Quando Willie Cauley-Stein conclude la prima, blanda azione, con una schiacciata facile, qualcuno batte le mani. Poco dopo, dalla parte opposta, arriva un canestro da 3 in transizione e allora le mani non si trattengono più. Sono almeno in 600 i tifosi assiepati sui gradoni del Centro Campus, che non vedevano l’ora di far scrosciare l’applauso per salutare la nuova Openjobmetis, nata nell’ultimo mese e da dieci giorni al lavoro a Varese.
Se qualcuno avesse dubbi sulla voglia di basket in città e sull’amore per questa squadra, la mattinata di oggi (giovedì 31) in via Pirandello, li ha fugati. Da prima delle 11 il parcheggio del Campus si è riempito, con tanti occhi a scrutare l’interno: verso quell’ora i giocatori hanno iniziato a popolare il parquet e dalle 11,30 coach Tom Bialaszewski ha acceso la rumba oltre che le musica, a proseguire nel solco dell’anno passato.
Impressioni? I giocatori della Openjobmetis appaiono già piuttosto tonici, e anche gli esercizi di cinque contro cinque hanno messo in mostra una buona intensità. Cauley-Stein è quello più indietro di fiato ma dal punto di vista fisico si è presentato “asciutto” al punto giusto. Gli altri confermano più o meno le qualità di cui erano accreditati: dalla visione di Moretti alla solidità di McDermott, dalla pulizia di gioco di Hanlan alla reattività di Shaid (che è più Keene e meno Ross, per farsi un’idea). Nota di merito per la precisione dall’angolo di Gabe Brown, piedi obliqui nel caricare il tiro ma mano morbida dai vertici del parquet.
Assente Luis Scola, volato a Manila per i Mondiali di basket con il suo ruolo di uomo immagine della Fiba, all’allenamento ha assistito un po’ tutto il resto della società, e crediamo che in tanti si siano lustrati gli occhi visto il contorno di pubblico. E di giovani in particolare, favoriti dalle scuole ancora chiuse: al Campus si sono visti ragazzi e ragazze di tutte le fasce d’età molti dei quali ne hanno approfittato per una partitella ai campetti esterni prima di lustrarsi gli occhi con le giocate di Woldetensae e compagni. Insomma, l’allenamento aperto si è dimostrato un patrimonio anche e soprattutto verso quel tipo di pubblico che Scola e la società hanno dichiarato di voler esplorare e ampliare. Quindi perché non ripeterlo, prima dell’inizio delle lezioni?
Damiano Franzetti
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