
Una sfida interminabile, tra una squadra affermata ma devastata dagli infortuni e un'altra ricca di talento ma con poco sale in zucca, premia la seconda. Perché in un gioco dispendioso come la pallacanestro è impossibile tenere il campo con solo sette uomini arruolabili. Soprattutto se due di essi non lasciano praticamente mai il [i]parquet [/i](leggi Green e Dunston) e altri due (Polonara e Sakota) si perdono in inezie proprio nella serata in cui sarebbe servito un copione privo di macchia. Ere e Banks mancano come il pane a tavola, come il cuscino a letto, come l'ombrello in una serata di pioggia: puoi farne a meno, ma non è la stessa cosa.
Guidata coraggiosamente dai suoi sherpa, la Cimebrio arriva quasi a scalare l'Himalaya prima di doversi fermare a pochi metri dalla vetta. L'applauso consolatorio, tributato a fine gara dai fedelissimi, lenisce la delusione ma non cancella il primo stop casalingo della stagione.
[i][b]Il piano partita al risparmio non è percorribile. [/b][/i]Vitucci opta per la scelta di partire con Polonara da “tre” per preservare Rush, unico possibile cambio nel reparto piccoli. Varese, pur correndo a qualche giro in meno del consueto, assesta un bel 7-0 con Dunston, De Nicolao e con la schiacciata volante – un classico – del prode Achille. Szewczyk (uno che si spera segni poco, non per antipatia ma per non dover scrivere il suo nome bizzarro troppe volte: stavolta accade il contrario e il polacco è l'indiscusso MVP) e Diawara, ex applaudito con grande calore, accorciano sul 9-5; la Cimberio rimane bloccata complice un Dunston ad efficacia intermittente. Il secondo fallo di De Nicolao, speso per eccesso di foga già a metà fazione, è un campanello d'allarme che precede il primo vantaggio lagunare: tripla di Clark, contropiede di Kuba per il 11-12 e sacrosanto time-out chiamato da Vitucci. Tra palloni persi e tiri beffardamente sputati dal ferro, Varese vede Venezia scappare grazie alla mano infuocata di Clark, è 15-20. Due viaggi alla lunetta, concretizzati da Rush e Dunston, valgono il meno uno, poi l'alieno con la maglia numero 5 del'Umana (14 punti in un quarto, e meno male che il “passaportato” bulgaro era dato claudicante) scrive dall'arco il 19-23.
[i][b]Poca difesa e ancor meno buona sorte. [/b][/i]Venezia prova ad azzannare la preda alla giugulare e plana sul più dodici: 19-31, frutto dei canestri di Bowers, Szewczyk e Clark. Polonara e Green ridanno fiato a Masnago, la difesa di Varese è pressoché inesistenti ma il gap si riduce a sette lunghezze. La terna arbitrale ci mette del suo con i proverbiali “due pesi e due misure” (i tiri liberi assegnati a Bowers sono grotteschi), Polonara e Talts rincarano la dose con due finte azioni di contenimento che consentono a Rosselli di vagare allegro per l'area colorata prealpina: 26-38. Green dapprima predica nel deserto, quindi il vento del nord, soffiato da Rush e Talts, raffredda la grinta oro-granata e scalda il popolo del PalaWhirlpool (34-40). Il polacco – quello dal nome arzigogolato – e il serbo-greco – Sakota – si scambiano i guizzi del 39-45, poi Varese spara a slave dai sette metri consentendo agli ospiti una nuova accelerazione con l'ottimo Rosselli. Nel finale il sottomano di Dunston viene vanificato dalla tripla, fortunosa a dir poco, di Szewczyc: il distacco maturato alla pausa lunga, 42-51, non appare dei più agevoli da colmare. Soprattutto in ragione del mostruoso 8/12 da tre della Reyer.
[i][b]Una reazione degna della capolista. [/b][/i]Una gestione meno frenetica ed energica dell'attacco, su ambo i lati del campo, produce una lunga aridità realizzativa. Il primo “goal” della ripresa arriva dopo tre minuti, a firma di Diawara, e ovviamente è da tre punti. La doppia cifra nelle palle perse, presto raggiunta a causa di un distratto Polonara e di un esausto Green, smorza le speranze di rincorsa bianco-rossa. Young si iscrive al tabellino con il facile canestro del 44-58, due segnature del colossale Dunston, mai domo, valgono il meno dieci. L'Umana, tornata su percentuali da globo terrestre, prova a mantenere il vantaggio con l'attenzione spasmodica ai dettagli, la Cimberio cerca l'impresa galvanizzata da un tifo da pelle d'oca e da una sequenza di tiri liberi. Dopo il fugace meno otto, faticosamente agguantato, la truppa decimata targata Varese si lecca le ferite per due ingenuità difensive: 52-64. Sul finire della frazione, i ragazzi gettano il cuore oltre l'ostacolo e osano l'imponderabile: De Nicolao torna pungente, Dunston viene malmenato ma non perde freddezza dalla linea della carità, Rush inventa un canestro antiestetico ma utile alla causa sulla sirena. I punti di gap sono soltanto quattro, 62-66.
[i][b]Venezia prova in tutti i modi a perderla, quasi ci riesce. [/b][/i]Il sacro fuoco dell'entusiasmo diventa flebile, soffocato da quattro punti di Bulleri e da un paio di attacchi senza capo né coda. De Nicolao rianima d'un tratto la Cimberio con la tripla del 65-70, però Rush manca il colpo che avrebbe scritto addirittura il meno due. Così il baldo polacco e il redivivo Rosselli consegnano nuovamente un tesoretto alla Reyer: 65-74. I lagunari perdono il senno e, con una serie di nefandezze, rimettono in carreggiata la capolista. I due play-maker di Vitucci mostrano una leadership da copertina (anche se, per onor di cronaca, gli sbagli dalla lunetta dell'ex canturino peseranno nel computo finale), Sakota sigla il meno uno con un pallone che gli casca fra le mani. In seguito due idee inopinate dello stesso Dusan e di Green (tiri logici rifiutati, scarico successivo nella mani dell'Umana) offrono occasioni ghiotte che Szewczyc – 49 di valutazione, doppia doppia, dominio sovrano – non si lascia scappare.
Il pareggio, frutto di puro orgoglio e volontà, arriva a quota 78, però la repentina tripla di Clark riconsegna le redini del match agli uomini di Mazzon. Venezia spreca l'impossibile, sull'80-81 il dardo dell'ottimo De Nicolao non buca la retina, e l'Umana torna sul più tre. La sciarada di tiri liberi non cambia le distanze, finché Varese non commette un'infrazione di cinque secondi sulla rimessa. La tripla sulla sirena di Green, valida solo per le statistiche, ha un retrogusto beffardo.
L'Avremmo conservata volentieri per una gara da vincere in volata.
Forza e coraggio, gli infortunati torneranno e il viaggio a Lordes darà i suoi benefici. Ma il calendario scorre lento lento, con la paura che in questo lungo gennaio la mala sorte tolga a Ere e compagni un primato sin qui meritatissimo.
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