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Cimberio Varese 91 - Sidigas Avellino 83


Nicolò Cavalli

[i][b]Più difficile del previsto. [/b][/i]Il colpo d'occhio di Masnago evoca sensazioni vibranti: non è il proverbiale bagno di folla, ma comunque un'innaffiata consistente di entusiasmo. Parte bene Avellino, coesa nei movimenti, paziente nella circolazione di palla e dominante a rimbalzo (4 a 10 nel primo parziale per i ragazzi di Valli). A patire della stazza degli avversari è il timido Sakota, autore subito di due falli e della tripla, dal sapore di redenzione, del 6 pari. Nello scontro tra registi, Mike Green parte subendo l'imprevedibile Shakur, quindi si sblocca con un paio di assist e altrettante entrate per il primo vantaggio casalingo: 12-11. Un 2+1 pirotecnico di Banks, l'appoggio di Dunston e una “magata” di Green fanno lievitare l'attivo sul 21-17, in seguito è Dragovic a tenere in scia i Lupi campani: 23-22.

[i][b]Punto a punto. [/b][/i]Attacchi puliti e scoppiettanti a inizio secondo quarto, con Johnson nelle vesti di realizzatore e di spauracchio dell'area colorata (28-31). L'emorragia di punti subiti continua con gli affondi di Spinelli e del solito Dragovic; il campanello d'allarme suona ancora più forte per il conto delle penalità biancorosse, rapido nel correre come il tassametro di un [i]black cab [/i]londinese. Ci pensa un colossale Dunston, già in doppia cifra e capace di toccare quota 16 punti prima dell'intervallo, a ridare fiato al popolo prealpino con un gran canestro e con i tiri liberi del 37-38. La Sidigas, sorniona ma sempre sul pezzo, mantiene il controllo nonostante la foga crescente di un quintetto biancorosso da battaglia. Di Ebi e Banks gli ultimi acuti di un primo tempo equilibrato e spettacolare: 49-50.

[i][b]Mai scherzare con il fuoco. [/b][/i]La Cimberio torna in campo abbozzando in difesa una zona ibrida (immaginiamo che le indicazioni di Vitucci fossero ben altre) e patendo l'estro di Warren e Shakur, artefici del 52-54. Le squadre non lesinano l'impegno, le marcature si stringono e ogni palla vagante ha il potere di calamitare su di essa una moltitudine umana. Varese d'un tratto diventa ermetica in difesa e sprecona in attacco, confermando i tratti di schizofrenia emersi nella folle trasferta di Brindisi. Gli arbitri scatenano le ire del PalaWhirlpool con una serie di decisioni omertose, in un clima da far-west che culmina con il platea vaffa di Talts. Inevitabile il fallo tecnico e il nuovo vantaggio biancoverde a firma di Dragovic (miglior marcatore globale di Avellino con 8 segnature): 58-61. L'estone Gianni e Polonara provano a invertire la rotta con un ultimo minuto di fine terzo quarto tutto cuore. All'ultimo mini riposo la banda di Vitucci insegue sul 62 a 63.

[i][b]L'extraterrestre Polonara e SuperEre. [/b][/i]Ritorna sul parquet una Cimberio più leggera (Dunston, con quattro penalità, assiste dalla panchina) e anarchica, troppo ingenua nel cadere nelle fauci del nervosismo con l'antisportivo – banalissimo ma ineccepibile – comminato a Green. Ere cancella lo zero dal tabellino con un ciuffo da tre, ma una schiacciata al volo altisonante di Johnson è un brutto colpo per il morale dei padroni di casa: 65-70.
E' a questo punto che il giovane Polonara sale in cattedra propiziando il 6-0 che fa pendere il tabellone dalla parte di Varese. Il baldo giovane impreziosisce il magic moment con una stoppata da spellarsi le mani; poi viene il turno di capitan Ere, completamente trasformato, lesto a capitalizzare la ghiotta occasione del primo accenno di fuga (78-72). Achille non è sazio: ruba un pallone, subisce il fallo antisportivo, sigla quattro tiri liberi e certifica la vittoria di Varese. Anche perché Spinelli ha fretta di partire verso l'Irpina e pensa bene di farsi comminare due tecnici a gioco fermo con relativa espulsione e più sedici per i lombardi.

Il resto è solo accademia, condita da applausi, cori e standing ovation per i ragazzi terribili di Vitucci. Le prime due uscite stagionali hanno portato nel paniere del Consorzio biancorosso quattro punti, autostima e nuovi orizzonti. Al coach il compito di incanalare il potenziale debordante dei suoi pupilli lungi i binari della concretezza e della costanza. Contro le grandi carozzate, le partite si vincono lungo i quaranta minuti, non bastano sprazzi – ancorché sfavillanti – di basket champagne. Serviranno più rimbalzi, più attenzione ai dettagli, più sapienza.
Lunedì 15 arriva Siena, l'esame più difficile nel calendario di un inizio d'anno incredibile. La faccia di ognuno dei nostri sembra dire “io non ho paura”. Spavalderia o consapevolezza dei propri talenti? Vedremo se questa squadra di magnifici matti si farà ricordare nel grande libro della pallacanestro italiana...


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