass. In Italia, termina la produzione delle Alfa Romeo Brera e Spider.

2012. È l'anno del primo restyling delle Fiat 500 berlina e cabriolet (e delle corrispondenti sorelle Abarth) e della Qubo. La Fiat andrà negli Stati Uniti con una compatta della stessa categoria della Grande Punto, una entry level del segmento B - cioè la nuova Palio, costruita in Serbia e destinata al mercato sudamericano - e con la Cinquecentona a cinque posti. La versione a sette posti, che debutterà sempre nel corso del 2012, invece, sarà solo per gli automobilisti europei. Sulla piattaforma Compact nascerà una berlina con il marchio Fiat che sarà distribuita anche sui mercati nordamericano, messicano e canadese. Nel 2012 esce di scena la Lancia Musa e debuttano due modelli inediti con i marchi Lancia e Chrysler: una berlina a due volumi, declinata anche in versione station wagon, e una berlina a tre volumi. Previste sempre nel corso di quest'anno le Alfa Romeo Giulia berlina e Sportwagon (destinate anche agli automobilisti americani), insieme a un'inedita sport utility compatta. La MiTo beneficerà di un aggiornamento.

2013. Nei piani di Marchionne, il 2013 dovrebbe essere l'anno buono per il lancio di una citycar compatta completamente nuova. Esce di scena la Grande Punto e arriva la nuova Punto Evo (anche col marchio Abarth) insieme alla nuova Fiat Bravo, che prende il posto dell'attuale berlina media torinese. La Lancia-Chrysler arriva con una berlina a tre volumi del segmento D e una crossover di analoghe dimensioni. In Casa Alfa Romeo, è la volta della MiTo a cinque porte e della nuova Spider. Le novità del marchio Jeep, infine, comprendono una sport utility compatta e la nuova Cherokee.

2014. La nuova Fiat Panda, quella del 2011, sarà sottoposta al primo restyling, insieme alla sport utility e alla Doblò Panorama. Aggiornamento pure per la nuova Ypsilon e per la Grand Voyager/Phedra. Durante il 2014 sono previste una rinfrescata alle linee dell'Alfa Romeo Giulietta (e a quel punto sarà pronta per debuttare negli Usa) e la presentazione di una grande Suv "americana" con il marchio del Biscione. C.D.G.

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Un buon piano, IMHO.

Vediamo ora che combinano i rimbambiti dell Fiom-Cgil.........

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Un buon piano, IMHO.

Vediamo ora che combinano i rimbambiti dell Fiom-Cgil.........

Non ho letto nulla oltre a questo.

Ritengo che la risposta dei sindacati dipenda, direi ovviamente, dai numeri sull'occupazione, che non conosco.

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Non ho letto nulla oltre a questo.

Ritengo che la risposta dei sindacati dipenda, direi ovviamente, dai numeri sull'occupazione, che non conosco.

A seconda delle sigle, hanno già posizioni molto diverse....

Fiat offre numeri di produzione in Italia molto elevati, quindi occupazione.

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A seconda delle sigle, hanno già posizioni molto diverse....

Fiat offre numeri di produzione in Italia molto elevati, quindi occupazione.

Le posizioni diverse sono inevitabili.

Penso qualcuno aspetti una certificazione al tuo "quindi occupazione" che io ovviamente spero.

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Marchionne: «Ora accordo su Pomigliano»

di Giorgio Pogliotti

Venerdí 23 Aprile 2010

Senza l'accordo con i sindacati non si possono fare gli investimenti: lo ha ribadito l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne che insieme al neopresidente John Elkann è stato ricevuto ieri mattina dal ministro dello Sviluppo economico. Claudio Scajola ha manifestato «apprezzamento» per il piano che «conferma la centralità dell'Italia» sottolineando che «l'impegno è di aumentare la produzione di auto per garantire la stabilità dell'occupazione e la crescita dei posti di lavoro».

Marchionne si è poi recato a Palazzo Chigi dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta, per illustrare il piano che prevede il raddoppio della produzione auto in Italia (dalle 650mila unità attuali a 1,4 milioni al 2014) e lo spin-off dell'auto, confermando l'ingente impegno finanziario del Lingotto con la richiesta ai sindacati di fare la propria parte: «Faremo più o meno 20 miliardi di euro di investimenti in Italia – ha detto –. Ci vorranno cinque anni per spenderli. Direi che i sindacati si possono accontentare». La prima partita si gioca sullo stabilimento di Pomigliano d'Arco dove, ha aggiunto Marchionne, «ci sono 700 milioni che stanno aspettando che qualcuno decida di mettersi d'accordo». Senza un accordo con il sindacato sulla flessibilità «l'investimento non parte». Mentre per Termini Imerese è confermata la chiusura entro il 2011.

Per Guglielmo Epifani, quello illustrato da Marchionne «è sicuramente un piano di svolta», si tratta di «una sfida nella quale il sindacato deve provare a stare, ma non mi piacciono i ricatti». Il segretario generale della Cgil sottolinea che «il problema vero è trovare una mediazione tra il bisogno dell'impresa, di fronte ad un investimento, di rendere gli impianti più flessibili, e la salvaguardia delle condizioni dei lavoratori, rispetto a turni massacranti, perché il lavoratore è innanzitutto una persona».

Il piano incassa il pieno sostegno di Raffaele Bonanni: «In una situazione di crisi come questa, fino a qualche giorno fa si parlava di pericoli di delocalizzazione della Fiat e invece la produzione viene più che raddoppiata. Con questi investimenti condiziona la produzione di auto in Italia per almeno i prossimi 20 anni». Sulla stessa lunghezza d'onda Luigi Angeletti: «Per noi non c'è né un ricatto, né un atto di arroganza – afferma il segretario generale della Uil –, la richiesta di più flessibilità è logica e normale. Siamo pronti ad aprire un confronto e sono certo che sarà breve e si concluderà positivamente».

Dal versante politico il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, giudica «coraggioso e ambizioso» il piano con «novità importanti», anche se presenta «problemi e qualche zona d'ombra come Termini Imerese», dove «bisogna che la Fiat accompagni la soluzione».

Ma torniamo alla prima sfida, la vertenza di Pomigliano. È necessaria una maggiore flessibilità per assicurare la saturazione degli impianti, secondo l'a.d. di Fiat che ha già annunciato la disdetta delle intese sull'organizzazione del lavoro raggiunte con i sindacati.

Per aumentare la produzione nello stabilimento campano secondo l'azienda servono 3 turni di lavoro su 6 giorni lavorativi.

Oltreché sui 18 turni, lo spostamento della produzione della "nuova Panda" a Pomigliano nei piani aziendali è legato anche all'introduzione di 80 ore l'anno di straordinario, alla riduzione della durata delle pause da 40 a 30 minuti ed allo slittamento dello stop per la mensa a fine turno. Sono questi i principali punti oggetto del confronto con il sindacato che si aprirà la prossima settimana.

Finora Fim, Uilm e Fismic hanno mostrato maggiori aperture, mentre la Fiom ha avanzato forti critiche. «Ci sono diverse criticità – spiega Enzo Masini (Fiom) –. L'organizzazione della produzione su 18 turni coinvolge il sabato e parte della domenica, sia che si concluda la mattina o si inizi la sera, una situazione peggiore rispetto a quella della Polonia dove il week-end si lavorava solo con lo straordinario. Inoltre spostando la pausa a fine turno si dovrà lavorare per 7 ore e mezzo prima di fermarsi per mangiare, nonostante il contratto preveda una pausa dopo 6 ore e 30».

Se la Fiom dice «no ad accordi sotto dettatura», la Fim-Cisl per voce del segretario Giuseppe Farina considera «legittimo che l'azienda chieda più flessibilità a fronte di un sensibile aumento dei volumi di produzione», dichiarandosi «disponibile a ragionare sui nuovi regimi di orario senza pregiudiziali sui 18 turni». Per Farina l'a.d. di Fiat ha usato nei confronti del sindacato «toni anche aspri, un linguaggio sopra le righe, anche se i comportamenti dei sindacati non sono tutti uguali». Simile la posizione di Rocco Palombella (Uilm): «L'organizzazione su 18 turni non mi spaventa – spiega – mi preoccupa piuttosto la dismissione di Termini Imerese. Di fronte ad un piano orientato allo sviluppo il nostro compito è contrattare la flessibilità in cambio di retribuzioni dignitose».

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Finora Fim, Uilm e Fismic hanno mostrato maggiori aperture, mentre la Fiom ha avanzato forti critiche. «Ci sono diverse criticità – spiega Enzo Masini (Fiom) –. L'organizzazione della produzione su 18 turni coinvolge il sabato e parte della domenica, sia che si concluda la mattina o si inizi la sera, una situazione peggiore rispetto a quella della Polonia dove il week-end si lavorava solo con lo straordinario. Inoltre spostando la pausa a fine turno si dovrà lavorare per 7 ore e mezzo prima di fermarsi per mangiare, nonostante il contratto preveda una pausa dopo 6 ore e 30».

A me sembra veramente incredibilie che in Italia rappresenti un ostacolo lavorare il sabato e la Domenica nel settore metalmeccanico, se la proposta di turni il sabato e la domenica è dovuta al fatto che bisogna produrre un xxx numero di automobili perchè il mercato richiede tali numeri allora vuol dire che il lavoro c'è e quindi di conseguenza l'occupazione.

Questo argomento NON dovrebbe essere frutto di contrattazione ma solamente di "informazione" da parte dell'azienda alle OO SS.

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Finora Fim, Uilm e Fismic hanno mostrato maggiori aperture, mentre la Fiom ha avanzato forti critiche. «Ci sono diverse criticità – spiega Enzo Masini (Fiom) –. L'organizzazione della produzione su 18 turni coinvolge il sabato e parte della domenica, sia che si concluda la mattina o si inizi la sera, una situazione peggiore rispetto a quella della Polonia dove il week-end si lavorava solo con lo straordinario. Inoltre spostando la pausa a fine turno si dovrà lavorare per 7 ore e mezzo prima di fermarsi per mangiare, nonostante il contratto preveda una pausa dopo 6 ore e 30».

A me sembra veramente incredibilie che in Italia rappresenti un ostacolo lavorare il sabato e la Domenica nel settore metalmeccanico, se la proposta di turni il sabato e la domenica è dovuta al fatto che bisogna produrre un xxx numero di automobili perchè il mercato richiede tali numeri allora vuol dire che il lavoro c'è e quindi di conseguenza l'occupazione.

Questo argomento NON dovrebbe essere frutto di contrattazione ma solamente di "informazione" da parte dell'azienda alle OO SS.

Anche perchè ci sono PICCOLE AZIENDE METALMECCANICHE che sono ben felici di avere di che lavorare il sabato e, se necessario, la domenica...

:angry::angry:

le diverse "velocità" di questo paese si misurano anche a questo livello.

Ad onor del vero bisoga dire che anche il sindacato ha un atteggiamento ben diverso.

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Finora Fim, Uilm e Fismic hanno mostrato maggiori aperture, mentre la Fiom ha avanzato forti critiche. «Ci sono diverse criticità – spiega Enzo Masini (Fiom) –. L'organizzazione della produzione su 18 turni coinvolge il sabato e parte della domenica, sia che si concluda la mattina o si inizi la sera, una situazione peggiore rispetto a quella della Polonia dove il week-end si lavorava solo con lo straordinario. Inoltre spostando la pausa a fine turno si dovrà lavorare per 7 ore e mezzo prima di fermarsi per mangiare, nonostante il contratto preveda una pausa dopo 6 ore e 30».

A me sembra veramente incredibilie che in Italia rappresenti un ostacolo lavorare il sabato e la Domenica nel settore metalmeccanico, se la proposta di turni il sabato e la domenica è dovuta al fatto che bisogna produrre un xxx numero di automobili perchè il mercato richiede tali numeri allora vuol dire che il lavoro c'è e quindi di conseguenza l'occupazione.

Questo argomento NON dovrebbe essere frutto di contrattazione ma solamente di "informazione" da parte dell'azienda alle OO SS.

Mi pare si discuta se deve essere straordinario o meno.

Altrimenti si arriva a dire: "Hai già il lavoro, non vorrai pure lo stipendio"

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Quoto il bisonte.

Non esageriamo con il qualunquismo al contrario. FIAT ha la massima fiducia, ma i loro piani senza l'opportuno coinvolgimento dei lavoratori sara' fallimentare.

Trovare un accordo si puo' e si deve.

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Mi pare si discuta se deve essere straordinario o meno.

Altrimenti si arriva a dire: "Hai già il lavoro, non vorrai pure lo stipendio"

Che vuol dire "vuoi pure lo stipendio"? Si possono tranquillamente organizzare i turni di lavoro con riposi in settimana a scalare senza pagare gli straordinari...

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