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Righetti:«Alla Virtus ero emarginato ho voglia di mordere le caviglie»


Lucaweb

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VARESE Alex Righetti, ala piccola classe

1977 di 198cm., ha firmato un accordo annuale

con opzione di rinnovo, in pillole: riminese,

esordisce in A 17enne e resta nella

sua città sino al 1999, poi Roma dal 2000

al 2006, Avellino e Virtus per due stagioni.

Nella capitale vince una Supercoppa Italiana,

disputa ima finale scudetto e un'Eurolega,

in Irpinia prende la Coppa Italia e si qualifica

all'Eurolega, a Bologna mette in bacheca

im'EuroChallenge. Sono 114 le presenze

azzurre per 905 punti segnati: con Recalcati

conquista il bronzo agli Europei 2003 e

l'argento alle Olimpiadi 2004.

Alex, a Varese perché.

Perché c'è stato un interesse forte di un club

titolato e pieno di fascino. Ha influito molto

anche la presenza di Charlie Recalcati,

con lui ho un rapporto profondo di stima e

rispetto, nato in nazionale e mai venuto meno.

Come sente il momento della sua carriera?

Sto fisicamente bene, incrociando le dita

non ho mai avuto infortuni seri e l'esperienza

aiuta: mi sento molto migliore rispetto a

un anno fa. Dopo i problemi a Bologna ho

le motivazioni per spaccare il mondo, lo

so che non è uno sport individuale... ma voglio

andare in campo a mordere le caviglie

a qualcuno!

Alla Virtus è finito fuori squadra nonostante

un contratto firmato, chiudiamo il

cerchio?

È stata dura, ho vissuto ai margini, lontano

da tutto. Mi allenavo con la juniores e in A

ho giocato solo tre volte, tra cui una a Varese

quando mi hanno avvisato due ore prima

della partenza.

Ciò che non uccide, rinforza.

Ma lascia rabbia, dispiacere. Comprendo tutto

e non giudico le scelte del presidente, ci

sta che decida come vuole: però io ho sempre

avuto rispetto delle persone, quindi tenderei

a volerlo indietro.

Migliore e peggiore momento di una carriera

lunga 16 anni.

L'apice le Olimpiadi di Atene dove, a parte

il risultato, mi sono divertito come un matto.

Ma anche Avellino e i sette anni di Roma,

prima volta fuori casa tra l'altro, sono

stati fantastici. Il peggiore è facilmente intuibile.

Vicino alla Varese post scudetto, poi è finito

a Roma: com'è andata?

C'è stato un interessamento nelle fasi iniziali

del mercato: alla fine, infatti, ho scelto fra

Roma e Trieste.

Nel cassetto dei sogni c'è ancora qualcosa?

Uno scudetto, ho fatto una sola finale a Roma.

Qualche pensiero su Recalcati.

È una persona diretta che dice le cose in faccia,

ma in modo pacato e sempre ragionando:

sa capire, ti dà il tempo di capire e attuare

le sue disposizioni nel modo migliore.

Poi, dai, la sua carriera di giocatore e allenatore

non si discute.

Lo stesso ma riferito a lei.

Sono molto riservato, all'inizio posso quasi

sembrare antipatico ma è solo timidezza. Ho

bisogno di un po' per sbloccarmi. Diverso

in campo, dove il vivere in un gruppo aiuta.

Mi considero un lavoratore, non un egoista

e non una fighetta: prima viene la squadra,

poi io.

Perché Alex all'anagrafe e non Alessandro?

Ha deciso mia zia per fare qualcosa di diverso:

33 anni fa era davvero inusuale.

Tiro da tre a 6,75 mt. contro 6,25, sensazioni?

Non mi preoccupo: è solo questione di allenamento

ai nuovi parametri. Mi sto portando

avanti: da un mese tiro solo dai 6,75. Sarà

invece importante a livello giovanile, ora già

a 12 anni tutti tirano da tre e non potrà più

essere così: la speranza è che si torni a una

visione più complessiva privilegiando nella

formazione aspetti purtroppo dimenticati.

Chiusura libera.

Voglio divertirmi di nuovo stando bene assieme

al gruppo e ai tifosi, un patrimonio

importante. Mi porto avanti: grazie in anticipo

per il sostegno durante tutta la stagione.

Samuele Giardina

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