Oggi bisogna vincere? Beh, sai che novità: non abbiamo ancora conosciuto una squadra che ogni maledetta domenica (salvo anticipi o posticipi, si intende...) scenda su parquet (o campo, o ghiaccio, o diamante: quel che volete) senza aver fisso nella capoccia l’obiettivo di cui sopra.
Ridondante e fin banale dare al derby numero 140 della storia tra Varese e Cantù la didascalia dei “due punti obbligatori”: il campionato non finirà stasera, nemmeno se sotto la casella “lost” dovesse comparire il numero 3.
Ben più importante per la Openjobmetis di Attilio Caja sarà testare le proprie qualità (e le proprie mancanze) al cospetto di un avversario diverso rispetto ai primi due incontrati sul cammino. Le sconfitte contro Venezia e Milano sono state due “prove provate” piuttosto scontate della non cittadinanza a certi livelli del collettivo biancorosso, sebbene il match del Forum sia rimasto incerto fino all’ultimo in gran parte per merito della confortante prestazione di Okoye e compagni. La Red October, squadra non certo paragonabile ai campioni d’Italia e ai favoriti d’obbligo della Serie A, rappresenta invece un ignoto termine di paragone: Varese è lì (ovvero se la può giocare?), è sotto (di tanto, di poco?), è più forte (tenderemmo ad escluderlo, almeno a un mero esame delle individualità: poi a basket si gioca in cinque e conta anche l’allenatore...)? E poi, fermandoci ai singoli: quanto i vari Waller, Cain, Okoye, Hollis possono ancora crescere rimpolpando così la somma totale (Wells non lo mettiamo nemmeno in coda: lui deve dare di più, se no son dolori veri...)? I secondi 40 minuti casalinghi della stagione daranno nuove risposte, in un rodaggio che non si esaurirà alle 23 odierne , ma che proseguirà per altre tot giornate e con altri tot avversari. Fino alle risposte definitive.
I contendenti di turno sono una gran fregatura, peraltro: dopo un’estate come quella che la Brianza ha dato in pasto ai rotocalchi cestistici (Recalcati che litiga e se ne va, giocatori che si lamentano sui social, proprietario al mare etc etc), uno si sarebbe aspettato una squadra mal costruita e prona a immediate sbandate. E invece no... La guida Sodini (ritenuto, nonostante abbia esordito in massima serie solo domenica scorsa nel rotondo successo contro Cremona, più adatto di Kirill Bolshakov ad affrontare la stagione) ha una trazione anteriore naniforme ma piena di talento: Jaime Smith (play, 190 cm), Randy Culpepper (play-guardia, 182 cm) e Jeremy Chappell (guardia-ala, 191 cm) rendono centimetri ma anche chili al terzetto Wells-Waller-Okoye (che questa sia una probabile chiave tattica, a favore di Varese se ben sfruttata, del match?), ma hanno punti nelle mani, rapidità, tiro e imprevedibilità. Andiamo sotto canestro: Christian Burns, da 4, è giocatore multidimensionale (e con la lotta nel sangue) scoperto dal grande pubblico durante l’ottima scorsa stagione con Brescia: di fianco a lui ci sarà Crosariol, sempre schifato dai supposti palati fini di chi non si accorge che un centro di 210 che sa fare più o meno tutto è meglio averlo con la propria canotta che non con quella di un colore diverso.
La rotazione di Sodini sarà a nove: spazio a Cournooh come cambio in regia, a Parrillo e Michael Qualls (aggiunto in corsa e tutt’altro che sprovveduto, sembra...) come back up degli ulteriori esterni e a Charles Thomas (lungo che sa anche tirare da fuori) sotto canestro.
L’attacco di Cantù ha venti punti in più nelle mani rispetto a quello biancorosso (o almeno è quello che dicono le statistiche finora: 88,5 contro 67,5): la Openjobmetis dovrà compensare con le armi della difesa, della grinta, della determinazione e della tattica, proprio quelle chieste da Caja nell’anti-vigilia. Ma soprattutto: goditi il derby e il tuo palazzo, cara Varese.
Fabio Gandini
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