Alla scoperta di Adriano Vertemati con una guida d’eccezione. In attesa di scoprire dal vivo il coach che avrà il timone del progetto triennale per il rilancio di Varese, a raccontare chi è e come lavora il nuovo tecnico dell’OJM è Alberto Mattioli. Ossia colui che lo ha avuto dal 2011 all’estate 2020 in A2 a Treviglio, e lo aveva caldeggiato al Settore Squadre Nazionali per la guida della Nazionale Under 20 (prima della neutralizzazione degli Europei dello scorso anno causa Covid). Trattandosi della persona che dal 1996 al 2008 ha avuto la delega della FIP per lavorare con la Nazionale A, operando di concerto con tecnici del livello di Ettore Messina, Boscia Tanjevic e Carlo Recalcati, l’esperienza e la competenza sono fuori discussione.
E nelle parole di Mattioli si coglie tanta stima per un coach che secondo il 75enne dirigente orobico ha fame di dimostrare di valere quella serie A inseguita da qualche anno e ora colta al volo con la proposta di Varese. «Adriano è un grande lavoratore, che con tanta arguzia e tanto ingegno vuole fortemente arrivare al vertice. E’ un ottimo lettore delle partite degli altri, sa cosa fare dal mercoledì alla domenica pomeriggio per poter battere la squadra avversaria con la preparazione tattica» racconta l’ex presidente della FIP lombarda, che approfondisce anche l’aspetto chiave per Varese sulle competenze di Vertemati nel far migliorare i giovani prospetti come i vari Gaspardo, Flaccadori, Pecchia, Mezzanotte e Palumbo, lanciati da Treviglio fino alla Nazionale A. «Con noi ha svezzato e fatto crescere tanti ragazzi, migliorando non solo quelli arrivati in serie A ma anche altri elementi meno dotati che si sono costruiti carriere in A2 come Cesana e Nwohuocha. Nessuno negli ultimi 9 anni ha lanciato tanti giovani come Treviglio, e sicuramente il lavoro di Vertemati è stato fondamentale in tal senso».
Ma il tecnico di Cornaredo è pronto per giocarsi una chance in serie A, categoria che non ha mai disputato sia pur con una lunghissima esperienza in A2 e l’avventura oltremodo formativa da assistente in Eurolega al Bayern Monaco? «A mio avviso è assolutamente pronto per la serie A, merita una chance al massimo livello, soprattutto alla luce del fatto che l’A2 è una palestra estremamente formativa per gli allenatori, perché con soli 2 stranieri e 8 italiani il peso della guida tecnica è ben più rilevante che con i 5 o 6 stranieri in serie A. Se come pare il mandato è a lungo termine, potrà avere l’investitura e la serenità per poter incidere davvero, e se avrà continuità nello staff tecnico sarà un vantaggio» è il parere di Mattioli, che aggiunge un dettaglio importante sull’impatto nella gestione di una squadra col 50% di stranieri, fatale invece a Gianmarco Pozzecco al suo primo approccio in A quando venne a Varese dopo l’esperienza a Capo d’Orlando. «Adriano è bravo a studiare gli stranieri; a volte ha corretto in corso d’opera, però conosce i giocatori e comunque parla benissimo l’inglese. Sono certo che si troverà meglio con 5 stranieri in A rispetto ai 2 dell’A2, anche perché ha la capacità di non guardare in faccia a nessuno: a Treviglio ha messo fuori per qualche periodo italiani o stranieri senza pensarci due volte quando serviva per il bene della squadra».
L’ultimo aspetto che l’ex consigliere federale della FIP analizza è quello caratteriale: di sicuro al futuro coach di Varese non mancano personalità e carattere, ovviamente dovrà guadagnarsi il credito a dispetto dello status da esordiente. «La sua faccia e le sue espressioni sono sempre molto eloquenti: non è tipo che nasconde le emozioni, sia in partita che in allenamento. Lui è esattamente come lo vedi, esterna in maniera completa i suoi stati d’animo, cosa che oggi non è abituale. E’ un allenatore più sanguigno e meno “paraculo” rispetto alla media della sua generazione».
Giuseppe Sciascia
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