Lucaweb Posted March 4, 2010 Share Posted March 4, 2010 di Massimo Turconi Varese, qualche anno fa, l’ha rimesso in piedi, restituito una dignità tecnico-fisico da giocatore di alto livello, ridato serenità e sicurezza e, al termine di una stagione controversa, gli ha detto: “Adesso puoi ricominciare a camminare da solo”. Sani Becirovic ha raccolto l’invito e s’è rimesso a correre: Fortitudo, tappa in ascesa con finale scudetto, gli anni di Atene, con due scudetti ellenici e il titolo di campione d’Europa conquistati col Panathinaikos, infine la stagione scorsa a Roma. «Devo tanto, probabilmente tutto a Varese perché, avete ragione, quella stagione mi permise di rimettermi in carreggiata tornando a pensare e lavorare come un professionista. Sento di dover ringraziare tutti per quella esperienza nella vostra città: dalla famiglia Castiglioni, ai tecnici, a Sandro Galleani, il quale, con cure costanti e amorevoli, mi fu di grandissimo aiuto. L’unico rammarico riguarda i risultati raccolti in quel campionato che, per molte ragioni, si rivelarono inferiori alle attese. Però, ricordo che allenarsi e tentare di costruire qualcosa con la squadra sempre rabberciata dai continui infortuni era davvero un’impresa. Poi, parlando di cattiva sorte, ho ancora negli occhi il tiro da metà campo che ci condannò contro la Fortitudo e la partita persa malamente a Roma. Due gare grazie alle quali saremmo entrati a passo di carica nei playoff». La vita toglie, la vita regala: ad Atene s’è rifatto con gli interessi. «Cos’altro posso aggiungere alla vostre parole? Gli anni trascorsi al "Pana" mi hanno offerto la straordinaria possibilità di rimettere in parità i conti personali: due volte campione di Grecia, sul tetto d’Europa e la sensazione, davvero gradevolissima, di essere ancora un top-player. Meglio di così...». A Roma, invece, la scorsa annata è stato contraddittoria. «Rivedo una stagione molto positiva sia sotto il profilo individuale che di squadra e, con un contratto triennale, speravo di rimanere nella Capitale. Purtroppo, cambiati i miei personaggi di riferimento (Bodiroga e coach Repesa, ndr), la società ha deciso di esercitare l’opzione di uscita mentre io, in tutta sincerità, pensavo di meritare la riconferma». Breve parentesi, con ritorno a casa a Lubiana, ma con un contratto a scadenza: anche lei, per dirla con una battuta, è un lavoratore a tempo determinato... «La tappa di Milano, rappresenta la storia della mia vita: quella di un giocatore che negli ultimi anni ha sempre ricominciato da capo. Da un lato potrebbe sembrare frustrante ma questo modo di vivere il basket come un’eterna sfida rappresenta la molla che mi fa andare avanti, regalandomi grinta, determinazione e voglia di restare ai vertici. A Milano i termini sono chiari: capisco la posizione della società che deve salvaguardare i meccanismi tecnici e psicologici di una squadra che, con Finley, stava andando molto bene. Però, lavorerò per dare una mano all’Armani Jeans e non nego che l’obiettivo sia uno solo: convincere dirigenti e staff a prolungare la nostra collaborazione oltre il termine previsto». Provi a intavolare i temi del derby di domani. «Beh, il derby costituisce sempre un’occasione speciale che spesso trascende i valori della classifica. Tanto più lo sarà contro Varese che nelle ultime settimane si è comportata bene e può mettere sul parquet tanto talento. Quindi, mi aspetto una partita dura, giocata da Varese con testa e cuore». Muscoli, centimetri e chili di Milano contro gli assetti perimetrali di Varese: corretta interpretazione? «Può starci ma, in realtà, vedo una partita giocata lungo i 28 metri, nel corso della quale noi dovremo imporre alla Cimberio aggressività per tutti i 40 minuti e la superiore qualità del nostro organico». Link to comment Share on other sites More sharing options...
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