tricky Posted April 15, 2010 Posted April 15, 2010 RIPOSI IN PACE (Oltretutto sono già in pista. Mi hanno già commissionato tre servizi. Giornata che non finirà più...)
ROOSTERS99 Posted April 15, 2010 Posted April 15, 2010 (edited) NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO !!!!!!!! Ecco una notizia che non avrei MAI voluto leggere........ Addio mitico Raimondo, la tua intelligenza acuta e la finissima ironia, insieme ad una serietà e professionalità incredibili mi mancheranno da morire !! RIP Edited April 15, 2010 by ROOSTERS99
Silver Surfer Posted April 15, 2010 Author Posted April 15, 2010 Zig Zag Casa Vianello In Casa Vianello, poi, memorabili alcuni fantasmagorici tentativi di rimanere solo con Barbara Snellenburg, sempre andati male... Un'altra parte dell'infanzia e della giovinezza che se ne è andata...
pxg14 Posted April 15, 2010 Posted April 15, 2010 Zig ZagCasa Vianello In Casa Vianello, poi, memorabili alcuni fantasmagorici tentativi di rimanere solo con Barbara Snellenburg, sempre andati male... Un'altra parte dell'infanzia e della giovinezza che se ne è andata... Già... RIP
joe Posted April 15, 2010 Posted April 15, 2010 Riposa in Pace Un personaggio di cui si sentirà la mancanza. Mica uno come gli altri...
Mangusta Posted April 15, 2010 Posted April 15, 2010 Veramente dispiaciuto per la scomparsa del grande Raimondo...mi associo alle parole di Roosters!!! Ciao Raimondo
Silver Surfer Posted April 16, 2010 Author Posted April 16, 2010 (edited) Camerata Vianello Presente! La Realtà ha però sempre tante sfaccettature...che mi dici del partigiano LaMarmora...? Comunque, a parte tutto, Vianello-Scarnicci-Tarabusi...che trio!. Ispirazione ad Amici Miei tutta loro... P.S.: fonte--> http://www.la7.it/approfondimento/dettagli...rop=trafficando puntata del 16/04/2010, a firma Enrico Vaime... Edited April 16, 2010 by Silver Surfer
varese99 Posted April 16, 2010 Posted April 16, 2010 Zig ZagCasa Vianello In Casa Vianello, poi, memorabili alcuni fantasmagorici tentativi di rimanere solo con Barbara Snellenburg, sempre andati male... Un'altra parte dell'infanzia e della giovinezza che se ne è andata... Dopo MIAMI VICE , CASA VIANELLO era il mio telefilm preferito !!!!!! episodi visti milioni di volte ehehe eppure ridevo sempre come uno scemo.. ironico,simpatico, cinico,realista,sopra le parti,orso ..mai confuso nella massa.. grazie raimondo
ROOSTERS99 Posted April 16, 2010 Posted April 16, 2010 Addio a Raimondo vianello Il brontolio dell'Italia media Le prime parole che vengono in mente per definire Raimondo Vianello non riguardano il suo mestiere ma la sua persona: signorilità, garbo, finezza. Bastava infatti la sua presenza in scena perché ogni programma, brillante e raffinato come lui, viaggiasse sul filo sottile dell’ironia. Nella sua straordinaria carriera ha avuto tre grandi compagni: Ugo Tognazzi, Sandra Mondaini e il calcio. «Un, due, tre» è stato il varietà più fortunato e famoso della storia della tv delle origini, un piccolo gioiello di contaminazione tra la tradizione consolidata del teatro di rivista di ascendenza tutta italiana, e l’influenza straniera dei grandi show americani, amalgamata dallo stupore e l’entusiasmo per il nuovo mezzo televisivo. La comicità elegante e rarefatta di Vianello diventava complementare alla spontaneità sanguigna e casereccia di Tognazzi. I veri protagonisti della trasmissione non erano più i numeri d'attrazione internazionali ma i due comici che avrebbero dovuto introdurli: il pubblico iniziava ad aspettare i loro sketch, ed è così che è nata l'idea di scherzare proprio sui programmi tv. La parodia della tv e dei suoi personaggi diventava l'argomento principale delle scenette della coppia (del resto, con Tognazzi formava l'acronimo del mezzo che lo avrebbe reso famoso: Tv), regalando alla leggenda televisiva indimenticabili ed esilaranti ritratti. Sandra e Raimondo sono poi stati ineguagliabili nel mettere in scena il microcosmo casalingo-sentimentale, tipico della commedia teatrale, traendo spunti dalla cronaca, dalla vita di condominio, da incontri casuali. Battibecchi e piccoli malintesi animavano il ménage quotidiano, scandito dai brontolii di lui, dalle intemperanze civettuole di lei, dall’incrollabile verve di entrambi. «Casa Vianello» è stato qualcosa di più di un sitcom, quasi un ritratto antropologico dell'interno/inferno familiare, un accurato ritratto borghese, «un modo di rappresentare un’Italia media, abbastanza eterna, piuttosto governativa, tradotta in un format » (come leggo in un ritaglio conservato a firma Edmondo Berselli). Per ragioni anagrafiche il meglio di sé Sandra e Raimondo lo hanno dato alla Rai (si pensi a «Tante scuse») ma la loro vita di coppia e la coppia come idealtipo di una certa italianità (famiglia benestante, la «rosea» come bibbia quotidiana, lavoro e pensione, tali da garantire una bonne a tempo pieno) è esplosa a Mediaset, regnante Silvio Berlusconi. «Casa Vianello» è stata una delle poche seconde case a disposizione di tutti, una sorta di multiproprietà gratuita. Una location di impianto teatrale, tre locali più servizi, nessun tormento ma solo tormentoni tipo «Che noia che barba, che barba che noia». Per molti anni Vianello è stato uno dei protagonisti di «Pressing», appuntamento settimanale dedicato al calcio. Nessuno come lui ha tentato di volgere al riso ogni contingenza, ha usato l’ironia come prezioso lenimento — un massaggio canforato per i troppi muscolosi pensieri che governano lo showbiz dello sport — ha cercato di far capire agli spettatori che il gioco del calcio è, prima di ogni altra cosa, un gioco. Aldo Grasso 16 aprile 2010 Fonte
Silver Surfer Posted April 17, 2010 Author Posted April 17, 2010 Addio a Vianello, il borghese in tv Repubblica — 16 aprile 2010 È MORTO un fuoriclasse. Vianello l' elegante, Vianello il borghese sornione e caustico, Vianello il conduttore pigro e straniato, è stato soprattutto, e semplicemente, uno dei massimi comici italiani di sempre. L' eleganza (anche se faceva spicco nella televisione becera degli ultimi due decenni) non fu un suo merito particolare o specifico. Elegante è stata tutta, o quasi, quella leva di attori nata negli anni Venti: Chiari, Mastroianni, Gassman, Sordi nonostante il sordismo, e anche il suo partner Tognazzi sotto la greve scorza padana furono artisti eleganti e italiani eleganti. Era un timbro, quello, d'epoca e di generazione, molto aiutato anche dalla sobrietà intrinseca nella tivù in bianco e nero. Per Raimondo Vianello l'eleganza è stata soprattutto un eccellente cavallo di Troia. Il guscio ideale per custodire la sua ferocia comica, e per servirla "fredda". Era in smoking, nei primi anni Settanta, in un classico varietà per famiglie, quando schiacciò sotto la suola della scarpa, come uno scarafaggio, la povera Maga Maghella, bamboleggiante alter ego televisivo della Carrà. Un'esecuzione in piena regola, gag di totale sintesi, come molte delle sue, e di allegra, libera malvagità. Oggi che si chiacchiera tanto, non sempre in modo congruo, di "limiti della satira", il cinismo incoercibile di Vianello andrebbe studiato meglio. L'umano lo faceva ridere nel suo insieme, senza riserve. Lo schiacciamento di Maga Maghella, vale a dire del simbolo stesso della televisione "carina", quella per famiglie, quella edificante, quella che vuole bene ai bambini (un po' come schiacciare Topo Gigio), era tipica del suo umorismo secco, misantropo, ai limiti dell'asociale. Un stile comico senza mezza smorfia, zero impennate di volume o di tono, "inglese" nella forma e però molto italiano nella scelta dei bersagli. Il cabaret impegnato, il romanzo sceneggiato, le interviste ai ciclisti, i telegiornali impettiti, le cronache strappacuore, la pomposità delle istituzioni, tutto era materia del suo dileggio, e la sua lunga carriera in Rai, dall'alba del '54 fino ai primi anni Ottanta, è una rassegna quasi completa di parodie implacabili dei generi televisivi, e soprattutto di quel "genere Alfa" che è l'intenzione pedagogica. Cresciuto nella grande scuola della rivista, caratterista e più di rado protagonista quasi immancabile del cinema italiano leggero dei Cinquanta e Sessanta, aveva una naturalezza di scena senza eguali, che gli permetteva di affrontare qualunque argomento (compreso il calcio, padre di tutte le retoriche nazionali) senza scomporsi e senza confondersi: avevano un "mestiere", i protagonisti di quella televisione e di quel cinema, che nessuna scuola di recitazione può dare. Nel memorabile Un, due, tre (1954-59), insieme al formidabile sodale Ugo Tognazzi, ebbe anche un incidente con la censura perché si fece beffe di una caduta dalla sedia del presidente Gronchi. Ma la sua forza, la sua specificità, stavano nella ferrea impoliticità. Era un uomo di destra (figlio di un ammiraglio, ex soldato della Repubblica sociale) ma nessuno poteva imputargli scopi tendenziosi, tanto evidente era il suo principio ispiratore: individuare il ridicolo in ogni aspetto della vita, privato o pubblico. Casa Vianello o la caduta di Gronchi, la retorica sociale (vedi la parodia delle interviste Rai alle mondine e alla "gente del popolo") come i tic coniugali, il suo umorismo in purezza non faceva distinzioni e non badava mai al contesto. Il suo outing quasi senile in favore di Berlusconi preludeva a una sorta di prepensionamento artistico, con la compagna di vita e d'arte Sandra Mondaini: come per sancire che casa e bottega erano ormai quelli, e amen. Fu, per un disimpegnato organico come Vianello, una piccola nota dissonante, però non tale da incrinare davvero la sua inflessibile distanza da ogni ombra di "impegno". In questo senso Raimondo Vianello (senza farsene accorgere) è stato quel "grande satirico di destra" del quale la destra invoca inutilmente l'avvento, senza accorgersi che già ne esisteva uno. Di destra, ovviamente, non per banali collocazioni partitiche o politiche. Di destra per quel cinismo sorridente, per quella ilare sfiducia nel progresso umano, nell'impegno sociale, che costituiscono il grumo più nobile della grande cultura di destra: il pessimismo. Sembrava uno che non crede a nulla, che tutto prendeva per il suo verso buffo, che non intendeva, nemmeno da vecchio e in prossimità dell'ultimo sipario, cedere ai sentimenti o qualche compromissione emotiva, tanto meno in pubblico. Sapere che cosa pensasse e quale animo avesse nel privato è privilegio della moglie Sandra, alla quale una moltitudine di italiani oggi è affettuosamente vicina. L'uomo non impicciava mai l'artista, nel caso di Raimondo Vianello e di molti della sua generazione: una lezione di pudore, e di rispetto per un lavoro così difficile, che nella televisione odierna, confuso groviglio di "personaggi" e "persone", non esiste più. Con Vianello se ne va anche l'ultimo di una generazione di artisti impareggiabile per qualità e quantità, quella che uscì dalla guerra con l'allegria di essere giovane e ancora viva. Se ne vanno uno per uno i nostri padri, energici e proficui, l'Italia in bianco e nero che ci manca non per nostalgia, ma per necessità di uno stile MICHELE SERRA
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