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Il cahiers de doléances di una squadra che fa paura. Come la sua classifica


simon89

Se manca la tecnica, dovrebbe esserci il fisico. Se manca anche il fisico, dovrebbe esserci l’organizzazione. Se mancano tutti e tre, a soccorso basterebbe almeno un po’ di fame. Se anche qui nisba, il destino è segnato.

È una Varese nuda quella che esce da una sconfitta pericolosa come quella incassata stasera al cospetto di Reggio Emilia. Quei limiti che la vittoria di Trento aveva nascosto sotto un sottile strato di illusione e che la batosta contro Milano non ha potuto, per ovvie ragioni di opportunità, ri-sottolineare, sono ri-emersi in tutta la loro prepotenza. Con un’aggravante non da poco: tra le due squadre ha vinto non solo quella più forte, ma anche quella apparsa più affamata. Ed è forse questa constatazione il risveglio peggiore della corrente stagione dopo anni di Varese operaie, ma dignitose, grintose, computerizzate e a conti fatti vincenti.

La Openjobmetis non vale la Unahotels, davanti a lei di quattro punti nonostante le due partite in meno giocate: la gara di oggi lo ha rivelato in modo palese. La domanda per antonomasia ora è tuttavia un’altra: chi vale questa Varese? Chi vale questa congrega confusa nei ruoli, sprovvista di protagonisti sicuri al di fuori di Luis Scola, con poca tecnica, poco fisico e, appunto, poca fame?

Rispondiamoci, tutti, subito, per evitare di farci molto male fra qualche mese.

Il cahiers de doléances, questa sera, si scrive da solo.

1) La partita di Michele Ruzzier è stata ancora una volta quanto di peggio ci si possa aspettare da un playmaker titolare. Timido in attacco e nel confronto con Taylor, disastroso nelle palle perse del terzo quarto, ininfluente a tabellino, arrancante in difesa: come si può regalare così il proprio regista, una domenica sì e una no?

2) La partita di Toney Douglas non è stata disastrosa ma è stata quasi “inutile” se da lui ci si aspetta - e ce lo si aspetta di sicuro - un’assunzione massiccia di responsabilità offensive e di punti segnati. I sette assist dicono tanto del gioco che ha cercato di costruire (ma è il suo ruolo?) e delle scelte difensive ospiti che ne hanno rubato una dimensione, i due soli canestri dal campo però dicono altrettanto della sua incredibile incostanza. Per quanto quest’ultima sarà ancora sopportabile?

3) Nell’attacco biancorosso manca totalmente un esterno che sappia saltare l’uomo, creando un vantaggio per sé e per gli altri. Tiri da 3 e palla in post a cercare Scola, magari contro due/tre/quattro avversari: lo hanno capito anche i muri che la Openjobmetis gioca in tal modo. E non sempre la classe dell’argentino può sconfiggere questa previdibilità, così come non sempre le percentuali balistiche possono aiutare. Anzi, se il tiro da 3 scende sotto il livello di guardia (diciamo sotto il 35%), l’insuccesso arriva automatico.

4) In difesa la buona lena, conquista delle ultime partite, non può sempre bastare. Troppi sono i problemi strutturali. Anche a questo giro Varese non ha iniziato male contro la Reggiana, anzi è apparsa attenta e reattiva. Con il passare dei minuti, però, la coperta si è fatta come sempre corta: mancano fisico, centimetri e reattività nei piedi e nelle gambe.

5) Giocare con un giocatore fuori ruolo è quasi normale nel basket di oggi (pensate al Caja che inventò Ferrero da 4), farlo con mezza squadra è quasi morboso. Nella Varese di oggi giocano fuori ruolo De Vico, Ferrero (quando c’è), Jakovics e se volete lo stesso Douglas. Sicuri sicuri che l’innesto di una guardia (l’ex Roma Beane) non aggravi il problema, costringendo anche Strautins a uscire dalla sua posizione naturale e dai vantaggi fisici che da essa acquisisce? Per non scrivere del fatto che sostituire l’unica ala forte nel roster, per quanto scarsa, con un esterno sia quanto di più lontano dal risolvere i gap fisici e di peso con cui la Openjobmetis convive a ogni allacciata di scarpe.

Non invidiamo chi dovrà mettere mano a questo disastro. Come non invidiamo Massimo Bulleri, chiamato anche lui a un incontro con le proprie responsabilità, come dopo ogni sconfitta.

Guardare la classifica, stasera, fa molta paura. Ma farebbe ancora più paura continuare a perseverare negli errori e nella confusione.

 Fabio Gandini


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