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«Pessimista sul futuro di Varese»


Lucaweb

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Alcune settimane orsono avevamo dato notizia su queste colonne di una svolta auspicata dalla famiglia Castiglioni, desiderosa di vedersi affiancare da forze nuove nell’onerosa gestione della Pallacanestro Varese. Non uno ma due o anche tre passi indietro da parte della famiglia che per un decennio ha gestito il club di via Sanvito. Una rivoluzione, considerando che la Pallacanestro Varese, nel corso della sua storia, si è sempre mossa nell’orbita di grandi famiglie (Borghi e Bulgheroni prima dei Castiglioni).

Un gruppo di soci al comando della società sarebbe una novità assoluta, anche se un "abbozzo" si verificò al termine della stagione 1980-81, la prima senza successi dopo lo straordinario ciclo vittorioso avviato con lo scudetto del 1969 e concluso con la Coppa delle Coppe del 1980.

Ne parliamo con Giancarlo Gualco (nella foto con Dino Meneghin in una recente premiazione al PalaWhirlpool), che nell’estate del 1981 si ritrovò alle prese con quella "patata" più che bollente e che, da grande conoscitore del mondo del basket e della città, può spendere una parola autorevole sulle prospettive che una "replica" di quella operazione vecchia di 29 anni potrebbe avere oggi.

«Guido Borghi mi annunciò il disimpegno - ricorda Gualco - e bisognava trovare i soldi che lui chiedeva per la cessione della società. Io ero molto amico di molti tifosi e individuai un gruppo di persone disponibili ad accollarsi la parte più onerosa della quota che era complessivamente di circa 700 milioni di lire. C’erano quote che andavano da 5 a 40 milioni e furono molti i tifosi che le acquisirono. Uno di questi sportivi (niente nomi...) voleva che una quota da 40 milioni che lui avrebbe acquistato fosse intestata a me ma rifiutai. Un po’ di soldi vennero offerti dal Basket Club, allora molto attivo, 20 milioni li diede anche la Robur et Fides. Alla fine mancavano all’appello 432 milioni e questa cifra fu divisa in quattro quote di 108 milioni acquisite da Toto Bulgheroni, da Claudio e Gianfranco Castiglioni (che si offrirono anche di essere sponsor con il marchio Cagiva), da Ilario Legnaro e da Adalberto Tamborini».

- C’era comunque il problema della gestione perchè questi soldi sarebbero serviti solo per acquistare la società da Guido Borghi...

«Toto Bulgheroni si offrì di occuparsi personalmente della gestione. Dopo una breve riflessione gli altri soci dissero di sì e il problema fu risolto. Poi, nel giro di qualche stagione, Toto Bulgheroni acquistò tutte le quote da coloro che avevano inizialmente aderito al progetto sino a diventare l’unico proprietario».

- Un’impresa come questa potrebbe avere successo anche oggi? Da indiscrezioni, il progetto attuale prevederebbe otto quote da 400 mila euro l’una, solo un paio delle quali resterebbero alla famiglia Castiglioni.

«Sono molto dubbioso. Non conosco le persone che gravitano oggi nell’orbita della Pallacanestro Varese, allora invece io sapevo dove andare... Uno dei problemi che renderebbe complicato il progetto è anche legato alla attuale congiuntura. Alle partite di basket vengono molti giovani ma i giovani, si sa, non hanno quattrini da spendere... E "vecchi" danarosi e appassionati al PalaWhirlpool ne vedo pochini. Però dico che un ruolo importante lo potrebbe giocare il sindaco Attilio Fontana, che mi pare abbia preso a cuore la vicenda».

- All’epoca le istituzioni vi aiutarono?

«Assolutamente no, tutta l’operazione venne gestita da me, dalla società. Forse ottenemmo qualche agevolazione nell’utilizzo del palasport ma oltretutto non avevamo neppure dei debiti da farci eventualmente abbuonare. Invece il Comune fu vicino alcuni anni dopo al Varese Calcio quando si trovò in difficoltà dopo il fallimento; però quella cordata alla fine non ebbe grande successo e il Varese si mise sulla giusta rotta solo più tardi, quando il folto gruppo dei soci lasciò posto a Claudio Milanese e a pochi altri amici».

- Si salverà la Cimberio?

«Concorreranno tanti fattori, dallo "spareggio" di sabato sera alla successiva partita di Pesaro. Sicuramente la squadra non merita questa posizione e questa situazione ma sarebbe bastato avere i due punti persi per penalizzazione per essere adesso del tutto tranquilli. O sarebbe bastato avere Slay a disposizione per un maggior numero di partite. Ma per dare giudizi bisognerebbe essere all’interno, conoscere da vicino la realtà».

- Una eventuale retrocessione potrebbe aggravare la situazione?

«Paradossalmente, sul piano squisitamente societario, potrebbe addirittura giovare ritrovarsi in LegAdue: minori costi e maggiore entusiasmo per cercare di risalire la china. Ma il mio non è un invito a perdere sabato...».

Claudio Piovanelli

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