
La metamorfosi è completa sia per quanto riguarda il gioco sia (speriamo vada avanti così) per i risultati. La Openjobmetis replica il bel successo ottenuto con Sassari battendo anche Pesaro (81-68) con una certa autorevolezza, soprattutto respingendo ogni tentativo di rientro dei marchigiani, bravi in più occasioni a provare la rimonta ma costantemente stoppati dalla squadra di Bulleri.
“Stoppati” è il termine giusto visto che Varese ha fortificato la propria difesa, fino a poche partite fa grande tallone d’Achille, ed è evidente che la presenza di Egbunu in mezzo all’area stia dando parecchi frutti sui due lati del campo. Basti vedere i soli 68 punti segnati dalla Carpegna – con tanto di 6 stoppate rifilate agli attaccanti ospiti (ben 4 di Long John) – oppure il netto cambiamento nella selezione dei tiri: solo 17 conclusioni dall’arco tentate dalla OJM (41% a segno) contro le 41 da dentro l’arco con ben 42 punti segnati in area colorata.
Insomma, una squadra completamente diversa nel modo di stare in campo rispetto a un mese fa, e anche meno. Con il nuovo assetto sono in tanti a brillare: Morse è quasi implacabile, Ruzzier sta ritrovando quella sicurezza che forse non aveva mai avuto fino a qui mentre il nuovo arrivo Egbunu lascia più e più volte il segno anche contro un giocatore forte e temuto come Tyler Cain. E poi ci sono i veterani: Scola, dopo due partite complicate dal punto di vista personale, ha ritrovato punti (20) e una sorta di doppia dimensione tra il perimetro e le tacche, Douglas ha segnato poco (3 punti nei primi 39′) giocando ugualmente da leader, per poi prendersi la scena sulla tripla che ha definitivamente abbattuto Pesaro. Chi paga dazio è, invece, ancora De Vico al secondo match consecutivo senza mettere piede in campo, ma gli spazi per lui (e Ferrero) sono forzatamente ridotti in questo momento.
Un successo quindi ancora pesante per una Openjobmetis che sta dimostrando nei fatti di voler provare a salvarsi a tutti i costi. Ed è quasi un peccato che domenica prossima i biancorossi restino a guardare le rivali per via del “buco di calendario” causato dalla sparizione di Roma. L’augurio è che Ferrero e soci non perdano l’abbrivio anche perché al ritorno sul parquet – domenica 28, sempre a Masnago – ci sarà una diretta rivale della zona calda, Trento, oggi ferma per lo stop imposto al Banco Sardegna (causa Covid). La strada per restare in Serie A è ovviamente ancora lunga, ma è assolutamente reale e concreta. Sta a Varese percorrerla fino in fondo, con partite del genere che sono senza dubbio corroboranti.
PALLA A DUE
Nessuna novità in casa varesina al momento di scendere in campo: Egbunu resta titolare dello spot numero 5 affiancato da Scola in ala alta, con l’argentino impegnato in un duello generazionale con Henri Drell, vent’anni esatti in meno. Ruzzier e Douglas sono le guardie anche se la marcatura dei diretti avversari (Robinson e Filloy) non è sempre speculare. Gli ex: Cain se la vede con Egbunu, Tambone parte di rincorsa su indicazione di Paolo Calbini che sostituisce Repesa in panchina. Note a margine: in parterre anche Andrea De Nicolao a tifare il fratello Giovanni; in società rientra nel consiglio di amministrazione Fabrizio Fiorini che sostituisce Marcello Laudi (la “famiglia” è sempre quella del consorzio).
LA PARTITA
Q1 – Luis Scola si prende la scena del primo quarto: l’argentino è una sentenza sia perché segna 13 dei 26 punti biancorossi, sia perché elimina Filipovity, presto seduto con tre falli. Pesaro inizia meglio ma trova la rapida risposta di Strautins, poi Scola apre il fuoco ben assistito dai compagni e la Openjobmetis scappa anche a +11. La sirena arriva sul 26-18 che sembra quasi risicato.
Q2 – L’attacco fluido visto nella prima fase non si ripete al rientro: Pesaro stringe le maglie dietro, la OJM mostra minori idee ma si tiene davanti nel punteggio, resistendo anche quando Robinson arma la mano dopo un avvio trasparente. Passata la sfuriata, Varese ritrova la via del canestro, chiudendo avanti 40-28 (quindi incrementando il margine) sfruttando anche un Morse presente dentro all’area.
Q3 – Dopo l’intervallo è il momento di Egbunu. Il pivottone nigeriano parte con due erroracci (sbaglia schiacciata e appoggio in due azioni) ma poi si rianima, fa canestro con il gancio, riceve e segna sopra al ferro e – soprattutto – riesce a mettere la museruola in difesa a Cain, quasi sorpreso da tanta energia. Come in ogni periodo, anche in questo la Carpegna ci prova con la freschezza di Drell e l’esperienza di Delfino ma non basta: alla sirena è 61-49 interno.
IL FINALE
Morse allunga subito il margine, Pesaro resta un po’ interdetta forzando qualcosa in attacco e così la Openjobmetis corre sino al massimo vantaggio, +17 (67-51) quando anche Beane taglia in due la difesa. Ma con la Openjobmetis non si può mai stare tranquilli: Robinson arma il braccio da lontano e sigla due triple che costringono Bulleri al timeout. Peggio, perché un pasticcio sulla rimessa dà a Pesaro altri punti facili e la sicurezza di poter affrontare la volata per la vittoria. Lo scatto ospite arriva quando in attacco Varese torna a faticare e così il margine si riduce e diventa pauroso quando gli arbitri assegnano un dubbissimo antisportivo a Ruzzier (con Pesaro a zero falli nel periodo…) che ricorda l’amarissimo finale con Treviso. E quando Filloy sigla il -4 dalla lunetta dopo rimbalzo d’attacco, i biancorossi vedono i fantasmi. Però questa Varese sa anche rinsaldarsi al momento giusto: Ruzzier “elimina” Filipovity (quinto fallo) e converte i liberi, Pesaro forza e sbaglia mentre Douglas, sornione, esplode una tripla “issima”: bellissima, difficilissima e pesantissima. Un colpo secco sul quale la Carpegna piega le ginocchia tanto da perdere anche il vantaggio nel doppio confronto, con gli stessi due – Ruzzier in lunetta e Douglas da lontano – a completare l’opera per l’81-68.
Damiano Franzetti
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