Lucaweb Posted June 14, 2010 Share Posted June 14, 2010 Appunti d’un presidente deluso, glielo leggo negli occhi. Certo, Varese s’è congedata da Masnago, stretta ai suoi tifosi in una sana festicciola, quella d’una salvezza sin lì in discussione, ma Claudio Maria Castiglioni non finge soddisfazione per una squadra attardata in classifica. «Abbiamo rispettato il minimo sindacale, mettiamola in questi termini, con un potenziale che avrebbe dovuto far supporre ben altro rendimento. Credo che, in un campionato dal profilo di valori sminuito, una qualificazione ai playoff sarebbe stata abbordabilissima. Invece, s’è dovuto lottare per evitare un crac sportivo. Non lo nego, sono abbastanza contrariato». Se c’è più amarezza che appagamento, evidentemente non tornano i conti per effetto di precise responsabilità. Fuori il rospo: di chi sono le colpe? «Di tutti e di nessuno in particolare. A Masnago, per esempio, ho visto raramente, soprattutto in finali di gara incerti, una voglia forsennata per evitare di soccombere. In altre stagioni, a parte quella orribile della retrocessione in LegAdue, i tifosi lasciavano il palasport rincuorati e non come cani bastonati». Come dargli del tutto torto? Sarebbero bastate tre vittorie in più, cioè tante quante le gare gettate sciaguratamente, anche per qualche assenza pesante, assommabili ai punti finiti a ramengo per la nota penalità, e la Cimberio sarebbe ai playoff. «Convengo che con Slay a tempo pieno, la squadra avrebbe rimediato qualche successo in più. Così noi, come società, con i due punti di penalizzazione, vi abbiamo messo del nostro tra errori e occasioni gettate. Tuttavia - spiega il massimo dirigente biancorosso Castiglioni (in alto a sinistra nella foto Blitz) - sta finendo in archivio un campionato più ombre che luci». Il presidente, tralasciando i limiti tecnici e fisici della squadra, sembra parlare da inquirente, probabilmente in testa ha un imputato più di altri e chi se non l’allenatore la cui squadra ne "somatizza" scelte e mosse, tattiche e tensioni, pregi e difetti? «Pillastrini (al centro in alto, davanti alla panchina, nella foto Blitz) non c’entra o comunque è responsabile come i giocatori e la società. Sappiamo - continua Claudio Maria - che è un allenatore vero, da palestra, non un gestore di compagnie di ventura, sicchè, mancandogli ogni settimana il gruppo al completo, ha ottenuto meno di quanto un po’ tutti ci saremmo aspettato. Su questo non ci piove». Anzi sì, e incessantemente in una città poco solare per colpa del meteo... Tornando a noi, Pillastrini avrà anche sbagliato in talune occasioni nell’affidarsi ciecamente ad alcuni suoi uomini, ma così ha fatto altre volte con ragione e successo, tant’è che Varese ha vinto fior di gare lontano da Masnago, sicuramente più che in altri campionati dagli esiti ben diversi e superiori... «Nessuno, infatti, disconosce i suoi meriti, dovendo sempre ringraziarlo per l’immediata risalita in serie A. Ma, se penso a Cantù, un vero massiccio (di squadra) pur senza cime (individuali), probabilmente, si può capire tutto il mio rincrescimento». Pillastrini vanta un contratto garantito per un’altra stagione: a questo punto oso sperare che una sua conferma sia determinabile più dalla stima per il suo lavoro che da un pezzo di carta da onorare... «Ci mancherebbe altro, i contratti sono fatti per essere stracciati. Semmai non è questo il problema - continua il presidente della Pallacanestro Varese - dovendo ancora capire come la società ripartirà. E' qui che si deciderà il nostro futuro». Non siamo a "Lascia o raddoppia": dovranno essere, innanzitutto, chiare le intenzioni della sua famiglia. «Noi continueremo. Ma come, cioè con quali forze e ambizioni, dipenderà dagli aiuti che, in soldi veri, riusciremo a "setacciare" attraverso una serie di contatti con vecchi sponsor e nuovi potenziali sostenitori. Un club - sostiene Castiglioni - trova la sua vitalità attraverso iniezioni di capitali, sennò rischia di chiudere o, comunque, di ridimensionarsi». Il presidente va giù piatto, la sua famiglia non può cacciare il grano in eterno (come il mezzo milione sganciato quest’anno), soprattutto in un sistema basket che egli giudica inguaribilmente malato. «I proprietari spendono senza alcun minimo ritorno, eppure - è sempre Claudio Maria che parla - la Lega potrebbe sostenere le società attraverso uno sponsor potente che patrocini tutto il movimento. Passione e divertimento? Sino a un certo punto: la crisi c’è, anche per i presidenti di società sportive». A proposito di cordate, attraverso puntuali evocazioni di ogni fine stagione, la società sta sondando, tipo porta a porta, i vecchi sponsor chiedendo loro somme anche esagerate. Quali risultati s’aspetta? «Sono curioso di scoprire la realtà d’una città che si professa di fede cestistica. Sin d’ora gli attuali sponsor, se confermeranno il loro contributo, vanno ringraziati nella speranza che qualche appassionato imprenditore si schieri con maggior capacità contributiva al nostro fianco. Se la raccolta risulterà magra, nessuno potrà criticare la mia famiglia qualora non riuscisse a mettere insieme una certa squadra». Già, ma Castiglioni tradisce la sua prospettiva da resa dei conti correndo con il pensiero, per amore della squadra, a una Cimberio che dovrebbe ripartire da Galanda, Thomas, Slay e Morandais, più Gergati e i giovani. Giuste le supposizioni fatte ieri su queste colonne, aspettando uomini nuovi e giusti. «Come due bei play», chiude Castiglioni con un sorrisetto. E il pivot? Caro presidente, non se lo dimentichi. Giancarlo Pigionatti Link to comment Share on other sites More sharing options...
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