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VareseFansBasketNews

  • simon89
    L’amaro in bocca e la sensazione di avere perso una buona occasione per entrare in Europa dalla porta principale. O almeno per provare a centrare l’obiettivo nella finale di domenica. La Itelyum Varese invece torna a casa dalla Turchia dopo il KO (96-88) contro i francesi dello Cholet, più efficaci nel momento decisivo della partita, l’ultimo periodo. Fuori dalla Champions League, la squadra biancorossa in coppa ripartirà dalla competizione minore, la Fiba Europe Cup.
    Alti e bassi, avevamo detto alla vigilia, avrebbero caratterizzato l’andamento del match visto il periodo in cui si gioca. Peccato che gli alti di Varese, anche notevoli, siano arrivati nel terzo periodo lanciando i biancorossi sino al +9 in un momento in cui tutto ha funzionato, davanti e dietro. Poi però il carrello ha preso la parte in discesa della montagna russa, proprio sul più bello, rimettendo la partita in mani transalpine. Eloquente il 24-10 degli ultimi 10′ quando la squadra di Bialaszewski ha perso i suoi riferimenti mentre, dalla parte opposta, l’esperto Campbell faceva a fette – da solo o servendo i compagni – la retroguardia biancorossa.
    Troppe, a livello di singoli, le prestazioni non all’altezza per Varese che ha avuto un McDermott monumentale (27 con 9 rimbalzi e 3 assist) e tante buone cose dal tandem azzurro Moretti-Woldetensae. Ma la pattuglia straniera ha tante colpe: Cauley-Stein e Hanlan non hanno trovato continuità ma il “buco nero” maggiore è dalle parti di Shahid e Brown: il primo ha inciso poco, il secondo è stato addirittura dannoso a più riprese. Sono le due principali incognite, sulla carta, e con lo Cholet (che è un’ottima squadra, va detto) hanno mostrato la corda.
    Tornare a casa oggi (domani il volo, per la precisione) consente per lo meno a Varese di allungare un po’ la preparazione dell’esordio in campionato (mercoledì 4 con Pistoia). Ci sono margine e materiale per provare a mettere in opera gli aggiustamenti, ma con i toscani non si potrà sbagliare visto poi un calendario tremendo nelle prime giornate. A Biala e staff il compito di ripartire subito, magari ripensando anche a una gestione timeout “alla Brase” che ha destato parecchie perplessità.
    PALLA A DUE
    Tutto confermato alla chiamata in campo delle squadre. Bialaszewski sceglie gli stessi 5 uomini che hanno iniziato la partita di mercoledì, Vila si affida alla coppia Campbell-Blakes e al giovane Salaun. Manciata di tifosi varesini sugli spalti in quella che è la prima semifinale del Tabellone 2 del torneo di qualificazione.
    LA PARTITA
    Q1 – L’avvio di Varese non è dei migliori, non tanto per il punteggio (5-8 lombardo) quanto perché Hanlan e Brown lasciano subito la compagnia con due falli a testa. Bialaszewski deve subito cambiare gli assetti ma trova tantissimo da McDermott: due triple e un gioco da 3 punti dell’americano permettono all’Itelyum di restare in scia allo Cholet che tocca il +6 ma viene trattenuto da tripla di Wolde quasi sulla sirena (25-22).
    Q2 – Davide Moretti, a secco fino a quel momento, capisce che la difesa francese può essere attaccata dal palleggio: l’azzurro arriva 2-3 volte al ferro ma ancora una volta è Cholet a restare avanti. Varese infatti arriva più volte a un tiro dal pareggio/sorpasso ma non riesce a completare l’opera e si espone così alle folate di Ayayi e da qualche tiro meno atteso come le triple di Hruban e Nzelwesi. Quando il riaggancio sembra fatto, l’Itelyum si fa infilare e torna sotto di 5 alla pausa lunga (49-44).
    Q3 – La versione più bella dell’Itelyum sboccia dopo l’intervallo. La mira torna ottima, Cauley-Stein incide in attacco, arriva qualche sprazzo di Hanlan e nel giro di poco Varese torna a galla e addirittura decolla. L’uomo in più rimane McDermott che propizia il sorpasso, poi i biancorossi vanno addirittura a +9 con l’unico momento “on” di Brown. L’ala però sbaglia un libero e lo Cholet non perdona: in due mosse torna a contatto pure con un po’ di fortuna, tripla sulla sirena di Blakes di tabellone (72-78).
    IL FINALE
    Passano pochi secondi e il largo vantaggio italiano diventa un ricordo: lo Cholet colpisce ancora e confeziona un parziale di 11-0 che diventerà di 14-3 con unico “gol” di Moretti dall’arco. Bialaszewski sta a guardare, non ferma il gioco e quando lo fa il punteggio è ribaltato. Servirebbe un Cauley-Stein incisivo e invece il pivot incappa in un momento di magra; gli altri non lo aiutano e così i francesi colpiscono con Hruban e Goudou-Sinha oltre che con Campbell, MVP a mani basse. La Itelyum invece non riesce più a cambiare marcia e si arrende 96-88 con Biala che spende un timeout di rara inutilità a partita ormai finita. Si torna a casa.
    Damiano Franzetti

  • simon89
    Le coronarie dei tifosi biancorossi saltano alla prima partita ufficiale, ma è un sacrificio che vale la pena fare. Varese vince all’esordio piegando all’ultimo secondo l’FMP Belgrado nel primo turno dei preliminari di Champions (73-71) e lo fa capitalizzando una magia di Oliver Hanlan. Una delle sue punte che – capita nel basket – ne azzecca poche fino al momento decisivo e poi infila il canestro serbo galleggiando a centro area e accarezzando la retina con il pallone.
    Una prodezza che mette fine a 40′ difficili, rognosi, talvolta anche deludenti perché l’Itelyum alterna buoni sprazzi a momenti gelidi che la portano due volte sull’orlo del baratro. Meno 10 nel cuore del secondo periodo, addirittura meno 11 sulla sirena del 30′ quando le speranze di fare strada paiono al capolinea. Invece Varese ha messo in piedi una volata degna del miglior Cipollini, chiudendo il più possibile la difesa (nonostante un paio di rasoiate dolorose dei serbi) e trovando in attacco i punti della rimonta. Poi, per poco, la squadra di Bialaszewski non fa la frittata (persa di Brown quando bastava tenere palla, tripla frontale presa per il pareggio) ma il finale vittorioso è frutto del lavoro collettivo. Dalla tripla di Moretti alle giocate di Cauley-Stein, dalla retroguardia di Wolde alla fuga vincente di McDermott.
    Il successo spinge ora Varese verso lo Cholet: la semifinale sarà con i francesi (venerdì ore 15) a loro volta passati con il brivido dopo aver subito una rimonta folle di Anversa, poi rovinatasi sul più bello. Incassata la vittoria, ora però bisogna lavorare alle tante cose non andate bene in casa biancorossa: l’attacco ha avuto diversi black-out specie quando Moretti (ottimo, 9 assist) è andato a rifiatare; la Itelyum poi ha concesso troppi rimbalzi d’attacco a Belgrado senza i quali il riaggancio sarebbe arrivato prima; anche lo scarso coinvolgimento dei lunghi ha lasciato perplessi tant’è vero che quando Cauley-Stein ha iniziato a fatturare in attacco la musica è cambiata. Scelta o caso? Lo vedremo.
    Intanto però il pivottone americano ha mostrato quello che può dare: 13 punti, 10 rimbalzi e ben 6 stoppate, un’arma da sfruttare al meglio. Bene nel complesso Moretti e McDermott mentre Shahid ha faticato a lungo così come Brown che pure era partito bene. Ora un giorno di allenamento senza carichi, ci sono altri due gradini da salire per entrare in Europa dalla porta principale.
    PALLA A DUE
    Mette l’abito nero la Itelyum per il proprio esordio europeo, lasciando il biancorosso all’FMP. Bialaszewski sceglie Moretti per la regia lasciando Shahid di rincorsa, McDermott affianca Hanlan mentre la coppia di lunghi è quella più logica (Brown e Cauley-Stein). Belgrado è al completo e si schiera con il trio americano su cui sono innestate le ali Asceric e Subotic. Una dozzina i tifosi varesini al seguito della squadra nella palestra della Gloria Sports Arena.
    LA PARTITA
    Q1 – L’avvio è subito un botta e risposta con Varese che ha nel tiro da 3 l’unica arma carica. Non un male perché i primi tentativi sono tutti a segno e quando Brown infila con il piede sulla linea la Itelyum scappa sul 9-15. Il timeout di Stefanovic ridà fiato all’FMP che si riavvicina ma è Varese a concludere avanti il periodo sul 21-23.
    Q2 – Peccato che i due punti di Moretti a 2′ dalla prima sirena rimarranno isolati per lunghissimo tempo. Un periodo nel quale Belgrado costruisce sia il sorpasso sia il consolidamento della posizione. Il parziale tra l’8′ e il 15′ dice 14-2 per i serbi fino a che Shahid – fino al lì dannoso – trova due liberi che sbloccano l’Itelyum. L’FMP tocca però anche il +10, poi i primi canestri di Ulaneo e Cauley-Stein e il tandem Moretti-McDermott riportano vicino Varese alla pausa: 39-35 con due ottime difese e un tentativo di Wolde a fil di sirena, fuori di un soffio.
    Q3 – Il parziale precedente all’intervallo spinge Varese anche nella nuova frazione tanto che Cauley-Stain impatta a quota 39. Ma dopo qualche passo a braccetto Belgrado riapre il vantaggio sfruttando il buon momento di Turner e tante piccole sbavature della Itelyum pagate a caro prezzo. Brown dopo un’ottima difesa protesta per un fallo e prende tecnico e così l’FMP ricostruisce la fuga che – nonostante un buon McDermott – si conclude con tripla frontale di Stepanovic sulla sirena, 60-49 e massimo vantaggio.
    IL FINALE
    Shahid, fino a lì spettatore, suona la carica con una tripla e un’azione da tre punti successiva a qualche canestro su ambo i lati, guadagnandosi la pagnotta. Non sarà però lui a essere decisivo perché l’assetto con Moretti-Hanlan è quello prediletto da Bialaszewski il quale riceve “regali” su entrambe le metà campo da un Cauley-Stein ora protagonista. Varese risale ma quando la palla pesa l’FMP trova punti-sopravvivenza anche grazie a un impatto a rimbalzo molto migliore rispetto ai lombardi. Che però non mollano e trovano con Cauley-Stein due canestri per il -3. Che diventa pareggio quando Moretti infila la tripla dall’arco. A quel punto Belgrado si impappina (ben Wolde in difesa), viene infilzata da McDermott in velocità e va sotto di 3 su un libero di “Trill”. Quasi fatta? No perché la Itelyum perde malamente un pallone e concede a Turner la tripla del 71 pari a 25” dalla sirena. Timeout Biala, palla a Hanlan, esitazione e cambio di passo al momento giusto: il difensore chiude bene ma Olivier galleggia, segna e vince.
    Damiano Franzetti

  • simon89
    Chi, oggi, si è fatto un giudizio sulla Pallacanestro Varese 2023/2024 e sulle sue prospettive, delle due l’una: o è un mago, o mente.
    Poche volte ci siamo trovati così spaesati, incerti, sospesi davanti a una versione biancorossa come quella di quest’anno. Sebbene non sia la prima volta che le risultanze del mercato e delle scelte societarie propongono una squadra quasi completamente nuova, stavolta ci sono dei fattori aggiuntivi che infittiscono il mistero e i pronostici.
    Il primo: il cambio di guida tecnica. Matt Brase ha rappresentato fin dal primo momento un continuum chiaro con la filosofia di gioco prediletta da Luis Scola, della quale era già un fervente predicatore: impostata l’idea, il coach di Tucson l’ha cucinata e servita, presentandola a un mondo che non la conosceva. Era “fatto” per questo, era su quella panchina per questo. Tom Bialaszewski è invece molto più ibrido del predecessore: conosce il “sistema”, ma ha esperienza di Europa e ha attinto anche a ben altri pozzi cestistici, i quali non possono non aver lasciato un segno sul modo di intendere la pallacanestro. La sua sarà inevitabilmente una sintesi, più che una copia.
    Ecco, il gioco. Il precampionato non “ha” in dote i garretti, l’esplosività, la confidenza per esprimere giudizi veri: vale per i risultati, vale persino per il modo di stare sul parquet. La Varese di Bialaszewski pare sì destinata a aumentare i giri del motore, proporzionalmente al crescere della condizione fisica e dell’efficacia difensiva (oggi come oggi più imprescindibile di qualche mese fa), ma è fatta di giocatori che - al pari del loro coach - hanno anche altre attitudini rispetto al corri e tira. O allo stoppa e vola, se pensiamo al centro, quest’anno l’elemento più importante del roster. Tariq Owens era l’interprete lungo perfetto per completare il palco del 7 seconds or less, anche perché non aveva alcun bisogno di prendersi la scena: quali saranno invece il ruolo, il peso e il copione definitivi di mister 400 partite in NBA Willie Cauley Stein?
    Già, i singoli. Non è facile arrivare dopo Colbey Ross, Markel Brown e Jaron Johnson, ovvero rispettivamente l’Mvp del campionato, l’Mvp “morale”, nonché pietra angolare della squadra, e il prototipo dell’atipico che è andato a scompaginare i piani avversari: era abbastanza scontato, quindi, che nelle prime partite, i loro eredi non avrebbero rubato gli occhi. Eppure un giocatore di rango come Olivier Hanlan Pallacanestro Varese poche volte lo ha avuto: tra lui e Markel Brown, un anno fa, forse avremmo scelto il primo. Eppure Sean McDermott è un bigino di pallacanestro forgiato dal latte dell’Indiana, eppure Davide Moretti è uno dei migliori giocatori italiani della Serie A. 
    Al netto delle perplessità che aleggiano su Vincent Shahid (che non è un play) e su Gabe Brown (che non è un’ala grande, per quel che conti nel sistema Varese, ed è acerbo…), entrambi elementi grezzi da grattare con olio di gomito per scoprirvi eventualmente l’oro, e sulla relativa profondità di un roster che dovrà affrontare due competizioni, come nomi - sulla carta - questa Varese ha tutto per non essere inferiore a quella che nello scorso campionato è arrivata sesta. Ma saprà trovarsi e fondersi come ha fatto quella precedente? Qui sta la questione, qui sta la stagione.
    Ed è anche un discorso di gruppo, altro punto in sospeso. Con Giancarlo Ferrero eri certo almeno di una cosa, all’incipit di ciascuna annata: che ogni nuovo biancorosso avrebbe avuto un Virgilio sempre pronto a spiegare ed aiutare, una colla a presa rapida, un capitano oltre il quale sarebbe stato difficile andare. Via lui, via anche De Nicolao: chi prenderà le loro veci? Sotto quale stella stanno nascendo l’amalgama, lo spogliatoio? C’è anche chi ricorda che pure gli Indimenticabili 2012/2013 furono una congrega di atleti ritrovatisi senza conoscersi l'un l'altro, eppure si sono scoperti uniti come non mai fin dal primo giorno.
    Coach, gioco, singoli, gruppo: il precampionato non ha detto nulla, assolutamente nulla. Solo da oggi si inizia a scrivere il libro: alla Gloria Sports Arena di Belek, periferia di Antalya, la Itelyum Varese si giocherà il primo step del sogno Basketball Champions League. Un sogno che non sarà drammatico vedere eventualmente svanire, persino immediatamente: come si può definire obiettivo un qualcosa che arriva così presto e così straniero per una squadra che è straniera persino a se stessa?
    Molto più importante sarà ricevere le prime risposte alle domande di cui sopra. Dalla squadra e da un coach che come capo è pur sempre un esordiente. 
    Il KK FMP Belgrado, sponsorizzato Soccerbet, l’avversario odierno (palla a due alle 15.30), è la prima contendente che arriverà a saggiare la consistenza biancorossa, ma passerà come una meteora, qualunque sia il risultato finale. Segnatevi questi tre giocatori: Jordan Walker, guardia, Boja Subotic, ala, Nate Watson, centro. Il grosso dell’impatto serbo passerà da lì e da una fisicità massiccia (ben superiore a quella varesina) che si fa preferire al talento, nel caso di specie.
    Fa caldo, ad Antalya: il termometro arriva a 35 gradi. Varese ci è giunta lunedì, dopo un viaggio di 12 ore tra trasferimento a Orio al Serio, volo su Istanbul, attesa in aeroporto e volo interno per la meta finale. Ieri riposo al mattino e breve allenamento al pomeriggio, in concorrenza con diverse altre squadre presenti al Qualification Round di BCL.
    Stamattina classico shootaround, poi non si scherza più.
    Fabio Gandini

  • simon89
    In mezzo a mille americani che dicono chiaramente (e giustamente) di essere venuti in Europa per perseguire l’obiettivo di tornare in patria per giocare nella NBA, ce ne sono tre che – tutti in una volta – ti spiegano candidamente di preferire il basket del Vecchio Continente. E di essere qui per una scelta tecnica che permette di ritrovare una pallacanestro più vicina alle loro corde.
    Lo spiegano, ognuno con le sue motivazioni, Willie Cauley-Stein, Olivier Hanlan (che è canadese) e Sean McDermott ovvero il tris d’assi calato sul tavolo dalla Openjobmetis e presentato in una volta sola nella zona hospitality “Irca Lounge” del palasport di Masnago. Pardon della Itelyum Arena. Il pivot, sesta scelta assoluta del draft 2015 risponde senza mezzi termini sul perché abbia scelto Varese anche come risposta al “modello americano: «Sì: la politica. Le decisioni vengono prese più a livello politico che non a livello tecnico. Per me questa è la possibilità di una nuova carriera in Europa dove c’è molta più pallacanestro giocata che non quella fatta di uno contro uno o tiro da 3 in step back, come accade ora. Giocare qui è molto più divertente e coinvolgente. E poi qui ogni partita e ogni pallone sono importanti, non come nella NBA dove si disputano 82 incontri tutti uguali: a Varese è bello andare in giro ed essere riconosciuto e salutato per strada, trattato da superstar quando vedono la macchina con lo stemma della società. Questo aiuta a dare il 110% in campo».
    Anche Sean McDermott ha i suoi buoni motivi e li spiega quando gli viene posta la classica domanda sul pubblico varesino. «Quando io ho iniziato a giocare tra i professionisti (nel 2020 a Memphis) c’era il Covid e quindi le partite erano a porte chiuse. Poi mi sono spostato in G-League dove il pubblico è davvero poco: vedere quante persone c’erano l’altra sera per una amichevole mi rende contento e mi fa intuire come sarà in futuro con l’impianto pieno. In più, so che la mia pallacanestro più adatta al gioco europeo rispetto a quella USA. Qui c’è molto gioco senza palla, un po’ come accadeva a liceo o college; come ha detto Willie, il movimento della palla, il coinvolgimento di tutti, il lavoro del pivot che si muove e crea spazio sono giocate molto importati. Credo di trovarmi bene in questa situazione».
    Olivier Hanlan (il nome si legge alla francese, Olivié) è addirittura un veterano delle leghe europee per aver giocato in Lituania, Francia, Germania, Grecia, Spagna e Turchia. «Ai compagni più giovani consiglio di non avere fretta. La mentalità che importiamo dall’America è quella di fare subito tanti punti e di pensare alle statistiche ma l’obiettivo qui non è quello». Tra l’altro Hanlan spiega anche un aspetto del gioco di Bialaszewski: «Mi avete visto anche portare palla e non è una novità perché in Europa l’ho già fatto. A Varese per ora il ruolo degli esterni non è ancora così definito: chi tra i piccoli riceve la sfera può correre dall’altra parte, quindi a volte tocca anche a me».
    CAULEY-STEIN: IL GOLF, DONCIC E CURRY – L’uomo più atteso è senza dubbio Willie Cauley-Stein che in carriera vanta oltre 400 partite in NBA. A livello fisico è sembrato ancora indietro ma lui rassicura: «Mi sento bene, non ho infortuni e sono a posto: ora si tratta di migliorare giorno dopo giorno. Alla squadra posso dare quello che serve a livello cestistico: punti, rimbalzi, creare spazi… Non mi sono fatto grandi aspettative prima di venire qui per evitare di avere delusioni, però l’impatto con i compagni è stato buono mentre la società ha una organizzazione di alto livello». A chi lo segue sui social non è sfuggito il suo amore per il golf: «Non sono appassionato, ho letteralmente una dipendenza. Non nascondo che quando mi è stata proposta Varese mi sono informato se ci fosse un green vicino: poterci giocare con Toto Bulgheroni è stato splendido anche perché il campo è tenuto benissimo e in qualche buca si può godere di un panorama meraviglioso. Non capita spesso negli Stati Uniti».
    L’altra grande passione nota è quella per l’arte e per la storia: «Essere vicini a Milano, una capitale della moda, ma anche a Roma con il Colosseo e con tutti i luoghi d’arte antica che offre è sicuramente un altro buon motivo per essere venuto in Italia. Le persone come me, negli States, sono chiamate “Renaissence Men” e mi rivedo in questa definizione». Impossibile non chiedere quali sono i giocatori più forti che ha incrociato in carriera e i nomi sono il top del top: «Tra i compagni direi Steph Curry e Luka Doncic, poi è difficile sceglierne uno. Tra gli avversari… LeBron James».
    HANLAN: ORGOGLIO FOGLIA D’ACERO – Olivier Hanlan ha seguito con passione il grande cammino fatto dalla sua Nazionale ai recenti Mondiali. «Ho seguito molto i miei compagni del Canada e sono molto orgoglioso del risultato ottenuto (medaglia di bronzo ndr). Il mondo ha capito che anche in Canada ci sono giocatori molto forti. Dispiacere per non esserci stato? No, ho fatto parte del team per due anni ma poi i gruppi e le situazioni cambiano, quindi si volta pagina».
    A proposito di basket canadese, Olivier ha conosciuto bene una leggenda come Steve Nash: «Abbiamo lavorato molto insieme in Nazionale e lui è il Dio della pallacanestro del Canada. Però è anche una persona completamente diversa dagli standard NBA: ciò gli permette di confrontarsi con noi su tante altre cose: dal calcio all’Italia e all’Europa». Infine Hanlan parla del suo numero, il 21, lo stesso di Giancarlo Ferrero che lo ha preceduto come capitano della squadra. «È una coincidenza: uso il 21 da quando sono bambino anche perché era il numero di mio papà e di mio nonno».
    MCDERMOTT: MISTER UTILITA’ – L’ala dell’Indiana è alla prima esperienza europea ma sembra già calato, mentalmente e tecnicamente, nel proprio posto. «Nonostante sia appena arrivato capisco l’importanza del torneo preliminare di Champions League. Sappiamo che saranno partite importanti e penso che con il nostro lavoro e con le amichevoli di questo periodo arriveremo pronti».
    Damiano Franzetti

  • simon89
    L’unica amichevole precampionato casalinga della Openjobmetis si è trasformata in una serata biancorossa a 360 gradi, nella quale le “questioni di campo” sono state quasi a contorno visto anche il divario tra la squadra di Bialaszewski e la SAM Massagno (92-58), finalista in Svizzera ma lontana dalla qualità della Serie A italiana.
    La novità del nuovo nome del palazzetto – si chiamerà Itelyum Arena – è senza dubbio molto importante, anche perché abbinata alla presentazione dei lavori di riqualificazione. Per i quali si sono mossi i vertici della politica sia in chiave Regione (Fontana, Monti, Cosentino) sia in chiave Comune (Galimberti, Malerba, Perusin, Civati) e che, soprattutto, sono partiti con un buon ritmo. Le imprese hanno già demolito una parte consistente delle gradinate mai usate della galleria Ovest così da poter usare gli ingressi da quel lato fin dalle prime partite di campionato. Insomma la macchina è avviata, con la soddisfazione dei due progettisti varesini Elena Brusa Pasqué e Riccardo Aceti, presenti alla serata.
    Ma se tutto ciò era, più o meno, previsto (al pari della sfilata delle squadre femminile e in carrozzina, pardon Women and Wheelchair), la parte inattesa è stata la visita degli “australiani”. Nel secondo quarto del match sono arrivati Ross Pelligra e Giovanni Caniglia per rassicurare sul loro impegno: la firma sul contratto c’è da luglio, ora a quanto pare sarebbe in arrivo il primo – atteso – versamento nelle casse della società. Nei prossimi giorni ne avremo la conferma.
    E la partita? A parte trovate la cronaca più dettagliata e le parole di Bialaszewski ma iniziamo con il ribadire la troppa differenza tecnica tra le due squadre. Varese quasi al completo (out solo Ulaneo) ha confermato il proprio gioco all’insegna del corri e tira, selezionando piuttosto bene le conclusioni dall’arco (21 su 41 da 3, il 51,2%).
    Il Massagno ha segnato molto poco ma è difficile dire se per merito di Varese o per limiti proprio. Sui singoli, grandi cose da Librizzi (19 punti), buone da Woldetensae (20) mentre McDermott e Hanlan sono state le solite sicurezze. Ancora indietro di condizione, invece, Cauley-Stein (con il pregio di non voler mai forzare né fare la prima donna). Il match ha detto poco dalle parti di Moretti e Shahid che non hanno trovato la misura del canestro, senza tuttavia forzare granché. Sabato sera a Desio, contro Cremona, un test certamente più importante e una partita da vincere nel Trofeo Lombardia.
    Damiano Franzetti

  • simon89
    Il palasport “Lino Oldrini” ha trovato il suo nuovo title sponsor. Accordo raggiunto con Itelyum, che fornirà la nuova denominazione ufficiale del tempio del basket varesino. La trattativa con l’azienda leader della gestione e valorizzazione dei rifiuti industriali, era avviata dai primi mesi del 2023 – appena concluso il precedente legame con Enerxenia - e sembrava destinata a concludersi positivamente in primavera. Poi l’attualità del caso Tepic ha congelato tutto proprio mentre l’accordo era giunto al della firma.
    Ma le parti hanno riaperto il dialogo dopo la campagna acquisti dell’Openjobmetis, stabilendo una proficua intesa di massima negli ultimi giorni. E ora la partnership, per la quale ha avuto un ruolo fondamentale l’ex presidente del team biancorosso Marco Vittorelli, è stata formalmente ratificata con un accordo triennale.
    Da oggi, mercoledì 13 settembre, il palasport prende il nome di Itelyum Arena; inoltre il marchio dell’azienda dell’ingegner Marco Codogola, a.d. del gruppo, sarà il main sponsor di Varese nella sua avventura europea in Bcl oppure in Fiba Europe Cup.
    Nel suo incontro con la stampa di metà giugno, Luis Scola aveva parlato dell’ipotesi che Masnago potesse prendere la denominazione scelta dal Pelligra Group, a meno di altre offerte più allettanti. A questo punto il marchio della multinazionale australiana, la cui sponsorizzazione triennale è già stata contabilizzata nel budget della stagione 2023/24 in attesa dei conferimenti per rilevare il 45 per cento delle quote della società, fissati contrattualmente per il 31 ottobre e 31 dicembre, andrà con ogni probabilità sulle maglie biancorosse.
    Giuseppe Sciascia

  • simon89
    La capigliatura folta, crespa e a cespuglio non è concordata, o almeno così dicono i diretti interessati. Ma tra Vinnie Shahid e Gabe Brown il feeling sembra già buono: il play e l’ala americani sono vicini di età (classe ’98 il primo, 2000 il secondo) ma diversissimi nel percorso che li ha portati a Varese per giocare con la Openjobmetis. E oggi si sono presentati a Masnago.
    Shahid conosce bene l’Europa, passando però da tornei minori (terza serie francese, Lussemburgo, Islanda) mentre per Brown finora l’esperienza è stata tutta americana, “annusando” la NBA (summer league, G-League, training camp) senza però mai arrivarci per davvero. Per questo, entrambi, intendono sfruttare la chiamata dall’Italia così da imporsi a un livello più alto di quello affrontato fino a oggi.
    «Dopo il college, forse, non sono riuscito a entrare nel giro giusto degli agenti – spiega Shahid – ma se decidi di fare il giocatore professionista devi accettare gli ingaggi che ti danno. Sono passato da campionati più piccoli, è vero, ma ho sempre cercato di fare il massimo e di migliorare il mio livello: per questo la chiamata dalla Serie A è un premio a quanto fatto fino a oggi».
    «Da parte mia – gli fa eco Brown – credo che la chiamata di Varese sia stata la migliore tra le opzioni che avevo quest’estate. L’obiettivo ultimo è quello di riuscire a entrare nella NBA e credo che qui ci sia l’opportunità di migliorare, di capire il gioco: il basket non è più un gioco solo americano, anche in Europa si possono imparare molte cose».
    Tra i due, quello che ha i paragoni più pesanti da affrontare è senza dubbio Shahid che arriva a Varese dopo Marcus Keene e Colbey Ross. «Colbey lo conosco piuttosto bene: abbiamo amici in comune e poi lui viene dal Colorado dove io ho iniziato la carriera universitaria e torno talvolta d’estate ad allenarmi. Ci siamo anche sentiti prima che io firmassi a Varese. Keene lo conosco di fama: entrambi sono grandi realizzatori. Io posso fare canestro ma rispetto a loro sono più focalizzato nel coinvolgere i compagni, nel metterli in condizione di segnare».
    A proposito di stare in campo, Brown si descrive così: «Il mio ruolo? 2-3-4 (guardia-ala-ala forte ndr) parlando di attacco, ma in difesa marco tutti dall’1 (il play) al 4. A Michigan dove ho giocato in NCAA ero considerato un leader tecnico e morale della squadra, vorrei essere lo stesso a Varese anche se ovviamente qui ci sono altre situazioni, giocatori diversi».
    Alla classica domanda su quale sia stato l’impatto con il basket italiano, Shahid spiega: «Il campionato è più fisico rispetto a quello d’Islanda, il livello dei giocatori è maggiore ma anche la velocità che serve per stare in campo è differente. Sia per l’esecuzione dei giochi sia per le rotazioni in difesa: mi devo adattare a questo ritmo per tirare, per cercare i compagni ma anche per difendere sui pari ruolo».
    Brown, forse “scottato” dall’aver affrontato una squadra dall’alto tonnellaggio contro Brescia (ha anche dovuto marcare il pivottone Bilan), dice invece: «Ho trovato un tipo di gioco più fisico rispetto a quello incontrato fino a ora. Con i compagni e con gli italiani ci facciamo spiegare le differenze, comprese le regole e le interpretazioni arbitrali. Però alla fin dei conti è sempre pallacanestro».
    L’ambizione comunque, a entrambi non manca. «Il mio obiettivo? Dare ogni giorno di più per aiutare la squadra a vincere le partite e a vincerne più dell’anno scorso» afferma Brown. E Shahid rincara: «La maggiore ambizione è quella di vincere il campionato: so che può sembrare troppo grande o scontata, ma si va in campo per quello».
    Damiano Franzetti

  • simon89
    L’Openjobmetis chiude col sorriso la “due giorni” in Valtellina. Primo hurrà stagionale per la truppa di Tom Bialaszewski, che dopo la sconfitta all’esordio contro Brescia piega a suon di triple gli svizzeri della Sam Massagno nel secondo atto del Memorial Pini-Rigamonti di Sondrio. Show balistico da 21 canestri dall’arco per una Varese che spara a raffica soprattutto nei primi 20’ chiusi con un sontuoso 14/24 da 3. Corsa, spaziature e canestri a go-go: lo spessore dell’avversario non è certo pari a Brescia, soprattutto sul piano della fisicità. Ma nelle amplissime rotazioni impostate dal coach – con Librizzi in quintetto e minuti per i giovani Kouassi ed Assui già nel secondo quarto – l’Openjobmetis ha espresso un basket frizzante e sostanzioso, chiudendo con 5 uomini in doppia cifra. Varesini anche a più 20 nel secondo quarto grazie alle folate di Moretti ed Hanlan, poi stabilmente in controllo con scarti elevati grazie anche alla brillante prova balistica di Nik Virginio. Spunti positivi sotto canestro anche da Ulaneo, alla fine 5 in doppia cifra e tutti a referto per una OJM che ha perso un pizzico di smalto nel finale (massimo sforzo svizzero il 96-90 del 38’, poi tripla della sicurezza di Shahid).
    La squadra biancorossa tornerà in campo venerdì 8 e sabato 9 settembre al quadrangolare di Cavallino Treporti (semifinale contro Venezia, poi contro Brindisi o Treviso): per l’occasione debutterà Willie Cauley-Stein, a riposo precauzionale nelle due gare valtellinesi.
    Openjobmetis Varese-Sam Massagno 102-94 (24-17; 57-45; 84-70)
    VARESE: Shahid 6, Ulaneo 5, Woldetensae 8, Librizzi 10, Hanlan 18, McDermott 12, Kouassi 2, Blair 1, Moretti 18, Virginio 14, Assui 5, Brown 3. All. Tom Bialaszewski.
    MASSAGNO: Martino 9, Mladjan 18, Steinmann 11, Clanton 11, Langford 10, Togni 5, Paige 12, Rauseo, Solca 18, Kudurovic 5, Sejstrakov. All. Robbi Gubitosa.
    Giuseppe Sciascia
     

  • simon89
    L’Openjobmetis dura solo 20 minuti nella prima amichevole stagionale. Davanti a 150 tifosi biancorossi, la truppa di Tom Bialaszewski paga dazio ad una Germani più pronta e soprattutto più fisica: senza Cauley-Stein, a riposo precauzionale in vista del debutto del prossimo weekend a Cavallino Treporti, la truppa di Magro banchetta nel pitturato varesino. Sedici rimbalzi in più e il 60% abbondante da 2 per piegare alla distanza una Varese tonica fino a quando l’hanno sorretta le gambe e le percentuali dall’arco.
    Ma senza il suo centrone e con Moretti calato alla distanza dopo un primo tempo in grande spolvero, l’attacco prealpino ha vissuto di sole triple (ben 40 contro 19 tentativi da 2 punti).
    L’Ojm 23/24 ha più arcieri ma meno incursori: era noto alla luce delle caratteristiche dei singoli, il campo - al netto del fattore atletico - lo ha confermato, ci si dovrà lavorare per aumentare la solidità di una identità che ha bisogno di alternative.
    LA PARTITA
    Partenza a razzo OJM con un primo quarto da 4/9 da 3 figlio della prima fiammata di Shahid e della seconda di Moretti (15 punti in due per i registi alternati). La tripla sullo scadere di McDermott chiude il primo quarto sul 32-22; poi però l’attacco biancorosso va in panne quando cala il ritmo, e Brescia fa valere la sua maggior fisicità piazzando un controbreak di 2-13 grazie al vigore di Gabriel (34-35 al 13’).
    Ancora tanto Moretti (13 a metà gara) e una bella fiammata di Hanlan rilanciano però l’azione di Varese, che va al riposo lungo in vantaggio (49-47 al 20’).
    Si riparte con Bilan dominante nell’area biancorosssa sguarnita dall’assenza di Cauley-Stein: Varese fatica a prendere vantaggi offensivi, e Brescia crea il primo vantaggio con due dardi di Della Valle (52-62 al 23’).
    La Germani ha più birra in corpo con 10 giorni extra di preparazione nelle gambe; il gap si sente a rimbalzo, e con meno ritmo l’OJM paga dazio in termini di stazza contro Gabriel.
    Poca circolazione di palla uguale qualità modesta nelle soluzioni dall’arco; così Brescia vola via a suon di recuperi e ripartenze con un 3-23 che vale il 60-85 del 28’.
    Poco da segnalare nel quarto periodo, nel quale si mette in luce un tonico Assui. Domani, domenica 3 settembre, seconda uscita sempre a Sondrio, contro i vicecampioni di Svizzera della Sam Massagno.
    Giuseppe Sciascia

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