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Il pericolo è il suo mestiere


Lucaweb

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di GIANCARLO PIGIONATTI

Rinunce e abbondanza sono le due facce di un paradosso che, difficile da credere ma vistoso, sta all'origine di una sciagurata sconfitta.

Senza Tusek, in compensazione al solito limite, per la mancanza di un pivot vero ma con tre registi di scuola americana, coach Pillastrini s'è arrangiato, come ha creduto e ha sbagliato.

Capita anche a un apprezzato e valente tecnico di non raccapezzarsi in un percorso cominciato alla grande e in comodità su un'autostrada ma finito con affanno e paura su un rovinoso sentiero di montagna. La gara di Cremona era abbordabile, anzi di più, da vincere in carrozza, soprattutto dopo un più quindici in un palazzo che sembrava da "riunione eucaristica" e su una squadra mortificata, se non addirittura complessata. A quel punto la Cimberio dava persino l'impressione d'un gatto che giocava con il topo. Che cosa poi è accaduto, lo sappiamo: il topo s'è mangiato il gatto.

Tragica Varese. Già, sarebbero bastati furbizia e mestiere per addormentare partita, avversari, arbitri e pubblico, invece la squadra prealpina ha rispolverato una sua vecchia vocazione: far risuscitare i morti. E ci è riuscita benissimo.

Premessa la sfortuna, viste le tante assenze di stagione, scaricata ogni volta, e a tonnellate, da un tir del destino sul portone del club, bisogna però cercare, in gare come queste, le cause d'una delusione evitabile. La prima riguarda una guida pericolosa che ha fatto perdere a Pillastrini e ai suoi uomini punti e patente (di superiorità) nel giro di pochi minuti e che, poi, prossimi al capolinea e in vantaggio, li ha fatti sbandare paurosamente.

Le colpe, fin troppo evidenti, hanno nomi e cognomi ma è anche vero che a perdere sono tutti, sino al fisioterapista o all'ultimo giovane della panchina. In ogni caso non era serata per Childress, lo si era capito nell'imperversare, si fa per dire, di una Vanoli abbastanza timida, persino nella sua volontà di rimonta, ma il play americano, pur con McGrath e Reynolds alternative, è rimasto sul parquet per spegnersi come un candelina..

Che Pillastrini abbia un debole per il suo play, lo si sa, anche perché lo smaliziato ed esperto americano può confezionarti quel regalino che t'aspetti da lui, stavolta invece, come s'è visto, più è rimasto in campo, più è risultato dannoso. Era di luna storta, può capitare, come ad altri, per dire di Morandais che ci ha abituato a prodezze vincenti. Pillastrini, per tornare sull'argomento, ha provato pure con i tre play in campo, ottenendo poco o nulla da Reynolds, invece tanto da Mc Grath che avrebbe meritato più spazio e fortuna, in ogni caso, non quel costrutto risolutivo sul quale aveva puntato.

Diversi play garantiti, quindi più idee ma confuse, vien da dire, sul conto di Varese, proprio nel match della svolta, valendo doppio in classifica. Oggi da non guardare se è vero che occhio non vede, cuor non duole. Ma la si conosce e la mente può giocare con i suoi tarli, da scongiurare, almeno sino a domenica prossima, quando a Masnago chiederà strada la lanciata Pesaro, pure massiccia sotto le plance con Williams, uno che sposta le montagne, figuriamoci i cavalcavia.

Tanto per rimanere nel tema, il "cremonese" Cusin ha sfoderato una prova quasi perfetta in attacco, segno di un buco noto, al di là di una maggiore vivacità a rimbalzo ma, per dire tutta la verità e nient'altro che la verità, è stata un'alluvione di palloni persi a stravolgere la superiorità Cimberio la cui traccia è rimasta sui fogli di tutte le percentuali statistiche, da cestinare..

Già, il pericolo è il suo mestiere. Ed è questo il momento di essere ancor più legati alla squadra pensando, al di là di rabbie e maledizioni, a una salvezza da conquistare.

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