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PESARO - Si chiude con una sconfitta indolore la stagione 2009/2010 della Cimberio Varese. Nell’ininfluente match di Pesaro la formazione di Stefano Pillastrini lascia spazio ad una Scavolini più motivata - almeno per 20’ - in occasione del congedo casalingo dal suo pubblico, e la rimonta finale (dal meno 18 di metà secondo quarto al meno 2 del 36’) non basta per la "ciliegina sulla torta" della salvezza già acquisita la settimana scorsa. Così l’incrocio dei risultati degli altri campi vede sfilare la truppa biancorossa sotto lo striscione del traguardo con un dodicesimo posto finale neppure disprezzabile (rispetto alla salvezza comunque il piazzamento garantisce un piccolo "bonus" contrattuale nel patto estivo con lo sponsor Renzo Cimberio) visti i mille travagli che hanno costellato il cammino di Varese in un campionato "da matricola" molto più complesso rispetto alle premesse estive. Nulla infatti ci toglie dalla mente che se l’asse portante Childress-Slay avesse potuto evoluire in maniera costante la Cimberio versione 2009/2010 avrebbe potuto togliersi qualche soddisfazione in più rispetto a quelle "portate a casa" sul campo (in totale 11 vittorie su 28 partite, anche se la classifica "fotografa" 20 punti per la nota vicenda del meno 2). Ma le sole 12 partite disputate dal lungo statunitense (ieri il migliore con Randy - probabilmente all’ultima apparizione in maglia varesina, ma verosimilmente non all’ultima con canottiera e pantaloncini) hanno inficiato pesantemente il cammino di Varese, che ha convissuto con altri travagli (su tutti la fascite plantare di Thomas, con capitan Galanda certezza per il futuro).

Difficile insomma "censurare" il risultato finale e il rendimento sul campo di una squadra la cui unica colpa è stata quella di perdere troppo in casa (ma in compenso le 6 vittorie esterne - contando quella "vera" di Napoli cancellata dalla Fip - sono record eguagliato dell’era Castiglioni); ma pagelle, valutazioni e analisi della stagione appena conclusa sono già quasi storia vecchia, alla luce della necessità di concentrare l’attenzione dell’ambiente nei confronti della nuova ipotesi di assetto societario che potrebbe rappresentare una svolta importante e mettere le basi per una Varese più solida sia sul piano economico che tecnico.

Dunque il basket giocato lascia spazio a quello parlato, senza neppure la priorità legata alle strategie di mercato visto che a tenere banco nelle prossime settimane sarà l’aspetto economico-amministrativo legato al reperimento delle risorse per dare il "via libera" al progetto di società consortile avallato dall’attuale proprietà per "sgravarsi" dagli oneri di gestione di un basket sempre più oneroso (alla fine dei conti anche quest’anno la perdita d’esercizio ammonterà attorno ai 2 milioni di euro, e certamente sarebbe più facile "spalmare" questo deficit su una decina di soci con facoltà di parola attorno ad un tavolo piuttosto che ad "andare in tasca" sia sempre e comunque la famiglia Castiglioni).

Allo stesso tempo c’è da vedere chiaro sull’affaire-Pillastrini, che ha un contratto ancora valido fino al 30 giugno 2011 ed ha espresso su queste colonne la chiara volontà di rimanere a Varese senza esercitare la clausola d’uscita dall’accordo (c’è tempo fino al 30 maggio sia per lui che per la società). Crediamo ciecamente alla "dichiarazione di intenti" del tecnico romagnolo e allo stesso tempo alla conferma analoga espressa dalla società, dunque diamo per sicura la permanenza sulla panchina biancorossa - ferme restando ovviamente le attuali prospettive economiche e il buon esito del progetto consortile, senza il quale le premesse sarebbero molto più fosche - auspicando che ciò avvenga per scelta e non per "costrizione legale".

Di sicuro quest’anno Vescovi e Pillastrini hanno dovuto fare scelte obbligate sull’organico per motivi organizzativi e di budget; l’auspicato nuovo corso societario potrebbe permettere ad entrambi di allestire un roster più stimolante ed allenabile, sfruttando appieno le qualità da "animale da palestra" del coach di Cervia che quest’anno ha dovuto limitarsi a compiti da "amministratore del personale". Ma al momento quel che conta è la società, o meglio i soci, quelli vecchi che dovranno confermare gli impegni o quelli nuovi alle porte...

Giuseppe Sciascia

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