Attilio Caja esprime la sua soddisfazione per la metà dell’opera compiuta nella costruzione dell’Openjobmetis 2020/21. Completato il reparto italiani con le conferme di Ferrero e Tambone (al di là del rinnovo in evoluzione) e gli arrivi di Strautins, De Nicolao e De Vico, il tecnico pavese ci tiene a salutare Nicola Natali che si è congedato martedì dopo tre stagioni in biancorosso. «Nik è stato un compagno di viaggio prezioso, anche quando era sacrificato nel minutaggio è sempre stato presente, dimostrando la caratura elevata della persona. Tutti i compagni e lo staff lo hanno sempre apprezzato, a lui va un sentito ringraziamento per la sua professionalità. Sul suo valore umano non avevo dubbi perché lo conoscevo da quando aveva 9 anni e cenavo con suo papà a Roma: sul campo si è meritato tutto quel che ha avuto dimostrando di valere la serie A. Un esempio positivo di un giocatore che senza chiedere spazio prima si è meritato tutto quel che ha avuto».
Con 5 italiani Varese è a metà dell’opera: come giudica il lavoro svolto finora?
«Sono molto contento del lavoro svolto dalla società per il reparto italiani: abbiamo dato una rinfrescata a livello anagrafico, sul piano della professionalità non c’era bisogno perché anche Gandini era stato ineccepibile, ma abbiamo inserito tre ragazzi con un’età media di 24 anni, con accordi pluriennali e con l’idea di aprire un ciclo nuovo. Confidiamo di ripetere il percorso compiuto da Matteo Tambone, che arrivò a Varese a 23 anni e in tre stagioni è arrivato in Nazionale, sfruttando la guida di capitan Ferrero che è sempre un esempio per i nuovi ed è un trait d’union con la squadra. La parte di Giancarlo non è valutabile solo nei numeri ma in quel che fa giornalmente nel dimostrare con la motivazione e il lavoro il suo valore».
Il meno noto, perché esordiente in A, è il 24enne play De Nicolao.
«Giovanni ha un’ottima taglia fisica, si sposa bene nel nostro basket giocato a tutto campo con grande energia. È un ragazzo con grandi margini, al primo anno con grandi responsabilità ha avuto un notevole crescendo; la serie A alza l’asticella rispetto all’A2, ma siamo fiduciosi che abbia qualità per darci una mano da subito e non solo in ottica futura».
Strautins, la nuova ala piccola, ha gia assaggiato la A a Trieste.
«Arturs ha un’energia notevole, colpisce per il suo modo di stare in campo che sprizza intensità: è un carro armato che a volte va frenato anziché spinto, la sua energia va equilibrata facendo sì che i cavalli del motore vengano usati nel modo giusto senza andare in testacoda. Dovrà imparare ad utilizzarli tutti senza sbandare».
De Vico sarà invece l’alter ego di Strautins, non solo come ruolo.
«Niccolò è più tecnico, al suo controllo e alla pulizia del gesto dovrà al contrario unire qualche fuorigiri per spingere al massimo. Però quando hai controllo del corpo e tecnica puoi rischiare anche il fuorigiri: dovrà fare quel passo per dimostrare anche in A quel ritmo e quell’atletismo che aveva in A2».
E i cinque stranieri che mancano all’appello, al di là di Mayo e Simmons che hanno legami contrattuali?
«Abbiamo idee sulle quali stiamo lavorando. Sull’aspetto economico sta agendo la società che ha svolto un ottimo lavoro e sono certo che continuerà a farlo. I cinque italiani già in organico ci permettono di essere ragionevolmente sereni; ci sono diverse possibilità in tutti i ruoli, ma per gli acquisti già effettuati sono arrivate tutte opzioni nei piani alti della lista degli obiettivi nel rapporto qualità-prezzo. Al di là delle operazioni in corso sui contratti già in essere, se riuscissimo a farlo anche per gli stranieri sarebbe ottimo».
Giuseppe Sciascia
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