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Quando ti trovi in mezzo ai problemi puoi comportarti in due modi. Cercare, un po’ pavidamente, di nasconderti e sperare in un improbabile aiuto divino. Oppure, coraggiosamente, affrontare i guai a viso aperto pur consapevole che le cose potrebbero girare male.

Daniele Demartini, ultimo arrivato in casa Cimberio, ha scelto la seconda strada e, abbandonato il nido accogliente e caldo delle serie minori, ha deciso di mettersi alla prova al famoso “piano di sopra”. Arrivato alla Pallacanestro Varese in un momento delizioso, Daniele ha visto cambiare progressivamente il panorama passato nel giro di un mese dai fiabeschi scenari dell’alta classifica a quelli attuali che, dopo la pesantissima sconfitta rimediata a Montegranaro, appaiono molto meno invitanti.

«Stiamo vivendo un momento difficile che - dice in tono serio Demartini - nessuno di noi, fino a metà dicembre, avrebbe potuto immaginare. Ma, allo stesso tempo, occorre essere obiettivi e ricordare le partite perse in modo rocambolesco, poi una serie di gare molto ravvicinate che hanno messo a nudo la stanchezza e i nostri limiti anagrafici, oltre a infortuni e assenze che ci stanno creando grandissime difficoltà. In una situazione del genere, tante sconfitte consecutive fanno perdere fiducia e solidità mentale, ma non possiamo e non dobbiamo cadere in questa trappola psicologica. Anzi, dobbiamo reagire di squadra e, guardandoci negli occhi, trovare insieme la forza per superare questo periodaccio. Perchè fa male sentir dire che questa Cimberio è “finita” o che si è volatilizzata di fronte ai primi rovesci».

Lei nel suo piccolo, in particolare nel match contro Sassari, ha provato a scuotere gli animi del gruppo: «E’ sempre brutto parlare di se stessi e ancor più fuori luogo è farlo in un frangente così delicato. Mi limito a dire che sono moderatamente soddisfatto per il contributo che sto portando alla squadra. Anche se farei subito cambio con la realtà precedente: Demartini "n.e." e Varese vincente».

Il suo curriculum parla di un’apparizione in serie A a Montegranaro, qualcosa di più in LegAdue a Veroli e parecchie stagioni in B1: che cos’è stato tornare al massimo livello? «La chiamata di Varese è stata come un fulmine a ciel sereno o, in altri termini, un regalo inaspettato visto che non speravo più di tornare nel basket che conta. Ho fatto le valigie di corsa e mi sono messo a disposizione di Recalcati, consapevole soprattutto del mio ruolo di uno sparring-partner che, a 26 anni, è ancora desideroso di lavorare in palestra e imparare. Farò di tutto per sfruttare ogni occasione poiché essere a Varese è anche una scommessa con me stesso».

Bargnani e Belinelli, suoi ex compagni in Nazionale Under 20, le hanno fatto almeno i complimenti? «Non ancora, ma sono certo che lo faranno presto, perché sono stato il loro capitano in maglia azzurra e, si sa, le gerarchie vanno sempre rispettate. Battute a parte, sono orgoglioso di aver fatto parte di quella squadra frequentando ragazzi che oggi sono al vertice del basket planetario».

Massimo Turconi

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