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Cambiano gli interpreti, non lo spartito. La nuova Openjobmetis che lunedì 21 svolgerà il primo allenamento collettivo (porte rigorosamente chiuse: abituiamoci controvoglia, sarà una costante…) non varierà il proprio credo tecnico e tattico, pur avendo cambiato guida e giocatori. La conferma era scontata, visto che in questo senso la strada è tracciata da Luis Scola in persona, ma assume maggior valore nel momento in cui arriva dal coach designato, Tom Bialaszewski.

Il 41enne allenatore di New York si è presentato quest’oggi – venerdì 18 – alla stampa insieme a Marco Legovich, il 30enne triestino che sostituisce Paolo Galbiati nel ruolo di assistente e che a sua volta ha fornito diversi spunti interessanti. «Abbiamo cominciato in questi giorni a discutere su come fare giocare la squadra ma di sicuro vogliamo seguire le indicazioni della società – ha detto Bialaszewski – E del resto, questo modo di stare in campo è sempre stato il mio: voglio una squadra che corra, che prenda tiri rapidi e via dicendo. È la mia filosofia e sarà tale anche quest’anno. Inoltre abbiamo un supporto tecnico (a livello di analisi statistica ndr) che ci permette di lavorare al meglio per mettere in campo questo tipo di pallacanestro».

Proprio il legame con Scola è stata una delle chiavi dell’ingaggio di Bialaszewski, che aveva conosciuto il “General” quando quest’ultimo giocava a Milano. “Coach Tom” invece era assistente di Ettore Messina. «Con Luis sono sempre rimasto in contatto, anche quando lui venne a giocare a Varese o quando io sono tornato negli USA. Tant’è vero che dalla prima telefonata al momento della mia firma è trascorso solo un paio di giorni. Luis è molto aperto al dialogo e alle relazioni, condividiamo buona parte della nostra filosofia “sportiva” e credo non ci sia posto migliore di Varese per metterla in pratica».

Il rapporto tra Varese e la NBA, anche per via dell’ingaggio di Bialaszewski (ha lavorato per Cleveland, Sacramento e Lakers), è sempre più stretto. Lo dimostra sia l’aggiunta di due dirigenti provenienti dall’America (Maksim Horowitz e Zach Sogolow), sia l’ingaggio di una ex prima scelta come il pivot Willie Cauley-Stein. «Credo sia giusto che l’Europa e l’Italia del basket guardino alla NBA. Nel calcio la “nostra” MLS sta copiando tanto di quello che si fa nei campionati europei che sono da sempre quelli all’avanguardia: lo stesso lo si può fare qui, riproponendo dove possibile le dinamiche del basket americano che è un business miliardario».

«Per quanto riguarda Cauley-Stein non lo conoscevo di persona ma ci ho parlato prima della sua firma per la Openjobmetis. Gli ho spiegato quali sono le differenze tra basket FIBA e basket americano ma anche le diversità nello stile di vita tra gli Stati Uniti e l’Italia. Questa cosa lo ha molto interessato e sono certo che arrivi motivato: non ci sono molti giocatori del suo livello in Serie A e nemmeno in Europa, sono convinto che diventerà un fattore per il suo impatto». A proposito di giocatori, l’unico direttamente allenato da Bialaszewski è Davide Moretti: «A Milano aveva un ruolo completamente diverso da quello che ricoprirà a Varese (dove il minutaggio sarà molto maggiore ndr). Ho però già parlato con tutti i giocatori e non vedo l’ora di allenare questo roster. Alcuni avevano altre opportunità per questa stagione, nostro compito sarà quello di dimostrare loro di avere fatto la scelta giusta».

“COACH LEGO”: UNA GRANDE OCCASIONE

Accanto a Bialaszewski, e in sintonia con lui, ha preso posto Marco Legovich. L’assistente arriva dalla prima esperienza da capo allenatore conclusa con una sfortunata retrocessione con la sua Trieste. «Quella però è una pagina che si è chiusa, oggi inizia un libro nuovo. In questo momento una chiamata da parte di Varese non può essere rifiutata per le novità che questa società sta portando in Serie A. L’anno scorso ho affrontato due volte l’OJM: la scelta era quella di abbassare i ritmi ma poi, una volta in campo, era molto difficile riuscire nell’intento. Mi stimola, oggi, essere sull’altro lato: dalla parte di quelli che costringono gli staff tecnici a un lavoro supplementare per preparare la partita».

Il suo ruolo sarà anche quello di organizzare la fase difensiva: «Mi dovrò occupare di quello, ovvero di costruire quei “pilastri” che ci consentano di reggere l’urto a prescindere dalle scelte degli avversari. Abbiamo condiviso il fatto di non piegarci più di tanto al gioco degli altri, affidandoci a una nostra base solida».

Damiano Franzetti


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