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Cambiano gli avversari e il fattore campo, ma non il risultato. Disco rosso per la quarta settimana consecutiva in casa Openjobmetis, che alza bandiera bianca contro la capolista Trento e vira all’ultima boa della pausa di Coppa Italia e Nazionali trasmettendo una preoccupante sensazione di inadeguatezza ai 4.385 spettatori di un’Itelyum Arena sospesa tra apatia e rassegnazione.

Chi ha la forza di restare fino al 40’ – mezza Masnago sfolla prima, compresi Scola e la Curva Nord – riserva fischi neppure troppo virulenti. D’altra parte Varese ha sposato la causa della Heart Night per la prevenzione delle malattie cardiovascolari: emozioni di fatto non ne arrivano con l’effimero sorpasso del 9’ – unico vantaggio dopo 10 quarti – che svanisce tra errori di concetto e di misura (9/32 da 3 e 13 perse).

Follia è ripetere sempre le stesse azioni, aspettandosi risultati diversi: l’aforisma di Einstein è il paradigma di una OJM che dà anche la sensazione di provarci, con tutti i suoi limiti e i suoi problemi. Ma non ha gambe, energia, qualità e orgoglio per giocare il basket scintillante capace di esaltare una Dolomiti Energia capace di nascondere l’assenza del pivot di riserva Bayehe con un assetto dinamico che schianta l’ultima resistenza varesina nel terzo quarto.

Il trittico Brescia, Milano e Trento statuisce la condizione psicofisica disastrosa di una squadra che può solo sperare – sperare, sia chiaro – che le tre settimane di pausa (prossimo impegno il 2 marzo a Trapani) servano a garantire a Keifer Sykes una condizione accettabile. E a trovare un’alternativa ad Alex Tyus, unico da salvare per piglio e orgoglio a dispetto dei 37 anni (senza più visti però sarà durissima nello “stagno” dei cittadini UE). Non si cambierà allenatore, che ha la “colpa” di guidare una squadra mal assortita in estate e peggio corretta in corsa, ma peggio di così Hands (1/12 al tiro, area nascosta da marcatori più stazzati) e Sykes (5 tiri in 19’ ancora inespressivi) non possono fare. O almeno così si spera: a questo siamo ridotti...

IL MATCH

Applausi per l’ex Paolo Galbiati e fischi (non pesanti, ma costanti) per Herman Mandole alla presentazione. E costante è anche l’handicap iniziale di una OJM che non regge nessuno in difesa e non prende più vantaggi in attacco (6-16 al 4’). Film già visto? Stavolta no, almeno nella seconda metà del primo quarto: Librizzi e Alviti trovano bottino per scuotere Varese, Tyus dà sostanza a centroarea, Sykes garantisce un minimo di spinta, e il 10-0 tutto corsa e triple è il primo vantaggio (25-23 al 9’) dopo 10 quarti a inseguire dalla metà del terzo al 25 gennaio a Pistoia.

Ma la squadra di Mandole produce se corre, altrimenti vive di sole triple; e quando risuona il clangore del ferro, l’inerzia torna nelle mani dell’Aquila. Varese segna 3 punti in 5’ e gli ospiti prendono il controllo (28-37 al 14’). No punti da sotto uguale Trento in fuga colpendo contro i “5 nani” biancorossi (69% da 2 concesso a metà gara): l’OJM sbanda paurosamente con i suoi big Sykes, Hands e Johnson, e Trento martella col chirurgico Zukauskas (33-47 al 18’). Il 38-52 a metà gara, con 8 rimbalzi in più per gli ospiti e il 69% da 2 contro il 52%, è inevitabile conseguenza del divario qualitativo a dispetto del fatto che Varese dia la sensazione di averci provato.

Dopo la pausa lunga lo sprazzo di sostanza difensiva da Tyus trova seguito con i primi punti di Johnson dopo 24’. Sette in fila di Nino e l’OJM ci prova (51-61 al 25’), ma legge nel modo peggiore la partita quando Trento abbassa il quintetto: attacco fuori fase e difesa “traforata” da sotto e da fuori per il 57-74 del 29’. Il resto è corollario con un terzo di Masnago che sfolla in largo anticipo, compresa la Curva Nord che si svuota a meno 3’: ben venga la pausa, unica speranza per raddrizzare una squadra la cui unica risorsa attuale è il piccolo gruzzolo di vantaggio sulla zona retrocessione. Ma come già detto il 19 gennaio dopo Pistoia, il 25 dopo Brescia e il 2 febbraio contro Milano, l’OJM attuale non può battere nessuno. Buon lavoro durante lo stop: ce ne sarà assoluto bisogno per mostrare un piglio diverso dopo il mese peggiore del Terzo Millennio, statistiche alla mano.

Giuseppe Sciascia


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