Lucaweb Posted March 17, 2010 Share Posted March 17, 2010 di GIANCARLO PIGIONATTI Fine delle indagini a bassa quota: il fatto non sussiste. In due settimane Stefano Pillastrini ha trovato certezze che cercava: Randolph Childress, se fresco, può fare la differenza, da uomo squadra qual è, ne ha dato ampia prova contro Teramo e Biella per segnature, assist a catinelle e intelligenza cestistica. E la squadra ne ha avuto un grande beneficio. Il Childress di Cremona e di altre gare sbagliate o pasticciate meritava, evidentemente, molte attenuanti, più o meno generiche, per età e usura fisica. Il play americano, se è cotto, diventa poco digeribile per la squadra, se invece lo si asciuga dalla fatica, egli sa deliziare per classe e personalità, come hanno evidenziato le ultime gare nelle quali Pillastrini ha assegnato compiti di manovalanza, si fa per dire, al valente Reynolds, schierato nel quintetto di partenza, per lasciare a un meno gravato e più lucido Childress l'architettura della manovra biancorossa. Già, vale la pena ripetersi: Randolph crea, Pillastrini conserva. Il coach biancorosso riannoda così i fili delle ultime giornate di campionato per godersi le sue scelte, dapprima sofferte e un po' infruttuose ma, ora, coi risultati sotto gli occhi, azzeccate e felici, intendendo l'impiego di Reynolds e Mc Grath come sostituti o spalle del "suo" pupillo. Non a caso, domenica scorsa, quando già faceva notte, il clan piemontese, nel tentare una spiegazione della sconfitta, sottolineava la differenza di confronto tra le sfide di Masnago e Biella: qui in organico non figuravano, tra i biancorossi, i due play di scuola americana e nemmeno Tusek, quindi lì si sono visti i risultati. «Il nostro piano d'azione - osserva Pillastrini - s'incentra sulla crescita dei ritmi di gioco proprio per costruirci una decina di tiri facili i cui esiti hanno fatto male a Teramo e Biella. Childress è cruciale in questo tipo di disegno: i suoi passaggi smarcanti, le sue triple e alcune penetrazioni di destrezza ne sono una testimonianza diretta». Con un regista così, di gran carriera, anche nel passo, la Cimberio può risentire meno di quei limiti che, altrimenti, accusa in attacco, dentro l'area, contro difese avversarie intruppate... «Non c'è colpo di spugna per i nostri problemi ma essi - è sempre Pillastrini che parla - sono risolvibili attraverso questa formula, dei cosiddetti piccoli, ciascuno con un suo compito, secondo il proprio potenziale. Ora Childress, per esempio, sta un po' meno in campo e, se lo conosco bene, volendo giocare cinquanta minuti su... quaranta, credo che sia arrabbiato come una bestia, ma la sua capacità, se ben sostenuta, può spaccare qualsiasi partita». Si diceva di attacchi svelti e fluidi nei cui meccanismi, stranamente, è mancato un "bomber" come Morandais. «Sembra un paradosso ma è accaduto, i ritmi alti non hanno esaltato il francese che, per esplodere la sua castagna, probabilmente, ha bisogno dell'uomo addosso e non di una libertà che gli è innaturale. Lavorando, e con abitudine, Morandais potrà vieppiù sfruttare le sue spiccate qualità di elevazione e tiro». Sono invece finite in archivio le indagini ad alta quota, questione di prescrizione... Alludiamo al pivot vero che non figurava nella filosofia di Varese e la cui assenza, per la forzata rinuncia a un lungo potente e fantasioso come Slay, s'è fatta ancor più sentire contro determinati avversari. «Questa è una mancanza nota e calcolata, insomma esiste, lo sapevamo sin dal principio ma, con un budget parsimonioso - spiega il coach biancorosso -, non ci saremmo mai potuti permettere trecentomila dollari per uno come Williams, tanto per fare l'esempio di un "centro" di valore, come pochi ne circolano nel nostro campionato. Sennò l'avremmo preso. In ogni caso il rilievo è giusto». La Cimberio, adesso, al di là della pausa per le finali di Coppa Italia, collocata a buona distanza di guardia dal fatidico precipizio, si può concedere un po' di tranquillità, anche perché il futuro, dopo gli ultimi pieni di entusiasmo, sembra meno spigoloso... Non solo ma chi la conosce bene, è pronto a scommettere su un finale eccellente di Varese, visto che, solitamente, i suoi atleti, in questo periodo della stagione, girano a mille per condizione atletica. «Parto dall'ultima considerazione per dire che, nel girone di ritorno, le mie squadre - conviene Pillastrini - hanno sempre raccolto più punti rispetto all'andata ma temo che, stavolta, ciò potrebbe non accadere a causa dei molti infortuni che hanno lastricato il nostro percorso atletico. Una cosa è certa: pur accarezzando l'idea di eventuali play off, ci si deve ancora guardare alle spalle, senza ansie ma bisogna farlo, sennò si perde la cognizione della realtà, visti i filotti vincenti e perdenti di diverse squadre. Se ci troviamo a tre vittorie dal secondo posto con soli sei punti dai confini della retrocessione, evidentemente, stiamo nel bel mezzo di un campionato pazzo, dovendo stare attenti a non uscire di testa». Questo è anche il periodo dei proponimenti, cioè di futuri programmi, perlomeno abbozzati: avete già qualche idea, al di là delle conferme di Galanda, Antonelli e Mian, oltre che la sua, e di quella attendibile di Thomas il cui contratto prevede un'opzione per la prossima stagione. «Ha detto bene: qualche idea l'ho in testa, ma ancora non se n'è parlato in società». Con un Pillastrini che umanizza tecnica e tattica, attento com'è alle sensibilità dei suoi uomini, ogni chiacchierata s'arricchisce con ritratti di vita, quindi con storie e ricordi, che lo conducono qui, alla sua orgogliosa guida di Varese. Link to comment Share on other sites More sharing options...
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